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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Consiglieri comunali a caccia di poltrone, ma Foggia rischia il dissesto

Alla vigilia dell'approdo in aula del piano Salva Enti, la maggioranza si sfilaccia mettendo a rischio l'approvazione del piano di riequilibrio pluriennale

Negli ambienti di Palazzo di Città si mormora che questa volta il sindaco Mongelli non abbia per niente gradito le "bizze" dei socialisti, tornati a battere i pugni sul tavolo per un ricambio nelle caselle del governo cittadino alla vigilia dell'approdo in aula del delicatissimo piano Salva Enti. Il presidente del consiglio comunale, Raffaele Piemontese, ha convocato l’assise per lunedì 18 febbraio, fissando, contestualmente, anche la seconda convocazione, martedì 19 febbraio. 

Un fatto certamente non inusuale ma sicuramente emblematico del momento di difficoltà politica vissuto dall’amministrazione in carica. Della serie, “per evitare brutti scherzi”, atteso che entro mercoledì 20 febbraio il Comune di Foggia dovrà presentare alla Corte dei Conti il piano di riequilibrio pluriennale per provare ad “infilarsi” nel cd. “Salva-città” - o sarà dissesto - e che, stante l’ormai acclarato sfilacciamento politico, i numeri per un’approvazione in prima convocazione, Mongelli non dovrebbe averli.

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Ieri il vertice di maggioranza si è rivelata una caporetto per la tenuta della maggioranza. Convocato formalmente per presentare alle forze di coalizione il piano Salva-Enti messo a punto dall'assessorato al Bilancio e dagli uffici finanziari, il vertice sarebbe ben presto scivolato su temi "politico-gestionali" che poco centrano col piano di riequilibrio finanziario.

Forti, evidentemente, dei 4 voti rivenienti dall'asse con gli indipendenti Laccetti e Leone, il duo Benvenuto-Piarullo - che di gradire poco l'esecutivo a maggioranza tecnica di cui il sindaco si circonda da un anno a questa parte non ha mai fatto mistero - ne avrebbe approfittato per tornare a fare pressing su un ricambio nella giunta, spingendosi addirittura a sfiduciare il proprio assessore, Federico Iuppa, per far posto, dicono i bene informati, allo stesso Benvenuto (peraltro, che i rapporti tra Iuppa e il suo gruppo consiliare di riferimento non siano idilliaci è cosa ormai nota).

A questi, poi, bisogna aggiungere l’Unione di Capitanata, ormai “in libera uscita” all’indomani della spaccatura con Pasquale Pellegrino e che al vertice neanche ha partecipato (il coordinatore Biagio Di Muzio ha fatto sapere che i 3 consiglieri centristi Perulli, Grassi e Mennuno, non fanno più parte della maggioranza, anche se di fatto gli assessori continuano a sedere in giunta). Ma non finisce qui. Perché a smarcarsi ci ha già pensato da tempo anche il Mep (due consiglieri, Sottile e De Vito) mentre il Partito Democratico non è mai riuscito ad imporre la sua linea sui più riottosi, Clemente e Vinciguerra, che da tempo, in aperto dissenso con gli indirizzi del segretario Mariano Rauseo, si astengono dal votare atti cruciali.

Se questo è il quadro, al sindaco verrebbero meno ben 11 voti, troppi anche per permettere un’approvazione dell’atto in seconda convocazione (la maggioranza si ridurrebbe a 13 presenze, 14 col sindaco). Verosimilmente, però, le cose non andranno così. Perché per i consiglieri significherebbe assumersi la responsabilità del dissesto dopo essersi spesi per anni in dichiarazioni diametralmente opposte. Mongelli lo sa. E ieri, in segno di sfida, avrebbe metaforicamente indicato ai socialisti la porta d’uscita. Domani la maggioranza (o quel che resta) tornerà a riunirsi in preconsiglio, una sorta di “prove generali” in vista di lunedì.



 

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