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Perché Zeman conviene a Canonico

A oggi, le percentuali sulla permanenza del boemo e di Pavone non sono molto incoraggianti. Ma, con i giusti presupposti, entrambi resterebbero volentieri

Tutto tace. Sul futuro tecnico e societario del Foggia giganteggia un punto interrogativo che non contribuisce a tranquillizzare la piazza. Nella giornata di oggi la squadra tornerà al lavoro per una delle ultime sessioni di allenamento prima del rompete le righe canonico. E a proposito di Canonico, il presidente, dopo la gara con l'Entella, non ha incontrato la squadra, trincerandosi dietro un silenzio che fa parecchio rumore.

L'atteso vertice con mister Zeman e Pavone è stato rinviato all'inizio della prossima settimana. Solo allora si capirà se il prossimo luglio sarà ancora il boemo a guidare il Foggia che verrà e il suo fido compagno di avventure al lavoro per il rafforzamento della squadra. A oggi, le percentuali sulla prosecuzione del matrimonio con l'imprenditore barese non sono granché incoraggianti.

Al di là delle smentite a mezzo stampa, i rapporti tra il duo e il presidente sono tutt'altro che idilliaci. L'esonero del diesse, poi revocato, ha rappresentato l'acme di uno scollamento iniziato mesi prima (dal caso Kragl alla fascia da capitano tolta a Curcio). Il resto lo hanno fatto le stilettate reciproche tra tecnico e presidente. Con questi presupposti appare difficile ipotizzare un nuovo accordo per la prosecuzione.

Anche perché il mister non recederà dalle convinzioni tecniche già palesate dopo la fine del mercato di gennaio, altro motivo di attrito con la proprietà. Tuttavia, la permanenza di Zeman e Pavone sarebbe assai conveniente per Canonico, che a distanza di un anno dal suo approdo in Capitanata, si ritrova una rosa allestita praticamente a zero, il cui valore si è quanto meno triplicato. Già il solo Nicoletti, ceduto lo scorso gennaio, ha fruttato al club rossonero una corposa plusvalenza (oltre 250mila euro, ndr). Senza contare l'entusiasmo generato nella piazza, che non si respirava ormai dai tempi della serie B.

Tuttavia, mister e diesse, sarebbero più che propensi a restare a Foggia, purché certi presupposti non vengano disattesi. Per questo, non corrispondono al vero, le voci di contatti già avviati con il Pescara.

Rinunciare a Zeman e Pavone, significherebbe perdere tanto: la possibilità di costruire una squadra competitiva senza esborsi sconsiderati (di fatto l'attuale rosa andrebbe solo arricchita con un paio di innesti per reparto), l'opportunità di accogliere talenti provenienti dalle serie superiori (sulla scorta di quanto accaduto con Merola), sfruttando il rigenerato appeal che la presenza del tecnico di Praga da sempre garantisce. Al contrario, si correrebbe il rischio di una nuova rivoluzione, al di là di chi possa sedere sulla panchina rossonera (Caneo della Turris, il nome venuto fuori nelle ultime ore).

Nel contempo, c'è da mettere a posto anche la questione societaria. Se è vero che, a più riprese, Canonico ha ribadito che le beghe societarie vanno risolte in privato e non devono interessare ai tifosi, è altrettanto lapalissiano che la querelle con la Pintus andrà prima o poi risolta. Come si ricorda, alla fine del marzo scorso, il Tribunale di Bari ha rigettato il ricorso cautelare proposto dal presidente rossonero obbligandolo a corrispondere le rate restanti del passaggio di quote alla imprenditrice sarda. Nel calderone delle congetture si sono aggiunti, nelle ultime ore, rumors circa potenziali interessamenti di nuovi investitori italiani e stranieri, che, a oggi, non trovano però riscontri concreti.

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