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Landella ha 7 giorni per ripensarci. C'è chi non ha dubbi: "Ormai è finita"

Oggi impazza la disamina sulla partecipazione alla manifestazione. La politica ha aderito senza simboli e bandiere. Il centrosinistra decreta il 'game over' ma per un motivo o per l'altro la cittadinanza è sempre più distante

"Stavolta non torna". Il centrosinistra lo sussurra, un po' per scaramanzia, un po' perché sotto sotto non ci metterebbe la mano sul fuoco. Se ne fosse stato così convinto non avrebbe provato a mobilitare le folle.

"La cittadinanza è l'opposizione" è lo striscione che risalta più degli altri, ma la piazza del No Landella Day coincide con la minoranza (non con una minoranza). Contare da un angolo all'altro del marciapiede dell'Accademia di Belle Arti non è difficile: sono 250 circa, uno più uno meno. La piazza virtuale è certamente più popolata di antagonisti.

Sono più del 27 agosto, quando il diretto interessato parlò di 'sobillatori'. Allora, in un giovedì col solleone, la sfida era tra una giornata di mare e una mattinata di protesta dopo le frasi azzardate di una bandiera leghista issata sul Comune e la consegna di una città nelle mani di Salvini. Ieri era comunque una bella lotta con qualche sprazzo di libertà in zona gialla e la passeggiata sul corso.

Le facce della politica sono più o meno le stesse di nove mesi fa, forse con qualche ulteriore defezione. Le bandiere non sono ammesse, per quanto poi ciascuno nel suo recinto rivendichi la propria appartenenza e si identifichi chiaramente con questo o quell'esponente di spicco. Nel day after qualcuno avrà da ridire anche sui 'comizi'. E a questo punto se non possono riconoscersi nei simboli, i partiti possono scrollarsi di dosso la responsabilità della scarsa partecipazione e, teoricamente, non potrebbe essere imputata a loro la colpa di non aver trascinato o aggregato persone.

Almeno la musica non la sbagliano mai da queste parti. I giovanissimi di sFoggia e Ottavia, gli studenti del Link, sono l'immagine più sfolgorante del No Landella Day, i testimonial della cosiddetta società civile, ora anche etichetta di un comitato. Sul Palazzo si addensano le nubi in un pomeriggio di metà maggio. Non era prevista la chiusura della strada e corso Garibaldi sembra un fossato attorno al castello.

Il Pd, (nell'ultima intervista il capogruppo in Consiglio comunale Lino Dell'Aquila), si rende conto che la partecipazione non è stata il massimo, ma non ne fa una questione di piazza. "Buona parte della città per gli eventi che sono successi non vuole più che si continui", ne è certo il consigliere comunale Dem.

Nemmeno ci si può raccontare che sia tutta colpa del Covid. La disaffezione dei cittadini nei confronti della politica, la sfiducia verso tutti i partiti, le coalizioni, i movimenti, non sono sentimenti esplosi ieri, e sono elementi sufficienti a vanificare ogni disamina all'indomani, pure scattata puntualmente in una vivace dialettica ma al limite della cannibalizzazione. Non è un mistero che il rapporto con l'elettorato, in un caso o nell'altro, andrà ricostruito, forse da zero. 

Tornando allo spirito della manifestazione, a parte qualche cartello off-topic, il tema è piuttosto chiaro: scoraggiare eventuali arrembaggi. "La città è allo sbando, non da oggi, da sette anni. Tre consiglieri comunali arrestati, indagini su voti di scambio, Commissione d'accesso: Franco Landella deve andar via, non può ritirare le sue dimissioni - afferma un agguerrito Mario Nobile, segretario provinciale di Sinistra Italiana, partito promotore - È evidente che lui stia provando a ricostruire una maggioranza, spinge per inserire i surroganti in Consiglio comunale, sta avendo delle difficoltà, sì, ma non ci fidiamo, visto che è stato capace di qualsiasi cosa in questi anni".

I Cinquestelle al gran completo tutto sommato sono soddisfatti: "Il fatto che oggi ci siano dei cittadini in piazza è positivo perché vuol dire che a Foggia si vuole imprimere una svolta - afferma l'europarlamentare Mario Furore - spero che per un sussulto di dignità il sindaco non ritiri le dimissioni, perché è davvero finita".

Pippo Cavaliere, più carico che al suo ultimo comizio da candidato sindaco, decreta il "game over".

Ma Franco Landella ha ancora sette giorni per ripensarci. Sottobanco, per ingannare il tempo che resta, al massimo si scommette, senza troppo mordente, col cinquanta percento di possibilità di indovinarla. Per la cronaca, timidamente ora sui social ricompaiono anche i supporter del sindaco dimissionario. E come andrà a finire lo sa solo lui. 

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