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Il ritorno di Rossi a Foggia: "Per me è un cerchio che si chiude"

Le prime parole del tecnico da nuovo allenatore del Foggia: "Questa città mi ha dato tanto, per me era giusto e doveroso mettermi a disposizione"

Il titolo al suo ritorno lo ha dato quasi subito: “È un cerchio che si chiude”. Per Delio Rossi Foggia non sarà mai una città come le altre, per tutta una serie di ragioni già ampiamente sviscerate: “Sono arrivato qui che ero ragazzino, ‘sta città a me ha dato tanto, ho ritenuto fosse giusto e doveroso mettermi a disposizione”.  

Ma questa volta mister Rossi e la piazza si attendono risultati differenti: “Rispetto alla prima volta cercherò di mettere più testa che cuore, ma è difficile”, ha raccontato nel corso della conferenza stampa. “L’altra volta, quando si perdeva, mi vergognavo a portare i miei bambini a scuola a ‘Maria Regina’. Loro non c’entravano niente, ma io le sconfitte me le sentivo addosso, le vivevo come un’onta, anche se facevo il mio lavoro”. 

Rivela di essersi trovato sul punto di aprire la casa al mare, poi la chiamata del Foggia ha rivoluzionato ogni piano. Ribadisce un concetto già espresso in una intervista a FoggiaToday quattro anni fa. Quando Foggia chiama, nel momento in cui si dà il consenso al colloquio, la disponibilità già c’è: “Altrimenti non ci vai. Ho risposto presente e non c’è stata alcuna trattativa. Ho chiesto solo di sapere quanto la società mi potesse dare, ho accettato con l’aggiunta di vitto e alloggio per me e per il mio vice Fedele Limone”. 

La chiusura del cerchio parte da una dichiarazione d’amore per la città: “A me dà fastidio che Foggia sia sempre associato a cose poco edificanti. Io vi conosco, so chi siete e i tanti aspetti che altri non conoscono. Vorrei che anche i ragazzi potessero vedere queste cose. Io farò non il massimo, ma anche di più, perché la squadra faccia qualcosa che i tifosi possano rivendicare. Non so che cosa faremo, ma sicuramente daremo il massimo”. 

Mette subito le cose in chiaro sul futuro e gli obiettivi, anche perché il primo vero contatto diretto con la squadra è avvenuto soltanto oggi nel primo allenamento: “Ho firmato per le prossime partite e per la prossima stagione. Ho parlato con il diesse e il presidente. Non sono Padre Pio, non posso fare miracoli. Ma ho detto al presidente che se lui aveva bisogno di un allenatore che desse anima e corpo, allora aveva trovato la persona giusta. Lavoreremo sul campo”. 

“La società non mi ha chiesto niente – ha aggiunto –. Ragionerò partita dopo partita. Non ha senso pensare agli altri, non andremmo da nessuna parte. Dobbiamo pensare a noi stessi, ragionare step by step. Il primo sarà Messina, poi Giugliano”. 

Rivendica la libertà di movimenti: “Non ho doti taumaturgiche, ma voglio essere messo nelle condizioni di sbagliare con la mia testa. Sono capo dell’area tecnica e mi assumo ogni responsabilità”. Su Canonico dice: “L’ho trovato molto motivato, anche se ora è rammaricato come tutti i presidenti. Si dice che quando si vince il merito è di chi va in campo, quando si perde la colpa è del presidente. Ma è sempre stato così”.

Poi il discorso scivola sulla squadra. Logicamente, la mano del nuovo mister non si vedrà a stretto giro, malgrado il tempo a disposizione sia poco: “Ho necessità di fare presto e bene, molto spesso le due cose cozzano. Il gruppo mi sembra che abbia voglia di lavorare, poi però è il campo a consentirti di fare la fotografia della squadra”. 

Trova un gruppo attualmente giù di corda dal punto di vista mentale, fragilità che però la squadra ha mostrato anche nei momenti positivi: “Si affrontano provando a dare ai giocatori sicurezza. E quella la si può dare attraverso il gioco, perché fisicamente ormai è tardi per intervenire, e trasmettendo autostima, ma quella deriva da quello che faranno in campo. Poi tireremo una riga e solo allora si potranno fare bilanci”. 

Si proseguirà con il 3-5-2, sistema sul quale la squadra ha costruito le proprie certezze: “Ho poco tempo e non posso permettermi di stravolgere qualcosa che è nelle loro corde. Penso che di qui alla fine della stagione giocheremo con questo sistema. Sulla condizione fisica, adesso puoi solo mantenerla se ce l’hai, non puoi migliorarla, a parte qualche piccolo aggiustamento. Continuerò su questa falsariga, magari cercherò di metterci qualcosa di mio, ma il discorso è un po’ come le letterine di Natale. Gli obiettivi si devono raggiungere, e per farlo ci vuole tempo e pazienza. Molte volte ci sono riuscito, ma ho sempre messo in conto le eventuali critiche quando non ci sono riuscito, e se accadesse non mi abbatterò di certo. La mia risposta è sempre il lavoro”. 

Chiusura su Massimo Gori, recentemente scomparso e suo ex compagno di squadra al Foggia: “Siamo cresciuti assieme. Ci siamo conosciuti a Rimini. Lui è venuto a mancare e io sono venuto qui a Foggia, non ho potuto neanche inviare un messaggio di cordoglio alla famiglia. Per me è un dolore incredibile, ho perso un amico fraterno”. 

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