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Referendum Ataf, i lavoratori hanno le idee chiare: “No al prelievo in busta paga”

145 dipendenti non vogliono i sindacati vadano a trattare accordi che prevedono prelievi in busta paga. Uil Trasporti: "Siamo nell'ordine di 300-400 euro a testa"

I lavoratori di Ataf si sono espressi. Al referendum indetto dai sindacati in 145 si sono detti contrari alla procedura secondo la quale le organizzazioni territoriali andrebbero a trattare qualsiasi tipo di accordo con l’azienda che possa mettere mano alle tasche dei lavoratori. Argomento di forte divisione è da sempre la disdetta degli accordi di secondo livello e la loro rimodulazione, con conseguente prelievo in busta paga. Lo stesso che il 26 maggio scorso portò a quello sciopero selvaggio che scrisse una pagina nera della vita dell’azienda.

La consultazione – con affluenza al 69% (157 su 228) - si è svolta ieri dalle 8 alle 19. Appena nove i favorevoli. Aldo Delli Carri, referente della Uil Trasporti, una delle cinque sigle insieme a Filt Cgil, Uilt Uil, Ugl, Cisal e Confail, che hanno promosso il voto (Cisl esclusa), alla vigilia della consultazione referendaria si era espresso così: “Abbiamo bisogno di capire se dobbiamo continuare nel muro contro muro o se possiamo, invece, recarci dall’azienda a trattare, cercando di contenere quanto più possibile il trauma economico per i lavoratori, che devono dirci se sono disposti a continuare nella trattativa, perché non possiamo deciderlo autonomamente".

Il sacrificio richiesto ai dipendenti di Ataf per consentire all’azienda di rilanciarsi sarebbe minimo, nell’ordine di 70-80 euro a lavoratore, con la promessa di restituirli quanto prima, già ad inizio 2017. Diversa l’opinione dei sindacati. “Compreso il premio di produttività 2015 che ancora non ci viene erogato, siamo nell’ordine dei 3/400 euro a testa, a seconda delle situazioni”.

Non è la prima volta che in Ataf si tiene un referendum. Stessa cosa avvenne nel 2012, quando i lavoratori si sottoposero volontariamente al voto per decidere di tagliarsi gli stipendi e gli straordinari per contribuire al salvataggio dell’azienda che si avviava, già all’epoca, al default, come era già avvenuto per Amica e Dauniambiente. Ma questa volta l’aria che tira parrebbe diversa. “I lavoratori non ne vogliono sapere del prelievo in busta paga. Anche perché l’azienda ha deciso comunque di gravare sulle sue casse assumendo altra manodopera che avrebbe dovuto essere inglobata in Apcoa” sferza Delli Carri.

“Tra l’altro c’è liquidità fresca che arriverà con il pagamento del tagliando per la prima auto. Siamo nell’ordine di 200mila euro. Si possono trovare altre soluzioni per recuperare quei 500mila euro che l’azienda si è data come obiettivo”. Ora è chiaro il sentimento che aleggia in Ataf.

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