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La grillina Rosa Menga nella black list dei probiviri del M5S: rischia sanzione per non aver dato la fiducia a Draghi

La deputata foggiana ha scelto di uscire dall'aula e di non prendere parte ala votazione. La conseguenza potrebbe essere anche un semplice richiamo. "Siamo stati estromessi dai dicasteri chiave, ci sarà margine ristrettissimo di intervento politico"

Né sì, né no. E nemmeno astensione. La deputata foggiana M5S Rosa Menga, non ha risposto alla chiama. Al momento del voto di fiducia al Governo Draghi è rimasta fuori dall'aula. Una scelta che potrebbe costarle una sanzione, come stabilisce il codice etico del MoVimento per le assenze ingiustificate. È stata deferita ai probiviri come tutti gli altri grillini dissidenti. Saranno loro a pronunciare il verdetto. La sanzione potrebbe tradursi anche in un semplice richiamo.

L'11 febbraio scorso, la parlamentare foggiana Rosa Menga aveva dichiarato "con la trasparenza di sempre" che avrebbe votato 'no', "perché quando ci si siede al tavolo con dei bari di professione, l’unico modo per non perdere tutto é alzarsi e andare via". Il Movimento, secondo lei, avrebbe dovuto seguire le orme di Giuseppe Conte e dire agli italiani "cercate altrove i sabotatori, noi non saremo l’ostacolo alla formazione di questo nuovo Governo, ma ne resteremo fuori". Meglio l'opposizione che "un Governo con tutti dentro".

Ieri mattina aveva pubblicato un post intitolandolo 'In movimento...verso dove?': "Tra i 15 senatori del 'No' al Governo Draghi ce n’é uno che per tutti noi del MoVimento, prima di essere un portavoce, dovrebbe essere il simbolo di una battaglia identitaria: Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia. Ora io mi chiedo: un MoVimento che è al Governo con Forza Italia, con un presidente del Consiglio che in Parlamento nel suo discorso programmatico non cita neanche di striscio la lotta alle mafie, che pensa di poter fare a meno proprio in un momento così drammatico di Nicola Morra e del suo lavoro, dove vuole andare? A voi le risposte". Ha avvertito: "Una scissione del MoVimento 5 Stelle, soprattutto se così mal gestita, sarebbe una sconfitta condivisa". E i primi carnefici potrebbero essere gli stessi che decideranno le sue sorti.

Se le conseguenze fossero quelle ipotizzate, il diversivo per disapprovare le scelte del MoVimento senza abbandonarlo potrebbe funzionare.

"È impossibile riassumere in 60 secondi le ragioni del mio sofferto dissenso". Ha detto nel suo intervento pochi minuti prima del voto. Eppure in 85 circa ci riesce. "Nutro un profondo rispetto verso tutti gli iscritti che si sono espressi sulla nostra piattaforma in relazione al quesito sulla fiducia a questo Governo e che, negli anni, hanno preso parte con passione al nostro progetto di democrazia partecipata. Proprio perché nutro rispetto verso tutti loro, non posso esimermi dal dire qui oggi che ritengo un’offesa alla loro intelligenza il fatto che siano stati invitati ad esprimersi per la prima volta pressoché alla cieca". 

In quella manciata di secondi, spara a zero sul quesito di Rousseau. E prova a risvegliare le coscienze dei pentastellati aprendo l'album dei ricordi del fu M5S. "Chi ha indetto la votazione ha abdicato rispetto alla propria precisa responsabilità di fornire loro elementi concreti per una scelta consapevole, come fatto con gli accordi programmatici sottoscritti con le altre forze politiche in occasione della formazione del governo Conte e Conte Bis. Questo non è un governo politico è evidente, come pure è evidente che con il M5S estromesso dai dicasteri chiave come Giustizia, Ambiente, Istruzione, Lavoro, Sviluppo Economico, Pubblica Amministrazione ci sarà margine ristrettissimo di intervento politico. Per tali motivi - ha concluso - e perché non posso ignorare che se siedo qui oggi è anche grazie al fatto che il Movimento nel quale mi sono riconosciuta e ho accettato di candidarmi leggeva in pubblica piazza la sentenza Dell’Utri, non rispondeva neanche al telefono a Silvio Berlusconi, che uscirò dall’aula e non prenderò parte alla votazione".

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