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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Salute

Covid-19, continua il calo di ricoveri e decessi. Vaccini, Cartabellotta (Gimbe): "Con bassa circolazione virale AstraZeneca e J&J solo agli over 50"

In due mesi si è registrato un calo dei ricoveri superiore all'80%. Ma resta il calo delle persone testate, con la Puglia ancora ultima regione in Italia. Vaccini: oltre 2,9 milioni di over 60 ancora senza la prima dose

Anche nella settimana 2-8 giugno il trend dei casi e dei decessi in Italia rileva una ulteriore riduzione. Come riporta il bollettino settimanale della Fondazione Gimbe, nella periodo di rilevazione si sono registrati oltre 7mila casi in meno (15.288 vs 22.412) e una riduzione dei decessi del 34,9% (469 vs 720). In calo anche i casi attualmente positivi (181.726 vs 225.751), le persone in isolamento domiciliare (176.353 vs 218.570), i ricoveri con sintomi (4.685 vs 6.192) e le terapie intensive (688 vs 989).

“Da 12 settimane consecutive – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – il trend dei nuovi casi si conferma in discesa, sia per la ridotta circolazione del virus come dimostra la riduzione del rapporto positivi/casi testati, sia per la costante diminuzione dell’attività di testing che da un lato sottostima il numero dei nuovi casi e dall’altro ribadisce la rinuncia al tracciamento dei contatti, proprio ora che la ridotta incidenza dei casi ne permetterebbe la ripresa”.

A guisa del precedente monitoraggio, la Fondazione Gimbe evidenzia il calo dei tamponi processati e soprattutto l'eterogeneo comportamento delle singole regioni. Nelle ultime 4 settimane il numero di persone testate settimanalmente si è ridotto del 28,3%, scendendo da 2.614.808 a 1.875.575. In questo periodo, a fronte di una media nazionale di 150 persone testate/die per 100.000 abitanti si rilevano notevoli e ingiustificate differenze regionali. Anche questa settimana la Puglia è la Regione che effettua il minor numero di test per 100mila abitanti (64 persone) a fronte dei 239 del Lazio. 

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Ma se la rinuncia al tracciamento rappresenta una evidente criticità, per converso si osserva per l'ottava settimana consecutiva il calo anche dei decessi, che nell'ultima settimana si attestano in media a 67 al giorno. 

Il minor numero di decessi viaggia di pari passo con il progressivo svuotamento degli ospedali: "L’occupazione dei posti letto Covid a livello nazionale si attesta all’8% sia in area medica che in terapia intensiva, con tutte le Regioni che rimangono sotto le soglie di allerta", evidenzia Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe. In dettaglio, dal picco del 6 aprile i posti letto occupati in area medica sono scesi da 29.337 a 4.685 (-84%) e quelli in terapia intensiva da 3.743 a 688 (-81,6%). Meno ripida invece la discesa della curva relativa alle persone in isolamento domiciliare, che dal picco del 28 marzo si sono ridotte da 540.855 a 176.353 (-67,4%): tale percentuale potrebbe tuttavia essere parzialmente sottostimata dal dato anomalo registrato in Campania, che conta 62.367 casi attualmente positivi (circa un terzo di quelli dell’intero territorio nazionale), possibile conseguenza di ritardi di notifica sulle guarigioni. "Anche gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – spiega Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – scendono da 10 settimane consecutive con una media mobile a 7 giorni di 23 ingressi/die".

Sui vaccini, malgrado il boom di consegne dell'ultima settimana, resta il ritardo rispetto a quanto preventivato: "Stando alle forniture stimate del Piano vaccinale - spiega Cartabellotta - dovrebbero essere ancora consegnate entro fine giugno 33,8 milioni di dosi, ma nella più ottimistica delle previsioni saranno circa la metà". 

Attualmente, il 45,5% della popolazione vaccinabile ha ricevuto almeno una dose di vaccino, mentre il 22,5% ha completato il ciclo (dati aggiornati al 9 giugno). Il netto incremento di consegne nell’ultima settimana ha permesso di sfiorare 3,66 milioni di somministrazioni con una media mobile a 7 giorni di 547 mila inoculazioni/die. La Puglia risulta tra le regioni più virtuose, con il 23,7% di persone 'immunizzate' (terzo dato più alto dopo Liguria e Abruzzo) e il 23,4% di persone che hanno ricevuto la prima dose. 

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Tuttavia, resta ancora ampia la platea di over 60 ancora in attesa della prima dose. E a tal proposito, si evidenzia una certa differenza tra le regioni. Se Puglia, Umbria, Lombardia, Lazio, Veneto, Emilia-Romagna, Molise e Toscana superano l’85%, la Calabria e la Sicilia restano ancora sotto il 75%. “Con l’apertura della campagna vaccinale a tutte le fasce d’età – precisa Gili – era atteso il netto incremento dei trend di vaccinazione nelle persone di età inferiore a 60 anni. Tuttavia, con oltre 2,9 milioni di over 60 ad elevato rischio di ospedalizzazione e decesso che non hanno ancora ricevuto nemmeno la prima dose di vaccino, diventa sempre più urgente integrare il sistema di prenotazione volontaria con strategie di persuasione individuale, personalizzate e capillari sul territorio”. Ad oggi, risultano infatti ancora totalmente scoperti il 7,4% degli over 80 (n. 330.526), il 14,7% della fascia 70-79 (n. 879.088) e il 22,9% per quella 60-69 anni (n. 1.705.641).

L'analisi di Gimbe si sposta poi sugli open day e la somministrazione di vaccini a vettore virale (AstraZeneca e Johnson&Johnson) agli under 50: "Bisogna ribadire che in un’ottica di salute pubblica e di strategie vaccinali il profilo beneficio-rischio del vaccino si modifica in relazione alla circolazione del virus", spiega Gilli. Infatti, come si evince dal documento pubblicato lo scorso 23 aprile dall’European Medicines Agency, il rischio di sviluppare trombosi associata a piastrinopenia aumenta al diminuire dell’età: 0,5 casi su 100.000 negli over 70, 1 caso su 100.000 nella fascia 50-69 anni circa 2 casi su 100.000 negli under 50 anni. In Italia, come documenta l’ultimo rapporto AIFA sulla farmacovigilanza l’incidenza sembra ancora più bassa: infatti, su 3.977.851 somministrazioni di AstraZeneca (dati aggiornati al 26 aprile 2021) sono stati riportati 34 casi di trombosi venose in sede atipica. Tuttavia nei soggetti più giovani, già a minor rischio di COVID-19 severa, in condizioni di bassa circolazione virale l’incidenza di effetti avversi, seppur molto bassa, supera i potenziali benefici del vaccino nel prevenire ospedalizzazione, ricovero in terapia intensiva o decesso. “In altre parole – precisa Cartabellotta – nel quadro epidemiologico italiano delle ultime tre settimane, nelle persone di età inferiore a 50 anni i rischi dei vaccini a vettore virale superano i benefici. Ed è anacronistico che, a fronte delle indicazioni del Ministero della Salute che già dallo scorso 7 aprile raccomandava AstraZeneca “preferenzialmente” per gli over 60, nelle ultime 3 settimane, su un totale di 1.431.813 dosi di vaccini a vettore adenovirale somministrate, il 33,1% (473.578 dosi) siano state somministrate a persone under 50 e l’11% (158.156 dosi) nella fascia 18-29”.

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