Ammesso il referendum anti-trivelle: le ragioni del territorio più forti dei soprusi
Al netto delle considerazioni circa i rischi e i pericoli che le introspezioni petrolifere arrecherebbero, il popolo deciderà se la ricerca di idrocarburi e l’eventuale sfruttamento dei pozzi sia necessario all’economia italiana
Non è un punto d’arrivo, ma soltanto l’inizio di una battaglia che parte dal cuore, dalle regioni di un territorio offeso e violentato dalle scelte del governo di barattare il Mare Adriatico per quattro soldi (il permesso di ricerca a largo delle Isole Tremiti vale appena 1900 euro all’anno). All’indomani della riunione a Manfredonia dell’armata anti-trivelle, oggi la Corte Costituzionale ha comunicato che la richiesta di referendum sottoscritta da dieci regioni - che tende a spingere il Governo a elaborare una politica energetica e a dire se in questa politica energetica debbano o meno avere un ruolo le ricerche di idrocarburi e, in particolare, l’eventuale sfruttamento dei pozzi ritrovati, cosa che il governo ancora non ha fatto – è stata ammessa.
Il referendum si svolgerà ad ottobre. Al netto delle considerazioni circa i rischi e i pericoli che le introspezioni petrolifere arrecherebbero, il popolo deciderà se la ricerca di idrocarburi e l’eventuale sfruttamento dei pozzi sia necessario all’economia italiana. Queste le parole pronunciate a caldo da Michele Emiliano: “Mi auguro dunque che la paura della coincidenza di questo referendum con quello sulle riforme costituzionali non stronchi la discussione. Il Governo potrebbe fare un’altra norma "uccidi-referendum", ma mi auguro, a questo punto, che la eviti, perché la campagna referendaria partirà oggi stesso e bisogna evitare che gli italiani pensino che di queste cose non si può discutere nel nostro Paese. Lo faremo con i consigli regionali, ai quali faccio le mie congratulazioni, perché sono i veri promotori del referendum”
Per il consigliere regionale Giannicola De Leonardis, si tratta di “una prima vittoria del buonsenso e dei cittadini che dà ancora più spessore a una protesta trasversale e imponente, tutt’altro che strumentale e fine a se stessa. Una protesta che da domani dovrà mantenere la stessa compattezza a ogni livello, e ci vedrà attivamente coinvolti e impegnati in una campagna di informazione e partecipazione atta al raggiungimento del quorum e all’auspicabile vittoria del buon senso”.
Così invece il sindaco di Foggia, Franco Landella: “Quella che sta per cominciare, dunque, sarà una campagna referendaria orientata a tutelare l’ambiente, la più preziosa risorsa della Puglia e della Capitanata, le cui Isole Tremiti possono e devono diventare, come d’altro canto è già avvenuto, il simbolo di una inversione di tendenza politica che metta al centro delle decisioni, specie quelle che troppo spesso vengono calate dall’alto, la volontà dei cittadini e, soprattutto, il diritto dei territori a determinare un indirizzo di sviluppo in coerenza con le loro vocazioni”.
Sulla battaglia referendaria si è espresso anche il vicepresidente del Consiglio regionale, Giandiego Gatta: “Da domani lavoreremo pancia a terra affinché si levi forte la contrarietà dei cittadini alla deturpazione del territorio e dei nostri mari. Purtroppo, stiamo lottando con ogni forza contro la miopia di Renzi. Ma la comunità saprà esprimersi, sconfessando un premier che, pur non essendo stato eletto, vuole svendere bellezze straordinarie del nostro Paese. Sarà interessante verificare il livello di mobilitazione delle forze politiche che a Roma dicono sì alle ricerche di idrocarburi e in Puglia sostengono l'esatto contrario.
Si esprimono in merito gli otto consiglieri regionali M5S: “Sebbene soddisfatti nel poter dar voce agli italiani che porteremo a votare, continuando come fatto in tutti questi anni con il nostro tour “Giù le mani dal nostro mare” a sensibilizzarli sulle tematiche ambientali,esprimiamo forti perplessità nel merito del quesito stesso, in quanto la norma prevede che i permessi e le concessioni già rilasciate abbiano la "durata della vita utile del giacimento" quindi non bloccherebbero le eventuali trivellazioni. Riteniamo pertanto spropositate le reazioni di esultanza provenienti da alcuni esponenti del Partito Democratico, ma loro sono fatti così: creano un problema e poi fingono di cercare di risolverlo. Per quanto ci riguarda continueremo coerentemente a contrastare le trivellazioni nei nostri mari, a tutti i livelli sia nelle istituzioni che sul territorio. La nostra battaglia in difesa del nostro mare continua.”