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In Rianimazione per il Covid, tutti non vaccinati e metà intubati. La primaria Cinnella: "Molti manifestano ripensamenti sul mancato vaccino"

La 'fotografia' della primaria Gilda Cinnella: "Occupata meno della metà dei posti disponibili. Si valuta il ricovero per quei pazienti fragili, che hanno bisogno di un trattamento 'intensivo' per sostenere il quadro generale dei parametri vitali e non solo per insufficienza respiratoria”

“La pressione sulle rianimazioni è calata, ma l’attenzione resta massima”. La professoressa Gilda Cinnella, Direttore della Struttura complessa universitaria di Anestesia e Rianimazione del Policlinico Riuniti di Foggia, scatta una istantanea della situazione vissuta nel reparto che dirige.

“Nel mese di settembre, dal 1° al 29, abbiamo ricoverato 22 persone in totale, con media giornaliera di 5 pazienti ricoverati. Sono tutti soggetti non vaccinati, di età media abbastanza alta (dai 69 anni in su), spesso con patologie pregresse”.

La casistica dei pazienti che varcano la soglia della Rianimazione non sembra avere margini di errore. Solo un caso anomalo è stato registrato in queste settimane, quello di un giovane uomo, al di sotto dei 30 anni, rientrante in un cluster familiare allargato (nonni-genitori-figlio) che presentava comorbilità tali da rendere necessario il ricovero in terapia intensiva.

“Il ricovero nella Rianimazione Covid dura in media due settimane”, spiega la prof.ssa Cinnella. “Questo significa che ci sono pazienti che restano da noi anche 25-30 giorni, altri più fortunati solo 10. Molti di questi, all’atto delle dimissioni, manifestano ripensamenti sul mancato vaccino. Più di una volta, infatti, ci è stato detto: ‘Ora sappiamo cosa vuol dire’ e frasi simili. Non è bello sperimentare le conseguenze del Covid sulla propria pelle o su quella di un proprio caro”.

Qual è il discrimine che si verifica tra un soggetto vaccinato e non, ormai è noto: “I soggetti vaccinati sviluppano molto raramente sintomi tali da rendere necessario ricovero in ospedale. E se questo accade, la sintomatologia manifestata è tale da essere gestita in ambiente medico, come il reparto di Malattie Infettive. Insomma - continua - non si aggravano al punto tale da dover essere ricoverati in Rianimazione”.

I protocolli d’intervento ormai sono rodati: “A distanza di due anni dall’inizio dell’emergenza sanitaria si sa molto di più dagli studi, dalla letteratura scientifica e soprattutto dall’esperienza sul campo. Abbiamo però affinato alcune procedure, perché abbiamo capito le differenze tra il Covid e altre patologie che portano sempre insufficienza respiratoria severa. Ma si tratta sempre di sfumature, l’impianto di base del trattamento del paziente Covid è ormai assodato”.

Allo stato, risultano occupati meno della metà dei posti Covid disponibili. “Difatti - aggiunge la primaria - stiamo valutando con i colleghi infettivologi il ricovero in Rianimazione anche per quei pazienti - soggetti fragili o molto anziani o con gravi patologie - che hanno bisogno di un trattamento intensivo per sostenere il quadro generale dei parametri vitali e non solo per insufficienza respiratoria”, spiega.

“Si tratta di un passaggio importante: fino ad un anno fa eravamo talmente sovraccarichi di pazienti che eravamo costretti a selezionare e ricoverare da noi solo quelli gravissimi. Oggi, invece, possiamo garantire un trattamento di tipo ‘intensivo’ a tutti quei pazienti che necessitano un sostegno per mantenere attive le funzioni vitali. Penso a soggetti con cardiopatie, broncopatie o diabete grave, solo per citare i casi più comuni”.

‘Terapia intensiva’, infatti, non significa necessariamente ‘paziente intubato’. “E’ una equazione che ha preso piede con l’avvento della pandemia, ma la Rianimazione è molto di più”, rivendica. “Dalla fine dell’estate ad oggi, ad esempio, su circa 40 ricoverati, solo la metà è stata intubata”. Rientrata l’emergenza Covid, ha ripreso a funzionare regolarmente anche la Rianimazione classica: “In questo momento, nella Rianimazione no-Covid abbiamo 12 pazienti su 16 posti disponibili, un dato abbastanza stabile nel tempo anche perchè, nel frattempo, sono state riattivate le rianimazioni no-Covid in altri ospedali della zona”.

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