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Compagni foggiani alla riscossa. 'Falce e martello' resistono e si punta anche sul capoluogo: "Lavoriamo per dare una casa ai comunisti"

Il Partito della Rifondazione Comunista si prepara a celebrare il suo Congresso. Il nuovo segretario Cappucci conta nella crescita: "Se riuscissimo in tempi brevi a mettere su una sezione a Foggia, i numeri potrebbero aumentare velocemente"

Pugni alzati, magliette rosse, falce e martello: i compagni esistono e resistono in provincia di Foggia, semmai frustrati dalle leggi elettorali e da una conta ingenerosa al tesseramento. Ma, indomito, il simbolo di Rifondazione Comunista riappare per le Amministrative d'autunno, segno che non si è estinta.

Da appena due mesi, Roberto Cappucci ha preso in mano le redini del partito, segretario da quattro anni e mezzo del circolo più attivo della provincia, a San Giovanni Rotondo. 

Quali sono le prospettive?

Sicuramente quelle di un rafforzamento del partito in provincia, con particolare riferimento alla città di Foggia, perché noi abbiamo una grossissima pecca che è quella di non avere un circolo nella città capoluogo. Possiamo lavorare benissimo sui territori, e abbiamo sei circoli che lavorano più altri compagni sparsi in tutta la provincia, ma senza Foggia si macina acqua, lavoriamo e lavoriamo ma alla fine se i risultati non arrivano dalla città più grande e più importante dal punto di vista elettorale non andiamo molto lontano. Ora stiamo lavorando per dare finalmente una casa a tutti i comunisti di Foggia e per un rafforzamento dei circoli già presenti, perché ce ne sono alcuni che dopo un anno e mezzo di chiusura sono in difficoltà. Noi siamo un piccolo partito che si autofinanzia, non abbiamo nessun contributo da parte del nazionale e mantenere in piedi una sezione non è da poco.

Numericamente, quanti compagni ci sono ancora?

Siamo intorno ai 200 iscritti in provincia di Foggia, tenuto conto, però, che Foggia e San Severo sono scoperte, due grandi città in cui non abbiamo alcun punto di riferimento. Abbiamo circoli a Cerignola, Apricena, San Giovanni Rotondo, Castelnuovo della Daunia, San Marco in Lamis e Ischitella. In più, ci sono iscritti in comuni come Lesina, Lucera, Monte Sant'Angelo. Abbiamo una presenza abbastanza capillare. Se riuscissimo in tempi brevi a mettere su una sezione a Foggia, i numeri potrebbero aumentare velocemente perché credo che ci sia bisogno di una sinistra in questo momento e penso che potremmo rappresentare tutte quelle persone deluse sia dal Partito Democratico che da Sinistra Italiana. Nonostante ci siano delle interlocuzioni anche con Mario Nobile, a volte le scelte elettorali che fanno sono sempre le stesse, cioè quelle di andare insieme al Partito Democratico e al cosiddetto centrosinistra.

Quindi secondo lei Rifondazione Comunista può ancora rappresentare una valida alternativa?

Sì, anche perché altrimenti non ci sarebbero tante e tanti che si impegnano quotidianamente per mandare avanti questo partito perché le difficoltà sono tante. Abbiamo poca visibilità, poca rappresentanza, e anche dal punto di vista economico facciamo fatica, ma nonostante questo tanti e tante sono motivati e ci tengono comunque a portare avanti alcune battaglie classiche della sinistra: investire di più sulla sanità pubblica, l'istruzione, puntare più che sulle imprese su ammortizzatori sociali che possano realmente dare un po' di respiro a tante persone che hanno sofferto questa pandemia come non mai.

Colmate ancora il gap dell'attenzione alla classe operaia?

Tanti dicono che la classe operaia non esista più, il problema è che la classe operaia adesso si è trasformata in centinaia di migliaia di partite Iva che praticamente guadagnano meno di un operaio di 30-40 anni fa. Noi abbiamo bisogno - e questo è un lavoro che stiamo facendo a livello nazionale da alcuni anni - di spostare l'attenzione più che sulla classe operaia in sé e l'operaio metalmeccanico classico con la tuta blu, su tutte quelle figure del lavoro autonomo che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Per non parlare, poi, ovviamente, di tutti quei lavoratori precari con contratti capestro, finte partite Iva, finti contratti part-time e contratti a tempo determinato.

Falce e martello possono essere ancora attrattivi o è un'operazione nostalgica che prima o poi andrà rivista?

Falce e martello nascono come un simbolo del lavoro, per il lavoro dei campi e delle officine, adesso bisogna spostare l'attenzione anche su altre figure. Negli ultimi 30 anni di Berlusconi che parlava dei comunisti che mangiavano i bambini forse tanta gente si è fatta una idea strana, però se pensiamo che fino al 1991 esisteva un partito comunista che veniva votato da un terzo degli italiani e che ha scritto pagine importanti del nostro Paese, penso che quel simbolo vada riscoperto.

Che cosa è andato storto dal '91 in poi? Cosa non ha funzionato?

Sono state fatte leggi elettorali assolutamente antidemocratiche. Queste leggi maggioritarie hanno tagliato fuori da tutte le istituzioni, dal livello più basso a quello più alto, i partiti più piccoli, quelli che non si coalizzavano. Si è puntato sul voto utile per cui la maggior parte delle persone spesso non ci vota perché pensa di sprecare il proprio voto, perché preferisce votare il Partito Democratico piuttosto che un partito che ha più possibilità di essere eletto. E poi ci hanno penalizzato tantissimo le varie scissioni che si sono succedute nel corso degli anni, l'ultima con Vendola, quando hanno dato vita a Sinistra Ecologia e Libertà che ha dato un colpo molto pesante a un partito già in difficoltà. Da un partito che aveva qualcosa da dire se ne sono creati due che purtroppo non riescono a trovare il proprio spazio né mediatico né elettorale. A breve partiremo con il nostro undicesimo Congresso nazionale che si terrà a settembre e cominceremo con i congressi di circolo e i congressi provinciali. Speriamo di dare una scossa e ricostruire il partito sia su base locale che nazionale, con parole d'ordine più incisive che probabilmente sono quello che ci manca. Dobbiamo riorganizzarci e cercare di farci capire un po' più dalle persone.

Qual è il segreto del baluardo di San Giovanni Rotondo?

A San Giovanni c'è un circolo che è stato creato 27 anni fa e da allora c'è un gruppo di compagni che l'ha tenacemente portato avanti ed è riuscito a resistere, anche nei periodi bui. Poi la nostra fortuna è che c'è un forte affiatamento tra di noi, ci sono tanti ragazzi e tante ragazze che si avvicinano ogni anno. Ci sono studenti che si iscrivono all'università e poi frequentano le sezioni di altre città, a Bologna, Milano, Roma, spesso purtroppo vanno via da qui, però questa iscrizione di giovani comunisti si rigenera spesso. Abbiamo puntato molto sulle tematiche di genere, ci sono tante persone che frequentano la nostra sezione perché siamo sensibili ai temi Lgbt, quindi riescono a utilizzare i nostri spazi, le nostre sedi come luoghi per incontrarsi, discutere e organizzare iniziative. La nostra festa annuale, che quest'anno terremo dal 29 luglio all'1 agosto, è un modo sia per rinsaldare il gruppo che per autofinanziarci ma soprattutto per fare proposta politica oltre che musica e dibattiti, è un modo per rientrare in contatto con la gente perché anche una semplice festa dà la possibilità di incontrare centinaia di persone che magari normalmente non verrebbero a frequentare una sezione di partito.

Con la sua guida si prova a replicare il modello San Giovanni Rotondo su scala provinciale?

Me lo auguro, perché è un modello vincente. In questi anni ha funzionato, quindi mi auguro che si possa creare un bel gruppo di lavoro e grazie a quello fare in modo che i circoli che sono un po' in difficoltà riescano a risorgere e i centri in cui non siamo presenti possano vedere la nostra partecipazione.

Dato che volete rappresentare l'alternativa, per le prossime elezioni come vi muoverete?

Nei comuni in cui si andrà al voto saremo presenti. Appoggiamo Tommaso Sgarro a Cerignola e saremo presenti con una nostra lista, a San Marco in Lamis sosteniamo l'avvocato Antonio Turco e a Lesina Nello Montoro. Purtroppo, spesso i numeri non ci danno ragione però è un modo per far capire alla gente che il partito esiste ancora, che siamo ancora presenti, che siamo in grado di dire la nostra su alcuni temi importanti, poi le leggi elettorali non ci aiutano. A San Giovanni Rotondo, due anni fa, ci siamo presentati con una nostra lista, io ero il candidato sindaco (totalizzò 631 voti, la lista ne prese 501, ndr), e anche lì, nonostante attestati di stima e affetto, spesso si preferisce votare delle liste che hanno più possibilità, almeno sulla carta, di eleggere. Il voto utile ci penalizza moltissimo, però noi ci crediamo e ci proviamo.

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