La politica che non si 'Lega' tira fuori gli artigli, porta in strada gli indignados contro Landella: "Foggia non è un trofeo"
Partito Democratico e Cinquestelle si sono presentati al gran completo alla mobilitazione in risposta alle parole pronunciate durante la conferenza stampa del sindaco Landella con Salvini nell'aula consiliare
Sventola al massimo la bandiera identitaria del Sud, ma all'ombra del campanile di Palazzo di Città. Al flash mob Sleghiamo Foggia ci sono anche i neoborbonici, che si legano solo con il Movimento 24 Agosto. È arrivato in città anche il leader M24A, il giornalista e scrittore Pino Aprile (autore di "Terroni"), che si è mischiato tra gli indignados, perché Foggia è stata "insultata, sporcata, umiliata". Anche lui vuole mandare a casa Franco Landella, per "ripulire la macchia sulla storia" della città.
I partiti non hanno portato i loro vessilli. La politica si associa ai cori da stadio della cosiddetta società civile per invocare le dimissioni del sindaco. Il problema non è la spilletta di Alberto da Giussano. Il Pd al gran completo, promotore e collante della manifestazione, lo ribadisce a chiare lettere. "Che il sindaco sia passato alla Lega sono problemi suoi - afferma l'assessore regionale uscente Raffaele Piemontese - La vergogna è che lo abbia fatto nell'aula consiliare, nella casa di tutti i foggiani. Ha trattato Foggia come se fosse un trofeo da consegnare al reuccio lombardo ed è una cosa inaccettabile". Nel merito, non si contestano i fatti politici. "Ha svilito l'orgoglio di Foggia e dei foggiani - aggiunge - è un'ingiuria nei confronti delle istituzioni. Foggia non è un trofeo, bisogna avere rispetto". Sono in Corso Garibaldi per "difendere l'istituzione". I Giovani Democratici capitanati da Gabriele Cela vogliono "riprendersi la propria città" insieme agli altri coetanei e "non abbandonarsi al politico di turno che la svende ad altri politici".
L'ex candidato sindaco Pippo Cavaliere rimarca il concetto: "La dichiarazione di aver consegnato l’amministrazione comunale nelle mani di un semplice parlamentare e di un partito politico, chiunque essi siano, è di una gravità inaudita, una profonda ferita ai principi della democrazia. E poi il sindaco Landella ha pure la presunzione di dare lezioni di etica in consiglio comunale, di cui, molto probabilmente, visti i suoi comportamenti, non ne conosce neanche il significato". Il riferimento è a un'uscita del sindaco nell'ultimo Consiglio comunale, che gli è apparsa del tutto gratuita: lo ha invitato a dimettersi dalla presidenza della Fondazione Antiusura Buon Samaritano.
Gli organizzatori, i politici, sono stati richiamati al rispetto delle restrizioni imposte dalle norme anti-Covid, con un'ulteriore stretta da Prefettura e Questura. Quando la folla, dopo aver contingentato anche gli spazi con gli striscioni, diventa potenzialmente incontenibile, preferiscono disperderla."Responsabilmente abbiamo provato a rispettare tutte le disposizioni e a fare in modo che dal punto di vista sanitario non ci fossero problemi. Il malcontento che la città vive in questo momento è molto forte ed è ingestibile evidentemente. La presenza di tanta gente non è un problema è un sintomo che questa città è allo sbando, non ha un futuro", dirà Mario Nobile, segretario di Sinistra Italiana, rilevando come la partecipazione avesse superato le previsioni. "La città non è avvitata su se stessa, sta reagendo e ha reagito", osserva il coordinatore regionale di Italia in Comune Rosario Cusmai. Manca all'appello Italia Viva.
Assieme al Partito Democratico, la delegazione più numerosa è a Cinquestelle. Giuseppe Fatigato, vice presidente del Consiglio comunale dimissionario (anche perché non era stato informato dell'intervento di Salvini nonostante il suo ruolo) parla di violenza intollerabile nei confronti dei cittadini. "Se è vero che ama questa città, il sindaco dei fare un passo indietro".
Ironia della sorte, nove anni fa, a invocare le dimissioni di un sindaco, in corteo dietro uno striscione con la scritta "Mongelli vattene" c'era l'allora consigliere di opposizione Franco Landella. E anche all'epoca partirono i cori. Oggi non si sarà scandalizzato.