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Salute

Mamma e figlio beffati, dopo la positività al Covid non ricevono il green pass: non erano stati segnalati alla Asl

Disavventura sul Gargano per un giovane e sua madre. Nonostante la guarigione, l'unica chance per avere la certificazione verde sarebbe il vaccino

I loro casi non sono mai stati conteggiati nel bollettino epidemiologico, per l’Asl non si sono mai ammalati di Covid e allora niente green pass. La disavventura di Giacomo (nome di fantasia) e della sua mamma inizia il 15 gennaio: si sottopongono al tampone in una farmacia del Gargano e risultano positivi al Coronavirus. Dopo poco più di 10 giorni di quarantena, il medico di famiglia prenota il tampone ma è allora che scoprono di non essere mai stati segnalati all’Asl.

“La farmacia dove abbiamo fatto il secondo tampone ci ha detto che quella che aveva riscontrato la positività utilizzava un vecchio sistema, che non veniva più utilizzato da tempo – racconta il ragazzo - Una volta risultati negativi, ci siamo recati di persona all’Asl e hanno risposto che la farmacia dove ho fatto il primo tampone non era convenzionata e non avrebbero potuto fare più niente”. La positività e la negativizzazione non potevano essere più registrate. “Il medico curante ha addebitato la colpa al farmacista, il farmacista al medico curante e noi ci siamo trovati in mezzo a questo rimpallo di responsabilità”.

Il medico di famiglia non ha potuto far altro che proporre di prenotare il vaccino per risolvere il problema della certificazione verde che, nel caso del più giovane, era scaduto il 31 gennaio scorso, dopo sei mesi dalla seconda dose. “Al di là del rischio, non ha senso – dice oggi - è un mio diritto”. Giacomo (nome di fantasia) ha 22 anni e un attestato da oss in tasca, e se dovessero chiamarlo non saprebbe come fare. Non sa più a chi rivolgersi e fa appello alle istituzioni e agli enti affinché risolvano il problema: “È un’ingiustizia”.

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