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Non solo olio d’oliva, i prodotti Dop e Igp di Foggia

Confermate le eccellenze della provincia foggiana. A dirlo è l'Istat nel suo ultimo rapporto "I prodotti agroalimentari di qualità"

Conosciuto e invidiato in tutto il mondo il Made in Italy dei prodotti agroalimentari, nonostante la crisi, tiene molto bene e l’Italia si conferma primo Paese per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stg conferiti dall'Unione Europea: sono ben 248 i prodotti di qualità riconosciuti al 31 dicembre 2012, ben nove in più rispetto al 31 dicembre 2011. Di questi, 243 risultano attivi. Dopo di noi Francia e Spagna, che però si allontanano sempre più: la Francia detiene 192 prodotti riconosciuti mentre la Spagna 161. A dirlo l’Istat nel rapporto “I prodotti agroalimentari di qualità”. I prodotti Dop (Denominazione di Origine Protetta) al 31 dicembre 2012 sono 154 (cinque in più rispetto al 31 dicembre 2011, con un aumento del 3,4%). Per quanto riguarda gli Igp (Indicazione geografica Protetta), invece, quelli riconosciuti sono 92, con quattro nuovi riconoscimenti (+4,5%). Le regioni con più Dop e Igp sono l’Emilia-Romagna e il Veneto rispettivamente con 36 e 35 prodotti riconosciuti.

Ma anche la Puglia è messa bene con i suoi 16 prodotti a cui è stato conferito il prezioso riconoscimento. I prodotti agroalimentari Dop sono 11 e quelli IGP sono 5. Ed è in Puglia dove, dopo la Toscana, è presente il maggior numero di imprese di trasformazione dell’olio extra vergine d’oliva.

Uno degli orgogli di Foggia (e della sua provincia) è il Dauno, che contribuisce a dare lustro al Bel Paese, ma significa anche 69 operatori impegnati nella produzione del gustoso olio (51produttori e 18 imprese) e 495,53 ettari di superficie sono dedicati alla coltivazione dei preziosi ulivi.

In base alle zone di produzione, sempre in provincia di Foggia, il nome Dauno, accompagnato dalla menzione geografica “alto tavoliere”, comprende l’intero territorio amministrativo dei Comuni di Castelnuovo della Daunia, Chieuti, San Paolo di Civitate, San Severo, Serracapriola e Torremaggiore. Accompagnato dalla menzione geografica “basso tavoliere”, include, tutto o in parte il territorio amministrativo dei Comuni di Carapelle, Cerignola, Foggia, Manfredonia, Margherita di Savoia, Ordona, Ortanova, Rignano Garganico, San Ferdinando di Puglia, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, Stornara, Stornarella, Trinitapoli e Zapponeta. Accompagnato dalla menzione geografica “gargano”, comprende, in provincia di Foggia, tutto o in parte il territorio amministrativo dei Comuni di Apricena, Cagnano Varano, Carpino, Ischitella, Lesina, Manfredonia, Mattinata, Monte S. Angelo, Peschici, Poggio Imperiale, Rignano Garganico, Rodi Garganico, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, Sannicandro Garganico, Vico del Gargano e Vieste. Se la menzione geografica è “sub-appennino”riguarda il territorio amministrativo dei Comuni di Accadia, Alberona, Anzano di Puglia, Ascoli Satriano, Biccari, Bovino, Candela, Carlantino, Casalnuovo Monterotaro, Casalvecchio di Puglia, Castelnuovo della Daunia, Castelluccio dei Sauri, Castelluccio Valmaggiore, Celenza Valfortore, Celle S.Vito, Deliceto, Faeto, Lucera, Monteleone di Puglia, Motta Montecorvino, Orsara di Puglia, Panni, Pietra Montecorvino, Rocchetta S. Antonio, Roseto Valfortore, S. Marco la Catola, S. Agata di Puglia, Troia, Volturara Appula e Volturino.

Oltre all’olio extravergine d’oliva, anche il formaggio Canestrato pugliese, l’Arancia del Gargano, la Bella della Daunia, il Limone femminello del Gargano e l’Uva di puglia nel corposo elenco Istat

Un ottimo risultato tutto italiano commentato positivamente anche dalla Cia (Confederazione Italiana Agricoltori): «Ancora di più con la crisi economica, il segmento dei prodotti italiani certificati si dimostra fondamentale per la nostra economia, con un fatturato al consumo di 12 miliardi di euro nel 2012, di cui più di un terzo (il 35 per cento) legato alle esportazioni. Un giro d'affari notevole, quindi, ma in grado di crescere molto di più: basterebbe da una parte potenziare gli strumenti di promozione e di marketing a sostegno delle nostre Dop e Igp ancora sconosciute e dall'altra intensificare la lotta alla contraffazione».

E prosegue «oggi, infatti, il 97 per cento del fatturato complessivo del paniere Dop e Igp italiano è legato esclusivamente a una ventina di prodotti: Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Aceto Balsamico di Modena, Mela Alto Adige, Prosciutto di Parma, Pecorino Romano, Gorgonzola, Mozzarella di Bufala Campana, Speck Alto Adige, Prosciutto San Daniele, Mela Val di Non, Toscano, Mortadella Bologna, Bresaola della Valtellina Igp e Taleggio. Ecco perché -osserva la Cia- ora bisogna lavorare per sviluppare le tante certificazioni meno conosciute ma suscettibili di forte crescita; e farlo organizzando le filiere, incrementando i Consorzi partecipati da tutte le componenti produttive, rafforzando le politiche di promozione in primis sulle vetrine internazionali».

 A questo però, conclude la Cia, va assolutamente affiancata la lotta alle imitazioni: «Solo in Italia la contraffazione alimentare fattura più di un miliardo di euro, con 10 milioni di chili di cibi “tarocchi” sequestrati soltanto nel 2012. Per non parlare dei danni ancora maggiori provocati dall’Italian sounding nel mondo, un business illegale che “vale” 60 miliardi di euro l’anno».

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