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Coronavirus, il ministro Speranza: "La partita non è chiusa". Riapertura scuole? "Naturalmente comporta più rischi"

Il ministro della Salute Roberto Speranza a Bari sulla riapertura delle scuole, le restrizioni in alcune aree territoriali, la situazione del Covid e la riduzione del periodo di quarantena

"Non siamo ancora in un porto sicuro". Così il ministro della Salute Roberto Speranza a margine della conferenza stampa sulla sanità pugliese che si è svolta a Bari alla presenza del presidente Michele Emiliano: "La partita del Covid non è chiusa, saremo in un porto sicuro soltanto quando avremo un vaccino sicuro per tutti e quando avremo delle cure efficaci capaci di rispondere in maniera definitiva a questo problema". 

Per Speranza non ci deve meravigliare quando in alcuni territori si prendono misure che servono per intervenire in maniera pronta e determina su evidenze che possono esserci in alcuni ambiti. Il riferimento è alle decisioni restrittive prese in cinque comuni abruzzesi dal governatore Marco Marsilio: "E' giusto che i governatori di regione valutino costantemente quello che avviene nelle loro realtà territoriali e, ove necessario, noi auspichiamo interventi immediati"

Per quanto riguarda il capitolo scuola, sulla riapertura il ministro ha sottolineato che c'è stata una approvazione all'unanimità, in conferenza stato-regioni e poi in confernza unificata anche con i comuni e le province, delle norme quadro che ci guideranno. Ciononostante, ha aggiunto, "è del tutto naturale che i presidenti di Regione hanno dei poteri che devono esercitare anche per differenziare le misure".

Sempre sullo stesso argomento, "non esiste una scelta che azzera il rischio", perché, ha precisato il ministro, "questo comporta naturalmente un aumento dei rischi". Ergo, "rimettere in moto qualcosa come 10 milioni di persone ha evidentemente un impatto sulla possibilità che il contagio possa accreescersi: "Tutto quello che stiamo facendo serve per abbassare il rischio, sapendo che non c'è la bacchetta magica". 

Inoltre, ha evidenziato Speranza, "l'Italia è l'unico paese ad aver scelto di far sottoporre volontariamente a test sierologico il corpo docente e scolastico". E speigato che "ogni volta che un insegnante fa un sierologico ci dà una mano ad abbassare quel rischio". Al momento la metà del personale scolastico si è sottoposta al test, il 2,6% è entrato a contatto con il virus.

Sul futuro, il ministro ha detto di vedere la luce in fondo al tunnel: "Penso che da qui a un po' di mesi avremo notizie incoraggianti dal mondo scientifico ma in questi mesi dobbiamo resistere". 

Sulla riduzione dei tempi della quarantena, alla domanda dei giornalisti, il ministro espressione di Articolo Uno, ha dichiarato: "Sono valutazioni che fanno i nostri scienziati, c'è un confronto in corso a livello internazionale, ne abbiamo parlato nell'ultima riunione di tutti i ministri della Salute. Il nostro Cts, il comitato tecnico scientifico, ha le qualità, le competenze, l'esperienza per poter valutare fino in fondo e si cercherà un equilibrio". 

Un equilibrio "anche in questo caso tra la comprensione di quale rischio in più ci si assume nel caso di una riduzione dei giorni di quarantena e la situazione epidemiologica del Paese e anche gli eventuali benefici per il Paese di una scelta di questa natura. Al momento nessuna decisione è stata assunta. Ne discuteremo nel comitato tecnico scientifico, ci confronteremo anche con gli altri Paesi europei e sulla base di questo orientamento faremo la nostra scelta finale. Si consideri che in questo momento l'indicazione dell'Oms è e resta quella dei 14 giorni".

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