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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Azzarone torna dopo la 'scoppola', il Pd la riabilita all'unanimità: "Il partito gode di ottima salute"

La segretaria provinciale Lia Azzarone, nonostante la pesante bocciatura di Tar e Consiglio di Stato, riprende in mano le redini del partito: “Mi è stato chiesto un atto di responsabilità"

L’errore grossolano che ha invalidato la lista per le Provinciali è già acqua passata in casa Pd. Il partito ha riabilitato Lia Azzarone, che si era immolata sull’altare sacrificale dopo la sentenza del Tar Puglia. A differenza delle dimissioni, annunciate urbi et orbi con una nota ufficiale, la notizia del ritorno è stata affidata al passaparola. Come se non fosse successo niente. 

Dopo il flop al Consiglio di Stato, per deduzione, si tendeva a escludere una retromarcia. Ma la politica, si sa, a volte sfida la logica. Martedì sera, un numero imprecisato di Dem riuniti nella sede di via Trento ha convinto Lia Azzarone a riprendere in mano le redini del partito.  

“Mi è stato chiesto un atto di responsabilità, soprattutto in questa fase, e io accettato, dato che sono una donna di partito e ho sempre messo il partito avanti a tutto”. La segretaria provinciale, a essere sinceri, in stile Rocky Balboa, prende coraggio, e tira fuori gli artigli. Quello che non uccide fortifica.

“Soprattutto in questa fase” significa traghettare il partito fino al congresso?

Di questo non si è parlato, francamente. Sono stata io, piuttosto, a lanciare questa cosa. Ho detto che credo che il partito abbia risorse importanti per poter svolgere ruoli di responsabilità e che, comunque, io ci sarò sempre nel partito, indipendentemente dal ruolo che ricoprirò. La decisione di fare il segretario provinciale non è mia, è del partito.

Pensa, forse, che non sarà candidata al congresso?

Oggi ho ritirato le dimissioni e faccio il segretario, poi ci sarà il congresso. Il congresso è una partecipazione democratica degli iscritti e decideremo in quella fase. Adesso, dire al partito che oggi faccio il segretario e domani non lo so mi sembra una cattiveria gratuita.

Chi sono i Dem che hanno voluto che ci ripensasse? C’era una componente in particolare che spingeva per il suo ritorno?

Non ci sono componenti nel Partito Democratico della Provincia di Foggia, e il Pd di Capitanata è unito, coeso e compatto. Non è diviso in aree, in correnti. È unico. Il documento che è stato sottoscritto dal parlamentare fino ai segretari di circolo, passando attraverso gli amministratori, è all’unanimità.

Di quante persone parliamo?

Tutto il partito era riunito, tutti i segretari, tutti i sindaci.

Le dimissioni non erano irrevocabili? Il suo gesto era stato apprezzato, anche perché le dimissioni sono cosa rara, specie in politica. Rimangiarsi la parola, non mina forse la credibilità del partito stesso?

Dipende da come la si imposta. Quando ho dato le dimissioni, non immaginavo che ci sarebbe stato, poi, questo moto e questa reazione, soprattutto dal basso. Se abbiamo composto quella lista - ed era la più forte - è perché c’è stato un impegno in questi anni dell’intera federazione e perché abbiamo registrato una crescita di amministratori, ragion per cui abbiamo potuto fare una lista così forte. L’errore c’è stato e io me ne sono assunta la responsabilità. È proprio in virtù di questo che tutti mi hanno chiesto di tornare, perché hanno valutato la lista che avevamo fatto, e la crescita di amministratori che abbiamo avuto in questi anni nel nostro territorio.

Oggi, dopo due pronunciamenti della giustizia amministrativa, è ancora convinta, che fosse solo un cavillo?

Il Tar e il Consiglio di Stato hanno bocciato il ricorso, per cui non abbiamo altro da aggiungere. C’è stato l’errore e amen.

Ora che non è più sua la responsabilità della ricusazione della lista, la colpa non è di nessuno?

La responsabilità è sempre la mia, perché io sono il segretario.

I voti del partito per l'elezione del Consiglio provinciale ora dove confluiranno? Sono arrivate delle indicazioni dal direttivo?

Da quella larghissima e partecipatissima assemblea che abbiamo fatto, l’orientamento di tutti è stato quello di confluire nell’unica lista di centrosinistra che è in campo (Insieme per la Capitanata, ndr). La decisione assunta quella sera è stata confermata anche nei giorni successivi.

Questa esclusione può avere ripercussioni anche sulla futura elezione del presidente?

Quella è un’altra partita, non voteranno solo i consiglieri provinciali eletti in questa competizione ma tutti gli amministratori. Ci sarà un dialogo con tutto il centrosinistra più largo e decideremo insieme sul prossimo candidato presidente.

Le riassumo il sentiment generale che viene fuori dai social: si domandano come un partito che non è in grado di presentare una lista può governare. Come risponde il segretario?

Le amministrazioni governate dal centrosinistra di questa provincia danno grandissimi risultati, tant’è che nella maggior parte dei casi vengono anche riconfermate. La risposta è nei fatti: il buon governo dei nostri amministratori, dalla Regione al Comune più piccolo.

Si è sentita un po’ sul ring a incassare botte?

Mi sono sentita in colpa, mi sono sentita responsabile e non ho mai percepito all’interno del mio partito attacchi, non mi sono arrivati ecco. Mi è arrivata solo ed esclusivamente comprensione per quello che è accaduto.

Anche dalle forze del centrosinistra largo che avevano scelto di stare con voi?

Con loro non ho parlato di quello che è accaduto. Ho parlato con la mia comunità.

Da questa storia, il partito, quantomeno, ne esce un po’ con le ossa rotte secondo lei?

È chiaro che da questa storia il partito sarebbe uscito al massimo perché avremmo eletto probabilmente la maggioranza dei consiglieri provinciali. Adesso proveremo a riequilibrare.

Il partito secondo lei gode di buona salute adesso?

Il partito gode di ottima salute. Si è riunito attorno a me e a tutti gli amministratori come sanno fare persone legate da principi e ideali di comunità. È stato un incidente, e andiamo avanti.

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