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'L'osso e la polpa', la storia dei giacimenti di metano sul Subappennino: una ricchezza esportata a danno dei cittadini

Il racconto degli anni in cui, da Orsara di Puglia a Biccari, si combatteva per tutelare la proprietà dei giacimenti del gas naturale

Fin dagli anni Cinquanta, alcune società petrolifere avevano avviato indagini nel territorio della provincia di Foggia, per verificare la presenza di idrocarburi nel sottosuolo. I permessi erano stati rilasciati dal Governo senza che le popolazioni interessate ne fossero state informate.


Per anni, le prospezioni andarono avanti, avvolte nel riserbo, se non nel mistero. Poi, la svolta, all'inizio degli anni Sessanta: nelle viscere delle colline del Subappennino Dauno vennero rinvenute enormi quantità di gas metano. Una scoperta che avrebbe dovuto, secondo le speranze e le richieste della popolazione, innescare nuove opportunità di crescita economica e civile in una zona afflitta da un sottosviluppo endemico ed un altissimo tasso di emigrazione, che aveva spopolato i comuni.
Ma le società petrolifere titolari delle concessioni e il Governo non risposero alle rivendicazioni popolari. I pozzi vennero aperti, se ne avviò la coltivazione, ma contemporaneamente vennero costruiti i metanodotti che avrebbero trasferito altrove il prezioso gas naturale.
La gente subappenninica disse di no: si organizzò, dando vita, assieme a sindacati e partiti, a comitati popolari, che scrissero una grande pagina della storia democratica del Mezzogiorno.
Nella primavera del 1969, per impedire che il metano venisse portato via dal territorio in cui era stato ritrovato, centinaia di cittadini residenti nei comuni dell'area metanifera occuparono i pozzi.
Il 23 maggio, dai comuni collinari della Daunia decine di migliaia di persone scesero a Foggia per chiedere lavoro, sviluppo, dignità.
Per le strade del capoluogo sfilarono in trentamila, dando vita alla manifestazione popolare più imponente della storia democratica di questo lembo di Puglia.
"I trentamila della marcia su Foggia e il movimento metanifero furono un fatto veramente nuovo nella storia della politica meridionalistica", ebbe a scrivere in "Nord e Sud" Ugo Leone.
Il documentario di Matteo Carella e Geppe Inserra, "L'osso e la polpa" racconta questa favola moderna, alla fine della quale, purtroppo, non tutti vissero felici e contenti.
Scandito dal serrato e coinvolgente storytelling di Geppe Inserra, il documentario rievoca quella straordinaria stagione di mobilitazione e di partecipazione, attraverso le testimonianze dei diretti protagonisti: Vincenzo Giusto, Leonardo Savino, Paolo Agostinacchio, Michele Fusco, Pietro Carmeno, Sebastiano Botticella, Leonardo Capaldo, Carlo Mastropietro, Vincenzo Di Marzio, Angelo Rossi, Tonino Soldo, Antonio Rolla (in ordine di apparizione).
Quella irripetibile stagione di lotta e di impegno viene coralmente narrata attraverso i ricordi dei protagonisti ed una ricca documentazione fotografica e iconografica d'epoca: ritagli di giornale, immagini delle manifestazioni che innescarono la mobilitazione del 1969, dell'occupazione dei pozzi metaniferi e della grandiosa marcia dei trentamila a Foggia, della quale viene anche mostrato un filmato epoca, inedito, in super 8 a colori.







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