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Toh, Manfredonia è sito da bonificare

Tra le criticità emerse dal dossier di Legambiente, che fa il punto sulla situazione italiana, anche aree in provincia di Foggia

Sono 100mila gli ettari di territorio italiano inquinati, in 39 siti di interesse nazionale e 6 mila aree di interesse regionale, in attesa di bonifica. A dirlo è il recentissimo dossier di Legambiente “Bonifiche dei siti inquinanti: chimera o realtà?” che fa il punto sulla situazione nel nostro Paese.
Secondo il Programma nazionale di bonifica curato dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, il totale delle aree perimetrate come siti di interesse nazionale (SIN) è arrivato a raggiungere i 180 mila ettari di superfice scesi oggi a 100 mila solo grazie alla derubricazione di 18 siti da nazionali a regionali.
In soli 11 siti di interesse nazionale è stato presentato il 100% dei piani di caratterizzazione previsti ( è il primo step del processo di risanamento che definisce il tipo e la diffusione dell’inquinamento presente e che porta alla successiva progettazione degli interventi). Anche sui progetti di bonifica presentati e approvati emerge un forte ritardo: solo in 3 SIN è stato approvato il 100% dei progetti di bonifica previsti. In totale, sono solo 254 i progetti di bonifica di suoli o falde con decreto di approvazione, su migliaia di elaborati presentati.
Le bonifiche vanno a rilento, ma non il giro d’affari del risanamento ambientale che si aggirerebbe intorno ai 30 miliardi di euro. Dal 2001 al 2012 sono stati messi in campo 3,6 miliardi di euro di investimenti, tra soldi pubblici (1,9 miliardi di euro, pari al 52,5% del totale) e progetti approvati di iniziativa privata (1,7 miliardi di euro, pari al 47,5% del totale), con risultati concreti davvero inesistenti.

In provincia di Foggia è Manfredonia il sito di interesse nazionale, istituito attraverso la Legge 426 del 1998 che lo individua come tale. L’area della provincia foggiana (nei comuni di Manfredonia, Monte Sant’Angelo e Mattinata) comprende circa 216 ettari sulla terra e 853 ettari in mare.
Nel sito si sono verificati negli anni passati diversi incidenti che hanno coinvolto il petrolchimico Enichem  di Manfredonia, oltre a quello terribile dal 1976 causato dall’esplosione di un serbatoio contenente anidride arseniosa.  Da allora altri quattro episodi hanno fatto finire Manfredonia sotto i riflettori. E il 12 febbraio 1998 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo riconosce per il sito “la presenza di impianti industriali in grado di danneggiare l’ambiente” violando l’art. 8 della Convenzione Europea dove “ogni persona ha il diritto al rispetto della sia vita privata e famigliare e del suo domicilio”. L’Unione Europea ha quindi avviato, nello stesso anno una procedura di infrazione contro l’Italia per la presenza delle discariche pubbliche e la conseguente contaminazione del sito.
Nel 2008 condanna fu: la Repubblica Italiana è stata obbligata a prendere seri ed efficaci provvedimenti per assicurare che i rifiuti fossero smaltiti senza recare danni per la salute dell’uomo e per l’ambiente.

Dal Dossier di Legambiente emergono i dati forniti dal Ministero dell’ambiente che indicano un avanzamento  a marzo 2013 degli interventi di bonifica: il 5% è stato messo in sicurezza di emergenza; il 79% dei progetti di bonifica è stato approvato; e sono stati presentati: il 100% dei piani di caratterizzazione, l’81% dei risultati; il 79% dei progetti di bonifica. I lavori sono iniziati, ma le criticità non mancano e per dirla con Legambiente: le Bonifiche dei siti inquinati sono chimera o realtà?”

A livello nazionale, per avviare concretamente i processi di risanamento ambientale in Italia, Legambiente presenta 10 proposte:

 1. Garantire maggiore trasparenza sul Programma nazionale di bonifica, permettendo a tutti di accedere alle informazioni sull’aggiornamento del risanamento di ciascun sito di interesse nazionale da bonificare.

2. Stabilizzare la normativa italiana e approvare una direttiva europea sul suolo

3. Rendere più conveniente l’applicazione delle tecnologie di bonifica in situ, passando dalla stagione delle caratterizzazioni a quella dell’approvazione dei progetti e dell’esecuzioni dei lavori, per realizzare bonifiche vere e non le solite messe in  sicurezza o i soliti tombamenti.

4. Istituire un fondo nazionale per le bonifiche dei siti orfani: uno strumento attivo negli Stati Uniti dal lontano 1980 (quando fu approvata la legge federale sul Superfund) e previsto anche nella proposta di direttiva europea sul suolo presentata nel 2006.

5. Sostenere l’epidemiologia ambientale per praticare una reale prevenzione

6. Fermare i commissariamenti

Anche sulle bonifiche dei siti inquinati - così come su altre emergenze ambientali - i commissariamenti attivati negli anni si sono dimostrati un vero fallimento.

7. Potenziare il sistema dei controlli ambientali pubblici

8. Introdurre i delitti ambientale nel codice penale

9. Applicare il principio chi inquina paga anche all’interno del mondo industriale, promuovendo all’interno delle associazioni di categoria iniziative tese a escludere i soci che ricorrono a pratiche illecite nello smaltimento dei rifiuti, anche derivanti da operazioni di bonifica.

10. Ridimensionare il ruolo della Sogesid, società pubblica attiva sulla gran parte dei SIN e al centro di recenti indagini giudiziarie, affinché il Ministero e gli altri enti di supporto riprendano appieno le loro competenze ed affidino eventualmente specifiche attività a soggetti individuati sulla base di gare pubbliche o comunque sulla base di valutazioni comparative.

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