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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Sel Capitanata a Monti: “Manovra iniqua e ingiusta”

Michele Del Carmine: “Manovra che grava pressoché interamente sulle spalle dei soliti noti: lavoratori, giovani e soprattutto dei pensionati”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di FoggiaToday

sel_con_vendola_2_original"Sel di Capitanata esprime la propria assoluta contrarietà in relazione ai contenuti della manovra economica del Governo Monti così come anticipata dal Presidente del Consiglio e dagli organi di informazione. E’ più che sufficiente, infatti, valutare le stime delle maggiori associazioni dei consumatori (Adusbef, Federconsumatori) per rendersi conto di quanto questo intervento straordinario graverà sulla famiglia media italiana: si passa da una stima minima di 600 euro per ogni famiglia a più di € 3.000,00 l’anno (tenendo conto, come si deve, anche delle manovre già fatte dal governo Berlusconi).

Usare la macchina, avere una casa di proprietà e qualche risparmio in banca diventerà, con la manovra Monti, un lusso che si paga caro. E queste misure, se pure da un lato potranno garantire un gettito di cassa adeguato a far rientrare i conti pubblici, contribuiranno sostanzialmente a demolire il potere di acquisto delle famiglie italiane che dispongono di redditi medio - bassi, con il risultato paradossale di accentuare la recessione economica (perché chi ha di meno, compra di meno) e di ampliare le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza: diseguaglianze che, come ha recentemente osservato l'OCSE, sono in crescita in Italia.

Si prenda, quindi, atto del fatto che anche il nuovo Governo “tecnico” intende far cassa nel modo più semplice e sicuro possibile (e nel modo più ingiusto): racimolando miliardi euro da quelli che le tasse le pagano da sempre, cercando di far passare il concetto che si tratta di interventi che la gravissima crisi del bilancio rende imprescindibili. Ma anche l’equità nella politica fiscale è, a nostro avviso, un elemento di giustizia amministrativa ineludibile. Perché non si riesce, invece, a colpire i privilegi (es. ICI alla Chiesa, frequenze televisive assegnate praticamente senza gara)? Per queste azioni, che porterebbero in cassa miliardi di euro, pare non ci sia mai il tempo e l’occasione.

Ad essere maliziosi, si potrebbe sospettare che al posto dei precedenti Ministri, costretti (dalla Finanza più che dalla Politica) a lasciare il campo per manifesta inadeguatezza  (qualche volta per indegnità), il Mercato ed il Capitale abbiano deciso di farsi rappresentare (e tutelare) da professionisti competenti e dottorali i quali - commissariando il Parlamento, cioè la Democrazia - propongono oggi una manovra per la “salvezza del Paese” che grava pressoché interamente sulle spalle dei soliti noti: lavoratori, giovani, pensionati.

Questi ultimi, in particolare, sono la categoria più colpita. Quelli che già percepiscono la pensione, vedranno venir meno la rivalutazione del proprio reddito pensionistico conformemente alla crescita dell’inflazione. Mentre coloro che in pensione dovranno andarci nei prossimi anni, faranno i conti con il passaggio al sistema contributivo e con l’innalzamento dell’età pensionabile (misure che erano, comunque, già state predisposte dal Governo Berlusconi). Ancora una volta si fa cassa con le pensioni. Ancora una volta si interviene sui diritti acquisiti in materia pensionistica e sul potere d'acquisto delle pensioni medio basse. Ancora una volta manca una prospettiva per le pensioni delle generazioni future.

Il blocco dell'adeguamento all'inflazione delle pensioni medio basse è contrario a ogni principio di equità e non tiene in conto che quelle pensioni oggi rappresentano anche l'ammortizzatore sociale per i figli, impossibilitati dalla mancanza di lavoro a costruirsi una vita autonoma. Inoltre è completamente assente, sempre nell’ambito delle azioni di riforma del settore così come avanzate dal Governo Monti, un'idea di prospettiva per i giovani che spesso sono oggi disoccupati o precari, con versamenti contributivi mancanti o discontinui. Senza contare che ritardare il pensionamento in una situazione in cui cresce la disoccupazione, significa rendere più difficile per le nuove generazioni entrare nel mercato del lavoro. Come non si è tenuto in nessun conto che in Italia è ancora considerevole il numero di lavoratori che si sono avviati precocemente al lavoro e che ora se vogliono andare in pensione, pur avendo un alto numero di anni di contribuzione, devono subire le penalizzazioni previste dal paletto dell'età.

E le immagini del Ministro Elsa Fornero (Welfare) che scoppia in lacrime non appena inizia ad esporre alla stampa i prossimi interventi sulle pensioni, rappresentano una manifestazione di consapevolezza (nonché di sensibilità ed empatia) che ci fa comprendere come lo stesso Governo sia perfettamente in grado di percepire quanto sia iniqua ed assolutamente ingiusta questa Manovra, e nello stesso tempo di come avverta la propria impotenza nel procedere ad una azione realmente improntata a criteri di equità e giustizia sociale.

Questa apparente incompatibilità (tra equità e risanamento) non può dipendere dalla gravità della situazione in cui ci ha precipitato l’inadempienza e l’irresponsabilità della nostra (ex?) classe dirigente. Riteniamo che si debba prendere atto di come l’adesione degli stati nazionali all’attuale sistema finanziario non sia più in grado di garantire ulteriormente gli enormi profitti dei pochi senza intaccare, demolire, annientare quelle indispensabili misure di welfare che hanno già reso l’Europa una terra di civiltà e di conquiste sociali. A questa manovra di regressione economica e sociale, noi di SEL di Capitanata diciamo chiaramente di NO. E riteniamo invece che questa crisi possa insegnarci, molto più efficacemente di tanti slogan di piazza, come un mondo ed una società diversa dove l’uomo, i suoi diritti, i suoi sogni, la sua vita siano al centro dell’azione e dell’interesse politico, siano non solo possibili ma - oggi più che mai - assolutamente indispensabili."

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