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Foggia 'lacreme 'e 'nfamità', Iaccarino non si arrende

Alcuni consiglieri avrebbero firmato un documento con cui rinnegavano la mozione di sfiducia nei confronti del presidente del Consiglio comunale e un partito gli avrebbe addirittura proposto di rassegnare le dimissioni per poi essere rieletto

Versetti del Vangelo, epiteti gratuiti, rivelazioni di offerte choc, lacreme 'e 'nfamità. Il Consiglio comunale di Foggia ha risolto il problema in poco meno di tre ore, è il procedimento che lascia alquanto perplessi. La proposta di revoca del presidente Leonardo Iaccarino è stata approvata un mese dopo lo scandalo delle pistolettate di Capodanno, ma di questa storiaccia è stato avvilente anche il finale. A giudicare dai presupposti, rischiava di finire davvero in barzelletta. L'operazione delle 'colombe', i consiglieri pompieri che hanno provato a spegnere le fiamme, però, è miseramente fallita. 

Il cavillo della videoconferenza

In apertura dei lavori, il consigliere di maggioranza Antonio Capotosto, appena approdato nei Popolari Pugliesi dall'Udc, ha presentato frettolosamente una pregiudiziale, evidentemente impaziente di farlo, senza attendere nemmeno la lettura dell'accapo dopo l'appello. Ha chiesto di ritirarlo richiamando il comma 5 dell'articolo 15 del regolamento del Consiglio comunale ("Le sedute del Consiglio si tengono in forma segreta quando vengono trattati argomenti che comportano apprezzamento della capacità, moralità, correttezza di persone o sono esaminati fatti e circostanze che richiedono valutazioni delle qualità morali e delle capacità professionali di persone").

A suo dire, nemmeno interrompendo la diretta streaming si sarebbe potuta garantire la segretezza della trattazione dell'argomento perché un consigliere avrebbe potuto diffondere la riunione su Zoom. Non ci sarebbe stata, dunque, altra alternativa che ritirare l'accapo e convocare la riunione in presenza a porte chiuse. Ai colleghi ha fatto sapere di aver passato la notte a leggere il regolamento per scovare questo articolo, un cavillo che a suo parere avrebbe potuto pregiudicare il corretto svolgimento della seduta.

Poi ha esplicitato meglio le sue vere intenzioni: "Attraverso una stupidaggine si è alzato un polverone. È il momento di dire basta. Questa persona è stata eletta da noi, e poi ci sono consiglieri che adesso ci prendono gusto ad ammazzare questa persona. Non ha commesso alcun reato". Dal suo intervento, talvolta scomposto, si comprende che gli attribuisce solo "stronzate sui social", (si perdoni il francesismo), perché "si è mantenuto pulito nel ruolo che istituzionalmente rappresenta come presidente. Qua siamo tutti peccatori, chi è senza peccato scagli la prima pietra". Non è nuovo a queste uscite. Senza circostanziare le accuse, da derubricarsi per questo a illazioni, dirà pure che "ci sono politici tra di noi che girano come mercenari per prendere potere". La consigliera comunale del Pd Lia Azzarone gli ha chiesto a quel punto di fare nomi e cognomi, lui risponderà che "si dice il peccato ma non il peccatore". Dagli interventi di Pasquale Rignanese, Danilo Maffei e Massimiliano Di Fonso si evince come i neo Popolari Pugliesi siano bene o male tutti della stessa opinione.

L'interpretazione del segretario generale consente al Consiglio di superare l'impasse: "A mio avviso, tutta questa procedura è disciplinata dall'articolo 4 comma 7 del regolamento, così come modificato e novellato qualche mese fa. Questa non è una votazione su una vicenda personale, a mio modo di vedere, ma sostanzialmente sulla capacità o meno del presidente del Consiglio di mantenere la cosiddetta neutralità e terzietà nell'esercizio della sua funzione istituzionale, ed è per questo che è previsto che anche il presidente voti in modo palese".

La pregiudiziale è stata bocciata con 28 contrari, due favorevoli (Antonio Capotosto e Leonardo Iaccarino) e 3 astenuti (Maffei, Rignanese, Di Fonso). I Popolari Pugliesi alla loro prima uscita sembrano nati per provare a salvare Iaccarino. Ma Capotosto non riesce nell'impresa e, piuttosto, una sua gaffe diventerà ben presto un tormentone: si illumina la sua postazione alla frase "st'at mbriacon" durante l'appello e l'uscita infelice a microfono aperto farà il giro del web.

"Qualsiasi cosa dirà sarà usata contro di lei in tribunale"

Se inizialmente il presidente Iaccarino mostra di non ricordare quell'articolo invocato da Capotosto, a un certo punto si dirà prima consapevole che andare in violazione del regolamento potrebbe costituire un aggravio alla proposta di revoca in quanto lui per primo avrebbe dovuto esserne il garante, e poi se ne farà scudo per l'intera seduta. Non è finita. Farà valere le sue ragioni nelle sedi opportune. Impugnerà la delibera proprio in virtù della violazione dell'articolo 15 comma 5.

Questa volta, nella sua arringa si limiterà a un sunto del lavoro svolto sino ad oggi e di "ciò che di buono è stato fatto dalla presidenza", non prima di specificare di essere sempre stato imparziale. Avviando il dibattito avverte: "Ogni qual volta c'è un intervento che riguarda la mia persona sarò costretto a intervenire per fatto personale". Suona come l'equivalente della formula del Miranda Warning, che le serie televisive hanno impresso nella memoria collettiva: "Lei ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà o farà potrà e sarà usata contro di lei in tribunale". E in tanti si guardano bene dall'intervenire, per non fornirgli ulteriore materiale utile in sede di ricorso.

"Lei è un bugiardo"

Tra i temerari che prendono la parola, senza paura dopo il consigliere della Lega Dario Iacovangelo, c'è il consigliere di opposizione Pippo Cavaliere che parla di "triste epilogo di una vicenda ancora più triste. Il dibattito che lo ha preceduto ha peggiorato ulteriormente le cose. Stiamo scrivendo una delle peggiori pagine del Consiglio comunale di questa città. Chi pensa che oggi le forze di opposizione gioiscano si sbaglia: siamo dispiaciuti, siamo affranti, perché in questa vicenda non ci sono né vinti né vincitori. L'immagine che noi abbiamo dato all'esterno di questo Consiglio ne esce a pezzi. Presidente, avrebbe fatto bene a dimettersi immediatamente".

Tirato in ballo dal protagonista della vicenda nella conferenza stampa dell'11 gennaio, pubblicamente ribadisce quanto si era già visto costretto a chiarire di lì a poche ore: "Lei artatamente ha voluto travisare situazioni quando ha fatto riferimento all'incontro che noi abbiamo avuto. In quell'incontro io le ho chiesto espressamente di dimettersi".

Il diretto interessato gli parla addosso e lo taccerà ripetutamente di mentire: "Lei poteva varcare la porta della mia abitazione per dirmi espressamente di dimettermi? E non mi ha detto altro? L'avrei cacciata immediatamente. Nessuno si poteva permettere di venire in casa mia e minacciarmi di dimettermi. Sa quale era il suo obiettivo? Lei quella sera non era solo nella mia abitazione, si è accomodato sul divano per dire che la circostanza avrebbe favorito me e voi nel caso in cui mi fossi dimesso perché mi sarei seduto tra i banchi dell'opposizione. Questa è la vera verità, lei è bugiardo. Lei è venuto per convincermi a dimettermi, posizionarmi tra i bachi dell'opposizione e attaccare l'amministrazione Landella".

Nella replica, però, Iaccarino si tradisce, perché conferma come Cavaliere non sia andato a testimoniargli solidarietà ma piuttosto a sollecitare le sue dimissioni. "L'amarezza - ha concluso l'ex candidato sindaco della coalizione di centrosinistra - è che lei abbia strumentalizzato, non abbia detto il vero. Io sono venuto a chiederle di dimettersi e il dispiacere più grande è che lei abbia utilizzato la figura di un minore per imbastire quella bugia".

Il silenzio di Landella

L'opposizione ha provato a stanare il sindaco Franco Landella che non ha detto una parola, se non quando interpellato per l'appello e il voto. Ci ha provato prima Pippo Cavaliere, chiedendo di conoscere il suo parere, e poi il capogruppo del Pd Lino Dell'Aquila: "Siamo tutti stupiti del suo silenzio".

Agli atti, però, c'è il voto contrario alla pregiudiziale e il voto favorevole alla proposta di revoca. E forse, ritornando al Miranda Warming, avvalersi della facoltà di rimanere in silenzio non è stata una cattiva idea alla luce di un ricorso scontato.

Lacreme 'e 'nfamità

Il consigliere comunale di maggioranza Amato Negro ha ammesso di votare con somma amarezza la sfiducia: "È stato impeccabile nel suo ruolo", ha detto, parlando di "gogna mediatica" patita da Iaccarino. Stessa solidarietà per il "linciaggio mediatico" è stata espressa da Pasquale Rignanese.

Appare alquanto spropositata le reazione di Consalvo Di Pasqua, politico tutto d'un pezzo che scoppia in lacrime come se si commemorasse una scomparsa. "Io non dimentico il ruolo che Iaccarino ha avuto nelle istituzioni e nel centrodestra. Nella scorsa legislatura non avevamo i numeri per approvare il bilancio. Iaccarino è stato dalla nostra parte. E questo io non lo dimentico, come tutto il centrodestra non lo deve dimenticare. Nelle fasi successive ha partecipato alle primarie con risultati eccellenti. Come nell'ultima competizione elettorale non si è candidato nelle altre liste, ha accettato Forza Italia. è stato il primo degli eletti. Io voglio ricordare Iaccarino - e qui la voce si incrina e piange - per quello che ha fatto per tutta la coalizione del centrodestra, però mi attengo al partito che ha deciso e il mio voto è favorevole".

"Dimettiti e ti rieleggiamo tra qualche mese"

Quando ormai non ha più nulla da perdere, in quello che intuisce possa essere l'ultimo intervento da presidente del Consiglio comunale di Foggia, nella sua dichiarazione di voto, Leonardo Iaccarino svela un retroscena sulle 'colombe' e getta ombre sui partiti organizzati menzionando un'offerta choc: "Non vi nascondo che nell'arco di questi giorni sono riuscito a raccogliere intorno a me consiglieri comunali del centrodestra - e non dei banchi della minoranza - che mi hanno dato il personale sostegno e anche formale appoggio firmando e sottoscrivendo un documento mediante il quale si ravvedevano sulla loro proposta di revoca. Non dirò chi sono stati i consiglieri che hanno sottoscritto quel documento e neanche vi dirò qual è la sede del partito dove sono stato invitato affinché presentassi le mie dimissioni prima della data del Consiglio comunale per poi avere in garanzia, dopo alcuni mesi, la mia rielezione a presidente del Consiglio comunale".  

Non nasconde che se avesse saputo come sarebbe andata a finire avrebbe rassegnato nei primi giorni le dimissioni. "Si sta consumando ai miei danni un atto che non ha precedenti nella storia del Consiglio comunale", ha detto. "Tutto ciò che io non ho potuto fare perché imbavagliato dal mio ruolo istituzionale lo farò dal minuto successivo in cui il Consiglio comunale approva la proposta di revoca - promette - Si sta consumando ai mie danni un atto che non ha precedenti nella storia della amministrazione comunale di Foggia". Le sue ultime parole sono per Consalvo Di Pasqua: "Sei stato uomo fino all'ultimo secondo e nonostante il tuo voto a favorevole della revoca io ti dico che ho apprezzato tutti i tuoi sacrifici e non ti nascondo che mi hai fatto emozionare quando ti sei emozionato".

Con 30 favorevoli, un contrario (Iaccarino), un astenuto (Antonio Capotosto), un assente (Danilo Maffei) la proposta di revoca è stata approvata. Leonardo Iaccarino ha ceduto il posto al vice presidente pro tempore, Giulio Scapato, per la prosecuzione dei lavori (poi aggiornati), nelle more dell'elezione del prossimo presidente che dovrà avvenire entro e non oltre i 20 giorni. Può ripartire il toto nomi. Ma il caso Iaccarino non è archiviato per sempre. 

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