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Giovedì, 25 Aprile 2024
Salute

Mutazioni di Omicron preoccupano. Il dott. Parisi: "Rischio è che il sistema immunitario possa non riconoscere il virus e difendersi"

In Puglia circa il 92% dei casi sequenziati fa riferimento alla Omicron, e l’8% alla Delta. È più infettiva della Delta per le sue numerose mutazioni. Parisi (Zooprofilattico): "L’allerta dipende dal fatto che, in presenza di così tante mutazioni, ci si può aspettare che arrivi una variante tale da rendere necessario ridisegnare i vaccini"

In Puglia la variante Omicron è ormai dominante, come rivela l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità sui campioni sequenziati relativi ai casi notificati il 3 gennaio scorso. Per quanto la diffusione sia piuttosto eterogenea, in tutte le regioni la variante scoperta in Sudafrica è prevalente, con percentuali piuttosto alte in alcune regioni. Come la Puglia, dove circa il 92% dei casi sequenziati fa riferimento alla Omicron, e l’8% alla Delta. “I dati confermano questa prevalenza. La variante Delta è ormai minoritaria, parliamo di poche unità su cento campioni, è piuttosto rara rispetto alla Omicron. Adesso aspettiamo il report sui nuovi campioni che abbiamo sequenziato e che sarà pronto prima del 26 gennaio. Ormai la variante più diffusa è la Omicron, in particolare si parla della sottovariante Ba.1, quella che conosciamo”, spiega a FoggiaToday il dott. Antonio Parisi, responsabile del Laboratorio di biologia molecolare dell’Istituto Zooprofilattico di Putignano.

Non ci sono tracce, per ora, della Omicron 2 (la Ba.2), la sottovariante segnalata in alcuni paesi del nord Europa, sequenziata anche in Cina e Israele, di cui si sa poco, ma che in molti ipotizzano non abbia comportamenti diversi dalla Omicron.

I dati confermano una maggiore infettività della Omicron anche sui soggetti vaccinati i quali, però, risultano più protetti dalla malattia: “Questi sono dati epidemiologici da prendere a livello nazionale, noi ci occupiamo più dell’aspetto genetico. Però i dati sulle vaccinazioni, in particolare sulla terza dose di richiamo, confermano che la stragrande maggioranza della mortalità e della malattia grave riguarda persone non vaccinate, una parte minoritaria le persone con due dosi. Ancor meno sono i numeri riferiti a chi ha tre dosi. Sostanzialmente, il rischio di incorrere in una forma grave di malattia è molto più elevato in chi non ha effettuato alcuna vaccinazione”.

Omicron è più infettiva della Delta per le sue numerose mutazioni: “È ciò che la distingue dalle altre varianti che abbiamo analizzato. Il rischio è che, con questo elevatissimo numero di mutazioni, il sistema immunitario anche di una persona vaccinata possa non essere in grado di riconoscere il virus e di difendersi dall’infezione”.

La variante è da attenzionare soprattutto nell’ottica di un aggiornamento dei vaccini, che potrebbe rendersi necessaria nei mesi a venire, peraltro già annunciato dalla Pfizer: “Per questo c’è allarme. L’allerta dipende dal fatto che, in presenza di così tante mutazioni, ci si può aspettare che arrivi una variante tale da rendere necessario ridisegnare i vaccini. Ovviamente, siccome i vaccini determinano un’attivazione del sistema immunitario nei confronti della proteina Spike, più mutazioni si verificano in quella regione, meno dovrebbero funzionare – in linea teorica – gli anticorpi. Allo stato attuale – aggiunge Parisi – si è visto che i vaccinati sono in grado di difendersi in larga parte dalle forme più gravi. Ma non è detto che fra un anno, due o cinquanta, non venga fuori una variante completamente rinnovata che metterà in difficoltà il sistema immunitario nel riconoscimento della Spike e dell’infezione”.

Quel che è indubbio, invece, è che l’avvento delle varianti sia determinato dalla maggiore circolazione del virus, e non – come sostengono molte teorie no-vax – dalla massiccia presenza dei vaccinati: “Sono affermazioni piuttosto pretestuose. Quanto più il virus circola e si moltiplica, tanto più facilmente muta e dà luogo alle varianti. Meno lo facciamo circolare meno avremo varianti. Il vaccino serve a far circolare meno il virus. Sostenere che sia il vaccino a facilitare l’avvento delle varianti è un ossimoro, un ragionamento che ritengo non valga la pena di commentare. Perché il virus ha tutto l’interesse a circolare e se trova una popolazione ‘vergine’ in grado di farlo replicare, sarà felicissimo di moltiplicarsi e variare dando luogo a mutazioni. Di fronte a una popolazione più resistente, il virus circolerà di meno e saranno minori le possibilità che si creino nuove varianti”.

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