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Martedì, 23 Aprile 2024
Scuola

Tempo pieno, in Puglia meno ore di lezione che al Nord: "Danno formativo agli alunni"

La denuncia del sindacato Flc Cgil Puglia che analizza il tempo pieno nella scuola primaria

Il  tempo pieno nella scuola primaria oggi rappresenta il modello prevalente nella scuola primaria in Italia. Prova ne è la tabella, pubblicata sul sito del Ministero dell’Istruzione, da cui si evince che per il nuovo anno scolastico, potranno accedere al tempo pieno il 47,2% delle bambine e dei bambini mentre segue, a distanza, la quota relativa al modulo delle 27 ore settimanali solo con il 31,6%.

La media statistica nazionale relativa al tempo pieno, sarebbe però un dato poco significativo. Secondo Flc Cgil Puglia, "la distribuzione delle percentuali di tempo pieno autorizzato dal Ministero è molto “differenziata” sul territorio nazionale con scostamenti dalla media particolarmente consistenti: si va dal 64,9% del Lazio al 16,2% della Sicilia e dal 62,4% della Toscana, si precipita al 25,6% della Puglia.  Come si evince facilmente, tutte le regioni del Sud Italia, ad esclusione della Basilicata, hanno medie di accesso al tempo pieno abbondantemente al di sotto della media nazionale (dal 16,2% della Sicilia al 32,8% dell’Abruzzo), mentre tutte le regioni del Nord Italia hanno medie sensibilmente al di sopra (dal 47,5% del Veneto al 62,3% della Liguria)".

Per il sindacato, "questi dati certificano impietosamente il danno formativo che subisce un bambino pugliese e/o meridionale per il solo fatto di essere nato al Sud dove domina il modello a 27 ore: infatti in un anno scolastico quest’ultimo, complessivamente, avrà frequentato 891 ore di lezione (27 ore settimanali per 33 settimane) a fronte delle 1320 ore di un bambino inserito nel tempo pieno con un saldo negativo in termini di opportunità formativa pari a 429 ore. Nell’arco dell’intero ciclo quinquennale della primaria, quindi, la differenza è di 2.145 ore corrispondenti a due anni di scuola in meno rispetto a un bambino (in alta percentuale collocato in una regione settentrionale) che settimanalmente frequenta la scuola per 40 ore".

Evidenzia la Flc Cgil Puglia, "ovviamente ci sono ricadute anche sugli organici docenti della primaria: il Piemonte, infatti, che ha un numero di alunni analogo alla Puglia (rispettivamente 162.955 e 161.736), grazie al maggior tempo pieno (rispettivamente 61,8% e 25,6) conta 15.332 docenti della scuola primaria contro i 13.521 della Puglia, con una differenza di 1.811 docenti in più in Piemonte rispetto alla Puglia".

Il sindacato riflette sulle rinnovate proposte di “autonomia differenziata” che hanno caratterizzato la campagna elettorale: "Come non vedere nel diverso accesso al tempo scuola nel ciclo della primaria l’origine della dispersione scolastica e delle povertà educative che affliggono il nostro Sud? Oggi, di fatto, l’Italia è una Repubblica che presenta rilevanti sperequazioni territoriali nella fornitura di servizi essenziali, imputabili, a nostro avviso, proprio alla spinta federalista dei primi anni Duemila. Purtroppo, anche in questa campagna elettorale non solo il tema del Mezzogiorno è poco dibattuto ma nei programmi di alcune forze politiche si rilancia il tema dell’autonomia differenziata basata sulla spesa storica, ovvero la ragione primaria del divario tra Nord e Sud. Infatti,  finora, a nessuno è chiaro se il progetto autonomista che qualche coalizione ha preannunciato, si baserà sulla spesa storica o sui livelli essenziali delle prestazioni. A parole sono tutti a favore dei Lep, quell’insieme di servizi e prestazioni che lo Stato deve garantire in modo uniforme su tutto il territorio nazionale per evitare ogni discriminazione derivante dal luogo di residenza, ma, nei fatti, finora il criterio adottato è stato proprio quello della “spesa storica”, con il risultato - scontato - che riceve di più chi già assicurava il servizio, al contrario di chi non lo aveva mai erogato o lo erogava in misura ridotta".

Flc Cgil Puglia conclude: "Riteniamo che, prima dell’avvio di qualsivoglia percorso di autonomia differenziata, nella scuola si possa e si debba procedere all’individuazione e al consolidamento del diritto ad un tempo scuola adeguato e garantito dallo Stato in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale. Si potrebbe, ad esempio, adottare una copertura del tempo pieno inizialmente pari alla media nazionale del 47,2% delle classi che comporterebbe un incremento di organico di oltre 1.000 docenti".

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