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Elezioni borderline, Miglio conquista la Provincia: l’effetto Emiliano travolge Landella

Miglio vince di poco. Landella contro Potenza: “Se la politica è questa, stiamo messi male”. Nel centrosinistra ci sarebbero tre traditori, tutti consiglieri comunali a Foggia

Alla fine il "miracolo" preannunciato da Michele Emiliano c'è stato. Seppur con uno scarto ponderale risicatissimo Francesco Miglio è il nuovo presidente della Provincia di Foggia. Viene eletto col 48,31% dei voti contro il 48,18% incassato dal favorito di questa competizione elettorale, Franco Landella. Tra i due soli 122 voti di scarto (48.302 vs 48.180).

Resta decisamente indietro (3.5%, 3292 voti), invece, il candidato di "disturbo" del centrodestra, Paolo Mongiello, dirigente FI, al quale riesce il gioco di far naufragare il progetto Landella. Non solo a lui. Anche al sindaco di Apricena Antonio Potenza, altro forzista ma in questa campagna elettorale schierato con Miglio, al quale ha offerto anche la candidatura del suo vice, Anna Maria Torelli, nella lista di SEL e Socialismo Dauno.

Candidatura alla fine risultata perdente ma tanto basta a Landella per puntare il dito contro Potenza, "un esponente di FI che a me ed a Fitto deve tanto. Se questa è la politica, stiamo messi male" sbotta a caldo il sindaco del capoluogo che promette rese dei conti non indolori. Contro di lui una vera e propria armata, imbevuta centrosinistra, di centrodestra e di civismo, da Tutolo a Lucera a Franco Metta a Cerignola.

In fondo trovare sponde al progetto Miglio non è difficile: all'orizzonte si stagliano le elezioni regionali e lo scenario seduce tutti coloro che credono nella vittoria di Michele Emiliano. Il do ut des è servito. Come sempre in politica. Avranno fatto un ragionamento opposto ma similare coloro che invece dal centrosinistra son saltati al centrodestra: 3 defezioni nelle minoranze foggiane, 3 voti per Franco Landella. Di chi sono?

Un'idea i partiti ce l'hanno. Ora però bisogna individuare con certezza il vulnus e portarlo alla luce per eliminare gli elementi di disturbo e serrare le fila in vista delle regionali. Perché che si scriva Provincia ma si legga Regione è dato acclarato. Palazzo Dogana altro non era che il banco di prova dei rapporti di forza sul territorio, null'altro che la fotografia dei nuovi equilibri politici che vanno sedimentandosi e che puntano dritti a via Capruzzi.

I DODICI CONSIGLIERI PROVINCIALI ELETTI

Per Emiliano, una bandierina importante. Per Leonardo Di Gioia, suo braccio destro in questa tornata, la possibilità di ricoprire l'incarico di vice di Emiliano in caso di vittoria. Per tanti altri, la possibilità di far valere l'acqua portata al mulino di Miglio o Landella. Per Mongiello, una "partita di libertà" dice lui, per i maligni "il canto del cigno di chi sa che in Regione non ci sarebbe stato spazio per lui". Come che sia, è chiaro il doppio tavolo sul quale le elezioni provinciali si son giocate. 

Ce ne sarebbe un terzo, vale a dire il tentativo di mutare gli equilibri nelle segreterie dei partiti stessi, da Forza Italia in cui una minoranza denuncia "asfissia da padrone", al PD alle prese con il clamoroso divorzio Piemontese/De Pellegrino e l'unione di quest'ultimo (e di Sergio Clemente) al sottosegretario Scalfarotto (che voci vorrebbero pronto a sostituire Michele Emiliano alla guida del Pd regionale ed a piazzare proprie bandierine sui territori).

Ce n'è insomma di materiale politico per i prossimi mesi. Ad onor del vero, ce n'è per i partiti tradizionali ma anche per il movimento di Beppe Grillo. Nonostante, infatti, la sconfessione della riforma e dell'ente provincia, il consigliere comunale di Foggia in quota M5S, Vincenzo Rizzi, ha votato. Non si sa per chi ma si sa che ha espresso una preferenza. Lo dicono le schede votate. Si è schierato. Un dato che non può passare inosservato di fronte ad un movimento anticasta ed apartitico. La linea è mutata o Rizzi rischia l'ennesimo post di sconfessione?

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