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Rodi 'Città' torna al suo posto, il sindaco D'Anelli: “Ho posto rimedio ad uno scandalo"

Carmine D’Anelli ricorda la sostituzione della targa su Rosi Garganico ‘Città’ con quella di Giuseppe Di Vittorio, che verrà spostata sulla centralissima via

Con riferimento alle cronache sullo spostamento di targhe storiche da luoghi istituzionali, il sindaco di Rodi Garganico, Carmine D’Anelli, ha rilasciato affida ad un comunicato stampa i chiarimenti sulla vicenda: “Capisco che il caldo e l’estate imminente spingano a intrattenersi con le polemiche da ombrellone, ma Giuseppe Di Vittorio e Rodi Garganico sono troppo importanti per poter tollerare ricostruzioni equivoche, animate da beghe personali. Mi spiace che diversi organi di informazione siano caduti nella trappola di un ex sindaco reduce da una sonora sconfitta elettorale e dalla troppo frettolosa eco assicuratagli da una parlamentare europea, che ha sostenuto un candidato sindaco del Nuovo Centro Destra e che, per dinamiche interne di partito, si è resa protagonista di questo brutto scivolone.

Per la dignità della città di cui ho appena avuto l’onore di essere eletto sindaco e per il prestigio indiscusso di un padre della patria come Di Vittorio, patrimonio della cultura politica e popolare dell’Italia e, in particolare, della provincia di Foggia, penso sia doveroso chiarire bene la vicenda legata alle epigrafi affisse a fianco del portone del Palazzo di Città di Rodi Garganico. In quel posto, fino al 30 aprile 2013 era collocata una targa con le parole dell’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, poste a fondamento del riconoscimento a Rodi del titolo di “Città”, approvato dal Quirinale durante il mio mandato di primo cittadino.

Nel 2013, il sindaco Nicola Pinto, non tollerando che, all’ingresso del Comune, ci fosse una targa con stampato il mio nome, fece indegnamente rimuovere quel prestigioso riconoscimento, relegandolo, dapprima in un lurido bagno e poi, incalzato dalle vibranti proteste dei cittadini, in uno striminzito spazio del Comune. Si può immaginare un atto più indecoroso, al limite del vilipendio? Accompagnato dall’allora assessore regionale Elena Gentile, Pinto sovrappose la storica lapide che i braccianti rodiani, nel 1958, avevano fatto scolpire in omaggio a Giuseppe Di Vittorio: targa di proprietà del Partito Comunista Italiano, successivamente trasferita al Partito Democratico.

Durante la campagna elettorale appena conclusa, ho dichiarato che avrei posto riparo allo scandalo della rimozione della targa, testimonianza di un riconoscimento della Presidenza della Repubblica. E che avrei proposto lo spostamento della storica targa per Di Vittorio sulla centralissima via intitolata al nome del grande sindacalista o, nel caso in cui ne ricorressero i presupposti, la restituzione ai legittimi proprietari. Quello che ho detto, ho fatto. Con il massimo rispetto istituzionale dovuto a luoghi e simboli che appartengono alla collettività, di cui non possiamo pensare di disporre per capricci o inimicizie politiche.

Ho letto che l’on. Gentile, incalzata da qualche giornale, ha balbettato di non avere avuto contezza di quel precedente scandaloso. Questa ignoranza dei fatti, purtroppo, non le ha impedito di avallare una panzana preordinata per odio politico: suo nei confronti del segretario provinciale del PD e assessore regionale, Raffaele Piemontese; di Pinto nei miei confronti. Con la conseguenza di avere trascinato in questa vergognosa polemica il buon nome della Città di Rodi Garganico e del grande Giuseppe Di Vittorio".

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