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Emiliano e Mainiero fanno 'comunella': “Sono felice di stare accanto ad un galantuomo”

Il presidente della Regione Puglia ha partecipato alla presentazione del comitato civico 'Resto a Foggia'

“Oggi Giuseppe non ha conquistato il presidente della Regione, Giuseppe mi ha fatto una telefonata, una cosa che potrebbe fare chiunque. Chi mi conosce sa che sto dicendo la verità, anche perché fare 150 chilometri per venire a dire due fesserie, due anni prima delle elezioni, sarebbe stato un po’ da imbecilli”. Il governatore Michele Emiliano sapeva perfettamente che l’equivoco era dietro l’angolo e che la sua sola presenza avrebbe ingenerato il ragionevole dubbio che avesse pescato ancora nel centrodestra, area di provenienza del commercialista Giuseppe Mainiero che è stato dirigente di Alleanza Nazionale e tra i fondatori di Fratelli d’Italia. Del resto, come ammette ai microfoni, nella sua galassia c’è di tutto (“Io sono il presidente di tutti”).

Mette le mani avanti, ma il suo saluto, ormai, nell’immaginario collettivo ha già il sapore di un battesimo e basta la foto di rito. Gli esponenti politici nel pubblico sparigliano le carte. Semmai, ci si aspettava una partecipazione maggiore della società civile, considerato lo spirito dell’iniziativa, ma i volti noti della politica cittadina rubano la scena. Sono passati da Parco Città Lucio Tarquinio, Raimondo Ursitti, Paolo Mongiello, Pino Lonigro, Domenico Rizzi, tanto per farsi un’idea di quanto fosse variegato il parterre e quanto possano essere azzardate congetture, oltre a Pippo Cavaliere e Rosario Cusmai, consigliere politico di Emiliano che muove le fila delle sue civiche. Certo, risulta quantomeno ardito il tentativo di svuotare di qualsivoglia significato politico la manifestazione, anche se si fossero solo annusati o se fosse un messaggio alle altre forze.  

“Io avverto nelle parole di Giuseppe un sentimento abbastanza simile a quello che tanti anni fa, quasi venti, mi spinse a lasciare il mio lavoro – ha esordito Emiliano - quando mi resi conto che non era sufficiente che facessi solo quello, ma che era necessaria la politica per cambiare il destino della mia città”.

Si sono conosciuti al ballottaggio del 2019, sul palco della campagna elettorale del centrosinistra accanto a Pippo Cavaliere, che oggi garantisce per lui: “Se avessimo vinto le elezioni probabilmente avremmo scritto una pagina diversa – parola di Emiliano - avremmo evitato il commissariamento e anche l’umiliazione che Foggia ha subito”. E poi aggiunge ai microfoni dei giornalisti che incalzano su un ipotetico asse: “Stasera sono felice di stare accanto a un galantuomo, perché mi hanno detto che è stata una delle persone che si è battuta di più e che poi, per quello che la magistratura ha potuto accertare, ha avuto anche ragione”.

Pensa che sia prematuro parlare di candidature. “Questo time-out non può passare nel vuoto assoluto, perche nello spogliatoio bisogna parlare”, dirà al pubblico. Ha accolto l’invito del comitato civico ‘Resto a Foggia’ a partecipare all'evento di presentazione, e si rende disponibile per altre ospitate (“Da stasera, sono ben contento di andare a parlare con chiunque abbia voglia di invitarmi, anche perché è mio dovere: sono il presidente della Regione”). Trova il titolo ‘Resto a Foggia’ molto stimolante.  

“È un giorno di festa legato al desiderio di costruire un percorso di partecipazione in una città che sta conoscendo la morte civile”, ha detto in apertura il promotore Giuseppe Mainiero. “Resto a Foggia vuole essere uno strumento a disposizione di una comunità che ha smarrito la capacità di definizione di una classe dirigente, vuole essere una preghiera laica nei confronti di quella parte della città che semplicemente ha abdicato”.

La racconta così: “Quando si decise di chiudere le scuole e di trasformarle per l’emergenza abitativa e di non partecipare ai bandi del Pnrr io mandai una pec al presidente della Regione, al ministro degli Interni e a diverse altre istituzioni. Il presidente mi disse ‘parliamone domani’”. Si videro in un bar. “Insieme all’Università e a Confartigianato, è l’unica persona che ha risposto. Siamo l’unica città d’Italia che chiude le scuole e le trasforma in abitazioni per l’emergenza abitativa, altrove si costruiscono”.

Vuole scardinare il “vecchio schema di finta alternanza tra centrosinistra e centrodestra” e secondo lui è mancata un’idea di città: “Il tema del governo di una città non è né di destra né di sinistra: una città sporca, disordinata, che non funziona, non è né di destra né di sinistra – afferma oggi - La definizione degli asset di sviluppo e di governo non è ascrivibile alle tifoserie dei finti ultras”.

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