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Salute

Covid-19, parte al 'Riuniti' lo studio sperimentale sul test salivare

Lo studio durerà 12 mesi. Il Policlinico foggiano è l'unico ospedale pugliese ad aver ricevuto l'approvazione da parte del Comitato etico dell'azienda. La raccolta della saliva è una metodica meno invasiva rispetto al tampone naso-faringeo

Il Policlinico Riuniti di Foggia ha ricevuto da parte del comitato etico dell’azienda l’approvazione all’esecuzione dello studio sperimentale prospettico sul ruolo della saliva nella diagnosi precoce e monitoraggio dei pazienti con Covid-19, coordinato dalla prof.ssa Teresa Antonia Santantonio, direttore dell’Uoc di Malattie Infettive.

L’obiettivo primario dello studio è quello di verificare la sensibilità e specificità della ricerca di Sars-Cov-2 nella saliva rispetto al tampone nasofaringeo; gli obiettivi secondari sono determinare il timing di positività del test salivare rispetto al tampone nasofaringeo e valutare la presenza di anticorpi specifici nella saliva durante la malattia e nel follow-up post Covid-19.

La durata dello studio, iniziata a febbraio, è di 12 mesi e arruolerà soggetti con diagnosi documentata o sospetta di infezione da Sars-Cov-2.

Insieme con la prof.ssa Santantonio saranno coinvolti nella sperimentazione il prof. Gaetano Corso, direttore di Patologia Clinica e del Laboratorio di Sierologia; il prof. Fabio Arena, ricercatore di Microbiologia e Microbiologia Clinica dell’Università di Foggia; il prof. Lorenzo Lo Muzio, Ordinario di Malattie Odontostomatologiche e presidente del Corso di Laurea Specialistica in Odontoiatria e Protesi Dentaria dell’Università degli Studi di Foggia ed il prof. Roberto Zafferino, professore associato di Medicina del Lavoro dell’Università di Foggia.

“Lo scopo del nostro studio – spiega la prof.ssa Teresa Antonia Santantonio – è quello di cercare nella saliva il nuovo coronavirus. Attualmente il virus viene cercato con il tampone naso-faringeo, esame invasivo, che richiede l’esecuzione da parte di operatori esperti. Al contrario la raccolta della saliva è una metodica non invasiva eseguita direttamente dal paziente. Il confronto dei risultati ottenuti con la ricerca del virus sia nella saliva sia sul tampone naso-faringeo servirà a chiarire se la diagnosi di Covid-19 può essere fatta in modo più semplice ma altrettanto affidabile. In aggiunta al genoma virale verranno ricercati nella saliva alcune proteine del virus (antigeni) e gli anticorpi prodotti dal nostro sistema immune per combattere quest’ultimo. I risultati di questo studio permetteranno di migliorare la diagnosi e la gestione dei pazienti con Covid-19”.

La ricerca di Sars-Cov-2 nella saliva verrà eseguita in parallelo al tampone nasofaringeo su un campione di circa 200 pazienti affetti dal virus ricoverati presso l’Uoc di Malattie Infettive e su 100 casi sospetti sottoposti a tampone nasofaringeo presso il Coge (Centro Operativo Gestione Emergenze).

La saliva sarà auto-raccolta tramite un dispositivo, una provetta che contiene un batuffolo di cotone che viene masticato per almeno un minuto al mattino prima di far colazione; il contenitore va conservato a -80°C fino all’esecuzione del test molecolare. Non è da sottovalutare un altro aspetto decisivo per la salute: una metodologia di screening così semplice da gestire autonomamente permette un contatto minimo con gli operatori riducendo notevolmente anche la possibilità di contagio tra loro e gli stessi pazienti, permettendo un contenimento dei contatti evitando così la diffusione del virus.

“Proprio per ridurre i tempi di attesa dell’identificazione del Coronavirus – confida il commissario straordinario del Policlinico Riuniti di Foggia Vitangelo Dattoli – sta prendendo corpo l’ipotesi di introduzione del test veloce della saliva: agli studi che si stanno facendo in Italia si affianca anche il nostro ospedale che al momento è l’unico in Puglia ad aver avviato la campagna screening. Al di là degli oggettivi vantaggi illustrati dalla professoressa Santantonio, è importante far rilevare che un test di così semplice esecuzione e rapida diagnosi può facilmente convivere con le metodologie finora assunte e addirittura essere un ‘ariete’ per entrare senza difficoltà nei macro ambienti con più difficoltà di controllo: penso ad esempio agli ambienti collettivi e con un abbattimento dei costi non da poco rispetto al tampone”.

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