Lettori | Conferimento rifiuti: "E' inveterato nel foggiano il culto del non rispetto"
Spett. Redazione, nonostante l'Ordinanza Sindacale del Comune di Foggia Servizio Ambiente n. 7 del 3.2.2014 ordini all'utenza tutta di conferire i rifiuti solidi urbani secondo gli orari di seguito indicati: nel periodo dal 1° ottobre al 30 aprile dalle 12,30 alle 24,00 e nel periodo dal 1° maggio al 30 settembre dalle 18,30 alle 24,00 e vieti il conferimento di rifiuti solidi urbani provenienti da utenze domestiche, attività commerciali, artigianali ed uffici nella giornata di domenica, come disposto con ordinanza sindacale n. 28/2012, così come modificata con disposizione sindacale n. 36911 del 22.4.2013 e vieti ai produttori e utilizzatori di imballaggi secondari e terziari in cartone, il conferimento degli stessi nei cassonetti RSU (rifiuti solidi urbani) o nelle immediate vicinanze degli stessi, dovendo invece provvedere al loro reimpiego, riutilizzo e/o riciclaggio con diverse alternative (organizzazione autonoma, su chiamata al numero verde Amiu che provvederà, laddove possibile, al ritiro nelle successive 24 ore dalla chiamata, su chiamata presso singole imprese produttrici di imballaggi.....) nonché ulteriori divieti contenuti nella predetta ordinanza, la cittadinanza si astiene puntualmente dal rispetto delle sopradette disposizioni, tant'è che la domenica i cassonetti traboccano e, puntualmente, tutti conferiscono i rifiuti al mattino di qualsiasi giorno della settimana ed i produttori ed utilizzatori di imballaggi in cartone continuano a conferire gli stessi accanto ai cassonetti.
A fronte dei divieti e delle disposizioni, le Ordinanze Sindacali non contemplano però l'istituzione di figure preposte ad assicurare che le stesse vengano rispettate. Ci vorrebbe davvero poco per rendere la città minimamente vivibile ed assicurarle un aspetto se non curato, quantomeno dignitoso, ma è inveterato nel "foggiano" il culto del "non rispetto", dello sprezzo delle minime regole di convivenza civile, del "ritardo", del lassismo, della prevaricazione, del "che male c’è" e del "che m’importa”.