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Salute San Marco in Lamis

Importante studio sul diabete: una molecola può predire l'insorgenza della malattia

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Cardiovascular Diabetology, porta la firma della ricercatrice di San Marco in Lamis, Lucia La Sala: "L'obiettivo è identificare precocemente le persone che potrebbero sviluppare il diabete nel futuro, così da attuare un valido programma di prevenzione"

C’è la firma della garganica Lucia La Sala, ricercatrice presso l’Irccs MultiMedica di Milano, dietro lo studio Diapason (Diabetes prediction and screening: observational study), che ha isolato un micro-Rna - nello specifico il miR-21 - individuato come possibile marcatore predittivo dell’insorgenza del diabete.

La ricerca, condotta come studio-pilota nella città di Milano, è stata recentemente pubblicata sulla rivista scientifica Cardiovascular Diabetology e può rappresentare un valido strumento nella prevenzione e nella diagnosi precoce del diabete, ritenuto tra le malattie più diffuse e insidiose. “Lo studio Diapason è stato fatto per valutare la cronologia dell’iper-glicemia nella popolazione sana, in quanto è stato stimato che la prevalenza e l’incidenza del diabete di tipo 2 è in continuo aumento”, spiega La Sala a FoggiaToday.

Ad oggi, infatti, si stima che siano circa 10 milioni le persone, in Italia, che si trovano nel ‘limbo’ del pre-diabete, soggetti cioè che presentano livelli di glicemia alterati, ben oltre i limiti tollerati (valori a digiuno compresi fra 100 e 124 mg/dl e primi accenni di resistenza all’insulina) ma non ancora tali da costituire patologia. “Lo scopo ultimo della ricerca, quindi, è identificare precocemente le persone che potrebbero sviluppare il diabete nel futuro, così da attuare un valido programma di prevenzione”, puntualizza La Sala, ricordando come la condizione diabetica sia portatrice di “danni cardiovascolari a carico di organi come cervello, cuore, rene, arti inferiori e occhi, tutte disfunzioni che, una volta insorte, sono difficili da recuperare”.

Su un campione di 1500 pazienti, ben 500 - ovvero un terzo del totale - presentava livelli di glicemia preoccupanti, sui quali intervenire. Il primo screening è stato effettuato con la collaborazione dei medici di famiglia, che hanno sottoposto a ciascun paziente un questionario di 8 domande, validato dalla comunità scientifica e con una accuratezza stimata dell’85%, su abitudini alimentari e stili di vita, per valutare il rischio di insorgenza di diabete di tipo 2, nei successivi 10 anni. Il campanello dall’allarme così individuato è stato poi confermato dalle analisi di laboratorio.

“Con la ricerca in laboratorio, abbiamo isolato i possibili marcatori predittivi della malattia. Lo abbiamo fatto a livello molecolare, analizzando i micro-Rna, piccole molecole di Rna capaci di regolare l’espressione genica e, in taluni casi, anche di predire lo sviluppo di alcune malattie”, sintetizza la ricercatrice. Tutti i pazienti con glicemia alta (anche in forma di pre-diabete), quindi, presentavano il livello del miR-21 alto, individuato quindi come marcatore predittivo dello sviluppo del diabete, oltre che indicatore di danno vascolare.

I 500 pazienti attenzionati sono stati quindi sottoposti a controlli, invitati a seguire un regime alimentare e di vita sano e monitorati attraverso follow-up periodici: “Ad un anno dal cambio di stile di vita, abbiamo riscontrato nel campione (ad eccezione di un 16% che non ha aderito al programma) un calo significativo del valore del miR-21 e della glicemia, dell’indice di massa corporea della circonferenza vita e, in generale, dei vari fattori di rischio per il diabete”.

Quale sarà, quindi, il prossimo step dello studio? Presto detto: “Verificare che questo micro-Rna predittivo di malattia sia davvero associabile alla malattia stessa e proseguire nelle ricerche per validare un approccio ‘terapeutico’. Il nostro, ovviamente, è un approccio molecolare, quindi il passo successivo sarà capire come inibire o ridurre questo valore al fine di bloccare o ritardare il più possibile la comparsa del diabete”.

Il dosaggio del miR-21, però, al momento, è solo appannaggio della ricerca: “Quello che vorremmo fare è estendere l’esame ad una popolazione più ampia così da trovare dei range di riferimento ed adottarlo e farlo adottare nella pratica clinica di routine”, precisa la ricercatrice che segue questo studio dal 2015, ovvero da quando è rientrata in Italia, dopo un periodo di studio e ricerca internazionale presso l’istituto Idibaps di Barcellona, dove si è occupata sempre di diabete, malattie del metabolismo e obesità. Grazie a questo studio, La Sala si è aggiudicata anche un Grant award europeo finanziato dalla European Association for the Study of Diabetes (Efsd), per portare avanti il percorso sul miR-21 e analizzare nuovi metodi e approcci terapeutici.

Originaria di San Marco in Lamis, seppure a distanza, La Sala mantiene uno stretto rapporto con il ‘suo’ Gargano. “Ho un profondo amore per la mia terra e il paese in cui sono nata. I garganici, e i pugliesi in generale, sono persone di cuore e io non sono altro che il risultato della loro espressione: con il mio lavoro, infatti, mi dedico alla cura delle persone. Mi piacerebbe, non lo nego, poter dare il mio contributo a partire dalla terra che mi ha dato tutto questo”, spiega. “Inoltre, nutro un profondo amore per l’arte culinaria pugliese: la dieta mediterranea resta un caposaldo per un corretto stile di vita, e questo ce lo dice la scienza”.  

Diplomata al liceo classico di San Marco in Lamis, Lucia La Sala si è laureata in Scienze Biologiche all’università di Ancona, intraprendendo un percorso pionieristico, per l’epoca, nel campo della Bioinformatica. Si è poi specializzata in area medica, in Biochimica clinica, aprendosi la strada verso la ricerca in ambito nazionale prima e internazionale poi. Il resto lo testimonia il suo curriculum: “Ai giovani del mio territorio voglio dire di rimboccarsi le maniche, lavorare e studiare per non restare intrappolati in un vortice di immobilità. Alle istituzioni, invece, vorrei dire di coltivare questo inestimabile patrimonio intellettuale che da sempre possediamo. Il Foggiano è una terra che promette tanto, ma che - ingiustamente - non riesce a spiccare il volo”, conclude. 

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