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Salute

Lopalco dubbioso sull’immunità di gregge, “ma vaccino scongiura la malattia grave. Segnerà la fine della pandemia”

Il parere dell'assessore alla Sanità: "“Il concetto è molto delicato e difficilmente esprimibile con un solo numero". Ma i vantaggi restano ampi: "Continuiamo a vaccinare più veloce che possiamo e nella maniera più appropriata possibile, dando sempre la precedenza a chi è più avanti con l'età”

Con la campagna vaccinale sempre più nel vivo, il nuovo interrogativo che da più parti ci si pone è quello relativo all’immunità di gregge. Si potrà raggiungere o no? Sulla questione i pareri sono molteplici.

“E' dall'inizio della pandemia che si tira in ballo, spesso a sproposito, il concetto di immunità di gregge. Tecnicamente, si definisce immunità di gregge quel livello di protezione immunitaria raggiunta da una popolazione tale che la diffusione dell'infezione sia fortemente rallentata fino ad essere bloccata. In una condizione di immunità di gregge, la minoranza della popolazione che non ha sviluppato immunità è comunque protetta dalla maggioranza di soggetti immunizzati”, spiega l’assessore alla Sanità Pier Luigi Lopalco.

“Il concetto è molto delicato e difficilmente esprimibile con un solo numero. Se la soglia per l'immunità di gregge calcolata per una data malattia è l'80%, non vuol dire che vaccinando l'80% della popolazione l'abbia raggiunta. Il vaccino, infatti, raramente ha una efficacia del 100%. Quindi ad una copertura vaccinale dell'80%, con un vaccino efficace al 90%, corrisponde una copertura immunitaria del 72%. Inoltre, anche con una copertura immunitaria dell'80%, potrebbe verificarsi il fenomeno del clustering dei suscettibili: i non vaccinati, cioè, possono appartenere tutti ad una sacca definita della popolazione (per età o per marginalità, ecc.) all'interno della quale il virus continuerebbe a circolare. Se poi il vaccino che utilizziamo protegge contro la malattia, ma perde presto la sua efficacia contro l'infezione asintomatica, ecco che l'obiettivo dell'immunità di gregge facciamo meglio a scordarcelo”.

Dunque, Lopalco non nasconde qualche dubbio sulla prospettiva di raggiungere l’immunità: “Per questi motivi, alla domanda sempre più pressante su quando raggiungeremo in Italia o nella mia regione l'immunità di gregge, preferisco non rispondere”.

Tuttavia, una buona copertura vaccinale determina un freno alla pandemia: “Abbiamo comunque delle evidenze sul campo che ci hanno mostrato come, ad esempio in Israele, al raggiungimento della copertura vaccinale del 60% della popolazione l'ondata pandemica si sia bruscamente interrotta. A quel 60% di vaccinati va aggiunta la quota di popolazione che si era immunizzata naturalmente, quindi difficile estrapolare il dato per altre nazioni”.

Restano però ampi i vantaggi, resi evidenti dalla forte flessione della curva dei contagi e dei ricoverati: “Una cosa è comunque certa: il vaccino funziona alla grande per evitare i casi di malattia grave (perfino con una sola dose, come dimostra l'esperienza britannica). Questa evidenza ci impone dunque una regola banale: continuiamo a vaccinare più veloce che possiamo e nella maniera più appropriata possibile, dando sempre la precedenza a chi è più avanti con l'età”.

Lopalco conclude: “In Puglia, dai 60 anni in su, il 90% circa della popolazione è stata raggiunta con la prima dose di vaccino. Dobbiamo raggiungere questo obiettivo anche dai 60 anni in giù. Le dosi di vaccino per farlo saranno disponibili prima della fine dell'estate. Avanti tutta, dunque! Gregge o non gregge, il vaccino segnerà la fine della pandemia”.

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