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Giovedì, 18 Aprile 2024

Scampanellate di gioia a 'Casa Sollievo': Elena ha sconfitto la malattia

La piccola, di soli 6 anni, suona la 'Campanella del Sollievo' se segna la sua guarigione: l'ha suonata con forza a due anni esatti dalla diagnosi

Scampanellate di gioia a 'Casa Sollievo', dove la piccola Elena ha finalmente vinto la malattia ed è pronta a lasciarsi alle spalle il reparto di Oncoematologia pediatrica dell'ospedale di San Pio. Prima di lasciare il reparto, come da tradizione, Elena ha suonato la 'Campanella del Sollievo': l'ha suonata con forza e gioia dopo esattamente due anni dalla diagnosi.

"L'ha suonata – come scrive in una lettera piena di speranza mamma Beatrice – per poter finalmente sognare un futuro sereno, per ringraziare il personale del reparto di Oncoematologia Pediatrica e il duro lavoro dei ricercatori oncologici, per dare speranza a chi ancora combatte la sua battaglia e per i bambini e i ragazzi che purtroppo non ce l'hanno fatta. L'ha suonata tra le braccia della mamma, vicina al suo papà e al suo fratellino, accanto ai nonni e a tutto il personale sanitario per festeggiare finalmente i suoi nuovi giorni pieni di vita!".

La storia di Elena e di sua madre Beatrice è raccolta in una lettera che la donna ha inviato ai medici del reparto, pubblicata sul sito di Opera Padre Pio: "Elena ed io siamo ghiotte di gelati artigianali. Ne mangiamo sempre tantissimi, quasi ogni pomeriggio, anche in inverno! Elena ed io amiamo il mare. Me lo immagino in spiaggia - mentre mangiamo il gelato - il nostro momento della verità, tra 10 anni, o chissà quando in futuro. Bisognerà raccontarla con le giuste parole questa disavventura, il miracolo avvenuto per questa figlia nata e rinata in soli 6 anni", si legge.

"Elena è stata la bimba sognata fin dai tempi in cui il papà, militare, ancora lavorava in giro per il mondo ed io, mamma, ero una giovane studentessa universitaria a Padova. Padova, che fino a due anni fa era la città della spensieratezza, oggi è diventata la città di tutte le risposte e le nostre speranze. Ci sono voluti 9 mesi e due sole ostetriche per mettere al mondo Elena, poi abbiamo avuto bisogno di tutti voi e un protocollo terapeutico lungo due anni per riportarla in vita. Ci sono voluti decine e decine di donatori di sangue, piastrine, plasma che mai conosceremo e ai quali siamo infinitamente grati".

"In questo momento, abbiamo qui sotto i nostri occhi uno spettacolo meraviglioso, che è nostra figlia. Ma non solo! Elena è la nuova figlia della ricerca, della medicina, di chi ha il culto del dono, di tutti voi, nessuno escluso, che avete curato non solo lei, ma anche l'animo affranto e ridotto a brandelli di noi genitori e ci avete dato la forza per accompagnarla fin qui oggi, mantenendo la lucidità, la calma e la speranza sempre", aggiunge.

"Oggi siamo qui a suonare questa campanella. E la suoneremo con forza per 5 ragioni, in particolare: per augurare alla nostra bimba un futuro sereno e in salute; per ringraziare tutti voi per ogni nuovo giorno regalatoci accanto a nostra figlia, per il supporto, la carica e la speranza che ci avete donato al punto da renderci coraggiosi abbastanza da mettere al mondo Manfredi, il fratellino di Elena, proprio nel mentre della nostra lotta. È fantastico realizzare che due anni fa siamo arrivati davanti alla porta di questo reparto in cinque: Elena, noi genitori e i nonni, sempre presenti dal primo all'ultimo ricovero".

"Oggi siamo qui in sei, pronti a condividere questa gioia insieme ad un piccolino in più, l'altro arcobaleno tangibile della nostra famiglia. Inoltre, suoneremo forte questa campanella per ringraziare tutti i ricercatori che hanno lavorato per creare il protocollo di cura così efficace a cui siamo stati arruolati e che, quotidianamente, si impegnano per sconfiggere il male del secolo. La suoneremo per dare la speranza a chi oggi ancora è nel pieno delle terapie: una vita dopo il cancro è possibile! E, infine, ancora più forte, vorremmo suonarla per tutti quei bambini e ragazzi che fino a questo punto non ci sono arrivati e, esattamente come noi, meritavano la gioia della vittoria", conclude.

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