Le 'sentinelle' della legalità' incontrano i parenti delle vittime di mafia
Gli studenti dell'istituto 'Federico II' di Apricena hanno incontrato i parenti delle vittime di mafia: da Giovanna Belluna Panunzio, nuora del costruttore assassinato nel 1992 a Salvatore Borsellino, fratello del magistrato, fino a Pietro Paolo Mascione, vicepresidente ‘Ultimi’ legato alla memoria di Luisa Fantasia
Una due giorni intensa all?insegna della legalità per l?istituto ?Federico II? di Apricena, che martedì 29 marzo e venerdì 1 aprile ha ospitato due seminari: ?La mafia uccide, il silenzio pure?, con ospite Pinuccio Fazio (padre di Michele, giovane ucciso per errore a Bari vecchia) e ?Il coraggio e l?esempio. In nome di Giovanni Panunzio e di tutte le vittime di mafia? che, con la moderazione di Dimitri Lioi, ha visto tra i relatori Giovanna Belluna Panunzio, Salvatore Borsellino (in videoconferenza), Paolo Mascione (vicepresidente associazione ?Ultimi?), Luigi Talienti (Ds e volontario presso il penitenziario di Foggia), Leonardo Palmisano (sociologo) e l?europarlamentare Mario Furore.
?Questa esperienza nasce dalla proposta di lettura ?La casa di Paolo? intrapresa dai ragazzi?, commenta la dirigente scolastica, Alessia Colio. ?Abbiamo deciso allora di coinvolgere il nostro territorio, considerato troppo a lungo come territorio di delinquenza e di quarta mafia, ma che è anche un territorio di uomini e di donne coraggiosi. Il nostro incontro di oggi - continua la prof.ssa Colio - non è solo un incontro per la legalità ma si rifà anche agli obiettivi della Agenda 2030. La scuola è la prima deputata ad educare e formare i cittadini di domani e, dato che la legalità è cittadinanza attiva, la scuola è ?palestra? di cittadinanza attiva. Questo il nostro compito: poiché l?educazione all?impegno civico è anche educazione alla libertà?.
C?è un fil-rouge che collega il territorio di Capitanata alla Palermo di Falcone e Borsellino, ed è ? purtroppo ? una fatidica data, ossia il 1992: il 23 maggio la mafia uccide Giovanni Falcone, il 19 luglio Paolo Borsellino e il 6 novembre anche Giovanni Panunzio è assassinato dalla mafia foggiana; una mafia che fino ad allora non si era voluta riconoscere. A distanza di trent?anni Salvatore Borsellino (fratello del magistrato) si sofferma sulla famosa ?agenda rossa di Paolo?, l?agenda che il magistrato palermitano portava sempre con sé, anche la mattina della strage di via D?Amelio, ma mai ritrovata. ?Dopo trent?anni non ancora è stata fatta giustizia! Paolo e Giovanni Falcone sono nati nello stesso quartiere di Palermo, hanno poi fatto gli stessi studi e intrapreso la stessa carriera. Avevano gli stessi ideali e questo li ha portati alla stessa morte a pochi mesi di distanza?.
Toccante è stata la testimonianza di Giovanna Belluna Panunzio (nuora del costruttore ucciso e vicepresidente dell?associazione omonima) che ha raccontato del clima di paura in cui la sua famiglia ha vissuto per anni a Foggia, ma anche della forza di rialzarsi e del coraggio di dire ?no? alla mafia e a qualunque forma di omertà: ?Oggi le cose stanno cambiando ma il cambiamento deve avvenire dal basso; cioè cambiando la mentalità della gente, di tutti noi. Quando vediamo qualcuno in difficoltà abbiamo il dovere di aiutarlo!?. Non meno drammatico è stato il racconto di Pietro Paolo Mascione, oggi agente di polizia e vicepresidente dell?associazione ?Ultimi? fondata da don Aniello Manganiello. Un lungo cammino quello di Mascione, che va da Foggia a Scampia, ma che in realtà comincia da Milano, quando il 14 giugno del 1975 viene barbaramente stuprata e uccisa Luisa Fantasia (originaria di San Severo), moglie di Antonio Mascione, brigadiere dell?arma dei carabinieri sotto copertura, alle prese con i narcotraffici delle ?ndrine.
Le testimonianze sono state forti e travolgenti per gli studenti che hanno partecipato attivamente al dibattito. Un dibattito che ha avuto un fulcro comune: l?importanza di scardinare luoghi comuni, affinché non si parli di legalità solo a voce, giustificando poi il compromesso mafioso nella quotidianità. ?La libertà è partecipazione! Queste azioni non riguardano solo il singolo, bensì la collettività, ecco perché educare alla legalità è al contempo educazione alla corresponsabilità, nonché al coraggio. Il coraggio di esserci?, conclude la dirigente Colio.