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"Troppo disfattismo", Pavone predica calma e fiducia: "I ragazzi stanno facendo bene. Mercato? Se il mister darà l'ok interverremo"

Il diesse difende i risultati fin qui ottenuti dalla squadra e chiede pazienza: "Questa rosa ha ampi margini di miglioramento". Sulle trattative non andate in porto in estate: "Molti hanno preferito il Nord. Ma, in generale, ho constatato che la forza Foggia non c'era più. Ci sono giocatori che hanno preferito Potenza, Lecco o Carrarese, per me è stato quasi umiliante. Prima era assai più semplice. Per fortuna stiamo iniziando a recuperare una immagine diversa"

"Ho chiesto di fare questa conferenza perché avverto un'aria disfattista e non ne capisco il motivo. Probabilmente tutto questo nasce per la pretesa dell'attesa che la figura di Zeman mediaticamente emana". Peppino Pavone non è il tipo a cui piace stare dietro a un microfono, ma il momento particolare ha generato l'esigenza di parlare. E di chiarire e di stemperare i mugugni di una piazza che, con l'arrivo di Zeman, si attendeva la conquista repentina della El Dorado calcistica. 

Pavone conferma le ambizioni personali, di Sdengo e della stessa società, ma rimarca la gradualità del percorso iniziato da poco meno di quattro mesi: "Tutto nasce dal principio di base: non abbiamo costruito una squadra per ammazzare il campionato, ma per fare il meglio possibile e per costruire una base solida alla quale aggiungere eventuali innesti futuri". 

"Tutte le persone che lavorano per il Foggia hanno come unico obiettivo il bene del Foggia, rendere forte la società e tracciare un programma futuribile. Ho notato un'aria pesante, a me sinceramente non sembra il caso. Capisco l'amarezza che può aver lasciato la gara contro il Campobasso, più che altro il secondo tempo, però dico che siamo qui da tre mesi e mezzo. Se guardo la classifica, la squadra ha fatto sul campo 25 punti, uno più di Catanzaro, Avellino e poco sotto Monopoli, Turris e Palermo". 

Logico il raffronto con altri club che non hanno dovuto rifare la rosa daccapo: "Al di là del Bari che da tre anni lavora per il salto, la Turris ha da due anni la stessa squadra. Ha una continuità nel programma, idem l'Avellino. Non parliamo poi del Catanzaro, che da tre anni tenta di fare una squadra per raggiungere la B. Noi stiamo lavorando da tre mesi e mezzo. Ora ci manca la continuità nella partita e nelle partite. A Campobasso abbiamo giocato un grande primo tempo cui ha fatto seguito un secondo tempo giocato con l'ansia. Ma comunque non abbiamo perso e non siamo reduci da tre sconfitte di fila. Per questo l'aria pesante che avvero non mi piace, perché questi ragazzi stanno facendo beissimo e lasciano intendere di avere molto margine di crescita. Lasciamoli lavorare traquilli, non diamogli eccessive responsabilità". 

Il bilancio è positivo anche perché, dall'inizio della stagione, il tecnico boemo non ha quasi mai avuto a disposizione l'intera rosa. Nonostante tutto, il diesse Pavone non cerca alibi: "Le attenuanti non servono a nulla, è da perdenti piangersi addosso. Certo, abbiamo fuori cinque giocatori che erano titolari, ma i ragazzi che vanno in campo mantengono sempre un elevato rendimento. Noi crediamo in questo gruppo, l'obiettivo è capire quanto tempo serve affinché i ragazzi assimilino i meccanismi zemaniani, e in quanto tempo acquisiranno una certa mentalità. A volte loro stessi sembrano non credere nella propria forza e nella capacità di dominare la partita. Manca continuità perché non hanno ancora fatto questo step, il passare da dominati a dominatori. Solo allora potremo comprendere i nostri obiettivi".

Manca poco più di un mese all'inizio del mercato di riparazione. I problemi legati agli infortuni e qualche difficoltà di natura tattica suggerirebbero degli interventi, ma per ora ci si concentra sul campo: "Non c'è stata alcuna riunione. Penso che più in là la faremo, ma è ancora presto e non vorremmo disturbare la tranquillità della squadra con le voci di mercato. Voi conoscete il mister, lui difficilmente stravolge a gennaio quello che è stato fatto a giugno. Ma se il mister ci darà l'ok, la società è pronta a intervenire".

E a proposito di mercato, in molti vorrebbero nuovi innesti in avanti, alla luce delle difficoltà riscontrate dal reparto avanzato, al netto dei gol di Ferrante: "In passato, quando facevamo dei cambi generazionali, a questo punto della stagione eravamo quasi sempre terzultimi o quartultimi. Si vinceva o si perdeva. Quest'anno, invece, ci sono più pareggi, il che lascia intendere che questa squadra non ci sta a perdere e magari non si lascia del tutto andare e tende a portare in area meno persone. Ecco perché dico che ci vuole ancora del tempo. Però, domenica abbiamo visto che su un cross di un terzino è arrivato l'altro terzino a chiudere. Si inizia a capire che quando sono lì devono diventare degli attaccanti". 

Pavone ha chiarito anche il punto su quanto avvenuto durante il mercato estivo e ai famosi 73 giocatori sul taccuino, la quasi totalità dei quali non è giunto a Foggia: "Noi da sempre agiamo in questo modo, prepariamo una lista di 5-6 giocatori per ruolo. Solo in serie A si comprano i giocatori che uno identifica, in serie C il mercato non esiste, devi prepararti delle alternative". Il diesse evidenzia la diversa percezione che dall'esterno si ha ora della Foggia calcistica: "Abbiamo avuto problematiche varie, molti hanno preferito il Nord. Ma, in generale, ho constatato che la forza Foggia non c'era più. Ci sono giocatori che hanno preferito Potenza, Lecco o Carrarese, per me è stato quasi umiliante. Prima era assai più semplice. Per fortuna stiamo iniziando a recuperare una immagine diversa, questo perché abbiamo una società solida, un team tecnico di livello e una società che ama il pallone. Non bisogna aver paura di nulla, se siamo uniti il futuro è nostro". E fa l'esempio di un difensore, che avrebbe preferito essere ingaggiato dalla Triestina per poi giungere a Foggia solo in prestito. "Sosteneva che il nostro ambiente fosse poco costruttivo. Alla fine è andato al Taranto". 

E a chi gli chiede dove sarebbe questo Foggia con un altro allenatore, replica: "Con i se è difficile dirlo. Magari con un atteggiamento più attendista avremmo perso a Bari, non avremmo rimontato con Juve Stabia e Catania. Nel '92 la proprietà si arrabbiò quando pareggiammo a Bergamo 4-4 (il Foggia vinceva 4-1, ndr), poi andammo a Napoli e pareggiammo 3-3 rimontando tre gol. Pareggiammo, ma gli mettemmo paura. La mentalità di Zeman è questa, o la accetti o non la accetti".

Chiama in causa nuovamente il passato a proposito dei costi sugli stipendi dei calciatori, molti dei quali al minimo federale. "Siamo aziendalisti. Nel '92 facemmo la rivoluzione, prendemmo Sciacca, Di Bari, Nicoli, Caini dalla Serie C e ci presentammo con una squadra fatta di giocatori di C1 e C2. I fatti poi testimoniano quello che accadde. Sia io che Zeman siamo aziendalisti e amiamo la sfida più che il rischio. Facciamo queste siide, è nella nsotra indole. Essendo aziendalisti, vorremmo tenere la società solida, forte e ricca. La nostra storia lo dice. Se noi abbiamo lavorato così è perché crediamo in questi ragazzi, può darsi che siamo stati bravi anche nelle trattative". 

Non manca la domanda sul settore giovanile: "Abbiamo dovuto allestire le squadre senza poter fare selezioni. Stiamo valutando un po' come crescere e migliorare, ma c'è volontà di dare spazio a gente del territorio. Oggi c'è la moda di mandare ragazzini di 10-12 anni già nei top club, poi quasi tutti rientrano a casa. Io trovo sia deplorevole staccare un ragazzino dalla famiglia, così crei uno sbandato. Molti mi parlano di Messi, ma lui si trasferì a Barcellona con tutta la famiglia. Qui spesso ci si lascia prendere dal blasone, poi quanti ragazzi esplodono. Credo sia più facile per loro formarsi giù e poi andare su. Meglio percorrere una strada meritoria, e arrivare lì passo dopo passo". 

Chiosa sul rendimento dei singoli: "Sono d'accordo con Zeman, la difesa sta facendo bene con Nicoletti, Sciacca, Di Pasquale, Girasole o lo stesso Martino che non è solo veloce, ma anche resistente e questo non è comune. Credo che anche il centrocampo sia abbastanza valido. Purtroppo non abbiamo potuto vedere bene Di grazia e Merola, che ancora non capiva come uscire dalla marcatura e entrare in area. Gli infortuni sono una nota dolente, il mister non ha mai avuto tutti a disposizione, ma sono cose che capitano. Aspettiamo, siamo pazienti e poi decideremo".

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