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Lucera, Pietro Scioscia: “Pubblico partigiano e facinoroso al Consiglio comunale”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di FoggiaToday

Il Consiglio comunale è stato condizionato da un pubblico partigiano e facinoroso che sin dalle prime battute ci ha apostrofati, senza averne motivi, con titoli offensivi quali “Vergogna!”, “Andate via!” ed altri che non appartengono né a me né agli altri colleghi della minoranza in Consiglio comunale. Vergognarmi di cosa? Di aver chiesto il rispetto della legge e di aver preteso il voto su ogni accapo circa l’urgenza e l’improrogabilità dell’argomento, così come è previsto dalla legge?

Questo rientrava e rientra nella funzioni proprie del consigliere comunale alle quali non mi sono sottratto e che invece avrei tradito nel caso contrario. Tra l’altro questa richiesta, accolta dalla Presidenza (sulla quale restano seri dubbi circa la conduzione delle seduta), ha dato ancor più valore di legittimità alle delibere assunte che in caso contrario sarebbero state ulteriormente suscettibili di censura.

Il pubblico presente, egregiamente preparato ad arte alla contestazione fine a se stessa, non l’ha capito, e questo ci può stare, ma quel/quei “pierino/i urlatore/i” prima di dire a me come agli altri colleghi di vergognarsi dovrebbe/dovrebbero prima guardarsi allo specchio 10…100… 1000 volte al giorno, farsi un esame attento di coscienza e chiedersi se LUI/LORO SÌ ha/hanno fatto nella propria vita qualcosa di cui vergognarsi, così come coloro che hanno gridato “Vergogna” forse solo perché interessati da fatti ed aspettative personali.

Sono stato presente alla riunione del Consiglio Comunale – come gli altri colleghi di minoranza – non sotto una presunta pressione ricevuta dalla convocazione effettuata inizialmente in piazza Duomo (le riunioni sono sempre pubbliche e chiunque vi può partecipare), ma evidentemente queste condizioni sono state poste in essere e rivolte, per ragion del vero, a quei consiglieri comunali cosiddetti di maggioranza che da qualche tempo hanno stretto in una morsa l’amministrazione costringendola a votare gli argomenti in seconda convocazione laddove è sufficiente la presenza di soli undici consiglieri.

A questi è stata rivolta “una pistola alla tempia” – metaforicamente –, considerato il particolare periodo elettorale, per sconfessarli ed additarli, costringendoli a votare un PUG che tutti nello loro dichiarazioni hanno criticato, cosa di non poco conto, confermando la necessità di emendarlo velocemente, facendo venire meno anche l’unica cosa buona che si potesse ritenere tale e cioè di aver comunque dato inizio ad una procedura, indicata come la prima pietra che sicuramente ed inesorabilmente non è pietra angolare.

Lo spostamento della riunione nel teatro Garibaldi, così come richiesto dal Prefetto e dal Questore di Foggia, dove gli episodi di escandescenza si sono comunque puntualmente verificati (segno che quasi a nulla è valso vietare l’evento in pubblica piazza), hanno confermato le ragioni e le preoccupazioni sull’ordine pubblico, che noi consiglieri di minoranza abbiamo cercato di contrastare per consentire il regolare svolgimento dei lavori.

É palese, comunque, che ancora non siamo culturalmente pronti ad affrontare con serenità questo modo di fare politica attiva con la partecipazione democratica, così come chi la invoca a spada tratta lo fa solo a fini politico-elettorali. Per me resta il rammarico che, pur avendolo richiesto e previsto nel mio Programma Elettorale del 2009, nulla è stato fatto per il nostro Centro Storico, unico e vero interesse urgente di un intervento che potrebbe dare slancio alla nostra economia reale fatta di piccoli artigiani e commercianti allo sbando socio-economico e finanziario, per i quali solo a parole qualcuno pare abbia mostrato.

Così come nessun risultato ha ottenuto “la Pagnotta” che, già al termine della riunione, ha lamentato il mancato accordo sulla riduzione delle cubature a favore di quelle per interventi nel centro storico, confermandosi solo ed esclusivamente la stampella dell’attuale amministrazione (nemmeno sugli emendamenti richiesti è stato comunque accontentato), che con questo atto otterrà un arretramento elettorale personale, vero suicidio politico, a vantaggio del suo compagno di viaggio Pasquale Dotoli. Se ne sarà reso conto?».

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