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Per "La Foggia che merita di più", ecco Iaccarino: "Vincerò io, perché sono la novità e ci metto il cuore"

Candidato dell'Udc alle primarie del centrodestra, sente odore di vittoria: "Con me almeno 8mila voti, molti leghisti tradiranno Miranda. Landella è preoccupato"

Dagli otto ai diecimila voti. E’ sicuro di muoversi in questa forbice di consenso Leonardo Iaccarino, candidato alle primarie del centrodestra con l’Udc. 8-10mila voti ai gazebo con i quali, su una affluenza che stima intorno alle 15mila persone, si dice certo di guadagnare la candidatura a sindaco del centrodestra. “Io sono la mina che non stanno opportunamente valutando” ci dice il vigile del fuoco, di recente finito nella bufera mediatica per essersi fatto scattare una foto con i suoi sostenitori, tutti con indosso la divisa del 115. La foto l’ha poi rimossa da Facebook. Ma quello dei vigili del fuoco non è l’unico mondo al quale si rivolge e nel quale pescherà, sostiene. La macchina elettorale sta battendo palmo a palmo la città e tiene dentro mondi diversi, dal sindacato Cisl al comparto di Poste Italiane dove lavora suo fratello Luigi, dal mondo edile in cui è stato dirigente per tanti anni il papà, all'associazionismo, agli ambienti democristiani mobilitati dall’Udc. “Angelo e Napoleone (Cera, ndr) devo ammettere mi stanno dando una grande mano”. Dietro la macchina elettorale anche il segretario cittadino dello scudocrociato, Dario Iacovangelo.

Social, messaggeria whatsapp, minivideo e molto porta a porta, la sua campagna elettorale “casereccia”, gestita da Marco Tucci, un amico. Nessuna agenzia di comunicazione, per queste primarie prevede di spendere non più di 6mila euro, finanziato dal padre.

Volendolo profilare, Iaccarino è il candidato “amico” del popolo, la figura “nazionalpopolare” che annulla le distanze sociali, diretto, semplice nel linguaggio, modesto nel profilo. Ma non si pensi che sia tutto estemporaneo, che non vi sia dietro una strategia comunicativa, al contrario: il tentativo è quello di apparire outsider rispetto agli due candidati, Landella e Miranda, di cui non manca di additarne la contiguità (a prescindere dai passaggi di simboli dell’ultimora) e la continuità, relegarli ai “piani alti”, spaccarne gli loro elettorati, evidenziarne la distanza dalle vere sacche del disagio. Impresa, in verità, “che non si sta rivelando difficile – ci confida-. Il sindaco uscente – dice- la gente normale, quella di estrazione modesta, quella che vive nell’emergenza abitativa o nel dramma di non riuscire ad arrivare a fine mese l’ha già abbandonata da tempo mentre la Lega ha puntato su quanto di più lontano il popolo sente da sé. E non basterà un jeans strappato e griffato o scoprire il Quartiere ferrovia negli ultimi mesi per annullare le distanze” sentenzia Iaccarino, cinque anni fa nelle file del centrosinistra, oggi nel centrodestra con un trascorso di qualche mese a sostegno del sindaco Landella. In realtà un trascorso “cruciale” se si considera che è tra coloro che hanno salvato Landella dall’andare a casa nell’aprile scorso. “L’ho fatto per evitare il commissariamento alla città – liquida da sempre il capogruppo dell’Udc-, poi le cose non sono andate come il sindaco aveva promesso”. In termini programmatici, si intende.

Ed eccolo in campo. “E sia chiaro: io gioco la partita solo quando sono convinto di vincere, non mi piace partecipare”. “I miei sondaggi dicono che non c’è una persona, fuori dalle logiche politico-partitiche, intenzionata a votare il sindaco uscente, né Miranda che considerano un “surrogato”, un Landella bis, avendo fatto parte organicamente per 5 anni di questa amministrazione. La novità sono io e lo hanno capito anche i leghisti della prima ora – rivela-, i delusi che mal hanno digerito la candidatura dell’ultimo arrivato nel partito di Salvini”. Ha già in mano i nomi che “tradiranno” Miranda, afferma. E registrerebbe molta preoccupazione dalle parti di Landella.

Il quartier generale è in viale Fortore. Ieri su Facebook ha coniato il suo slogan, ovvero “Niente slogan: meritiamo di più”. “Per chi mi conosce, sa che non sono l’uomo degli slogan e delle promesse. Non avreste chiesto strade sicure, scuole sicure se tutto fosse stato gestito in maniera diversa; non avreste chiesto diversi servizi, non avreste chiesto il radicale cambiamento. Il mio slogan è niente slogan. Sapete solo che amo la mia città e che meritiamo di più”. E a chi gli chiede cosa intende fare per la città, risponde: “Anzitutto i problemi quotidiani: qualche spettacolo culturale in meno a favore dei servizi sarebbe salutare” evidenzia, e non manca di magnificare ad ogni piè sospinto il “grande project financing, modello Catanzaro, che risolverebbe il problema strade nel giro di due anni”. Lo tiene nel cassetto, dice. E sarebbe la panacea per le arterie foggiane. Vien da chiedersi, se è così miracoloso come sostiene, perché nessuno ci abbia pensato prima.

E mentre Lega e Forza Italia litigano sulla presenza o meno del simbolo sulla scheda elettorale (la Lega, ovviamente, lo vorrebbe ben consapevole di quanto tirerebbe il nome di Salvini, Forza Italia no, e si capisce bene anche questo), fino a minacciare, secondo indiscrezioni, di far saltare le primarie, Iaccarino è convinto che non sarà il simbolo a fare la differenza ma il nome del candidato.

Ha intorno una squadra folta, composta anche da ex consiglieri comunali e circoscrizionali, da Giovanni Quarticelli ad Annarita Palmieri, la famiglia Sepalone, Antonio D’urso, Franco Longo.

E a chi gli contesta se non sia poi il “cavallo di Troia” di Landella in questa competizione, manda a dire che “avranno sorprese il 24 febbraio”. E mette in guardia il centrosinistra: “Temo infiltrazioni a favore del candidato più debole alle elezioni prossime, ossia Landella. Una cosa del genere sarebbe semplicemente vergognosa. Fino a questo momento, però, devo ammettere, non vedo movimenti in tal senso”.

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