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Il Gargano secondo Pazienza. Il presidente non teme "ambientaloidi" e cinquestelle: "Io al servizio del territorio"

Primo appuntamento con la rubrica 'D', intervista quindicinale del direttore responsabile Massimiliano Nardella. Ospite a Foggiatoday il presidente del Parco Nazionale del Gargano, Pasquale Pazienza

Tutela e valorizzazione economica e sociale  e una osmosi tra uomo e ambiente. Pasquale Pazienza, professore universitario dell'Università di Foggia “al servizio del territorio”, rimarca i suoi impegni-obiettivi da presidente del Parco Nazionale del Gargano.

Dopo un anno travagliato, contrassegnato dall'emergenza sanitaria da Covid-19, da problemi e impedimenti burocratico-gestionali, stretto nella morsa del dibattito senza esclusioni di colpi tra Movimento 5 Stelle e Lega, nonché oggetto di ripetuti attacchi da parte dell'area ambientalista più agguerrita - “gli ambientalodi” - Pasquale Pazienza non sembra affatto destabilizzato da tutta una serie di accadimenti che hanno rallentato la governance dell'Ente e messo a dura prova la sua sopportazione.

La sua difesa è la sua condotta: “Le persone con cui interloquisco sono quelle che sanno poi esprimere delle visioni di sviluppo del territorio. Chi non lo sa fare non è più un mio interlocutore privilegiato”.

Presidente, qual è la sua idea di Parco del Gargano?

Ho sempre ritenuto che il Parco sia stato visto più come qualcosa da tutelare e molto meno da valorizzare. La mia idea si basa invece sull'equazione secondo la quale la tutela deve essere uguale alla valorizzazione. Vero è che la tutela fine a se stessa è utile perché lavora al mantenimento della qualità ambientale del territorio - con alcuni dubbi per quanto mi riguarda - ma l'assenza di valorizzazione non sempre poi ritorna in termini di tutela.

Sui suoi dubbi credo di aver capito ma ci torneremo dopo. Valorizzazione in che termini?

Intendo economica, da cui poi scaturiscono anche degli effetti sociali. La tutela deve essere fattore utile ad una valorizzazione economica e sociale.

Però non possiamo nascondere che il 2020 sia stato un anno complicato per lei e per il Parco del Gargano

Sì, confermo. Non è stato un anno facile, per motivi sanitari e per motivi burocratici-gestionali. Mi sono ritrovato in una logica di deragliamento, ho dovuto confrontarmi con situazioni inattese. La vicenda della direzione racconta esattamente in maniera figurata questo deragliamento

A tal proposito Lei è stato al centro di un feroce scontro politico tra M5S e Lega, con i primi che l'hanno attaccata oltre che per l'allontanamento di Maria Villani ancor prima per la sua amicizia con Massimo Casanova, che, lo ricordiamo, è la massima espressione della Lega in Puglia e al Sud

E' stato un attacco strumentale perché chi mi conosce sa che faccio politica territoriale. Eppure, in maniera strumentale, qualcuno mi ha voluto fare oggetto di politica di colore e tra l'altro associandomi a certe persone piuttosto che ad altre. Io sono consapevole di una cosa, le persone con cui interloquisco sono quelle che sanno poi esprimere delle visioni di sviluppo del territorio. Chi non lo sa fare non è più un mio interlocutore privilegiato.

E Casanova è uno di questi

Casanova è una persona che ha tutta la mia stima e il mio rispetto, c'è sempre stato un rapporto corretto, mai richieste in più, abbiamo chiacchierato di argomenti di interessi generali e mai particolari, non capisco per quale ragione questo tipo di comportamento o relazionalità debba essere sacrificata soltanto perché si contraddistingue di colore.

L'hanno immortatalata ad una manifestazione della Lega

La manifestazione era terminata, tanto è vero che la fotografia che mi ritrae insieme a mio figlio, mostra chiaramente che le bandiere erano ripiegate. Se io ho piacere di fermarmi con amministratori del territorio perché non dovrei, non vedo quale sia il problema. A questo punto avrei dovuto sentirmi in imbarazzo anche quando alle Tremiti ho fatto una passeggiata in barca con Emiliano o quando ho incontrato altra gente che ha rappresentanze istituzionali e politiche.

Non ci ha ancora detto perché ha rotto con Villani

Con l'ex direttrice non si è realizzato quel rapporto che naturalmente deve esistere tra una funzione di presidenza e una funzione di direzione. Quella vicenda purtroppo mi ha portato ad assumere delle posizioni, alcune anche su linee giudiziarie

A cosa si riferisce?

Preferisco aspettare l'esito di queste vicende

A tal proposito, rispetto alla sentenza del tribunale del lavoro che ha rigettato il ricorso dell'ex direttrice, secondo lei Villani avrà torto anche nel merito?

Mi permetto di dire, senza aver il timore di sbagliare, che se il giudice non ha riscontrato la richiesta d'urgenza, di reinserimento nella funzione, è perchè evidentemente le argomentazioni sono abbastanza franose

Quindi, oggi si sente più forte o delegittimato da tutta questa serie di accadimenti?

Mi sento come il primo giorno, una persona chiamata al servizio di un territorio. Aggiungo, l'atto deciso dai sindaci con cui hanno comunicato la loro fiducia e stima nel mio operato, mi fa onore e mi responsabilizza ancor di più.

Non crede però che la sua figura anche in questo caso sia stata strumentalizzata? Come a dire, siccome temiamo l'arrivo di un presidente a cinquestelle, prima che sia troppo tardi teniamoci e facciamoci piacere Pazienza

No, ritengo invece che derivi da una consapevolezza della situazione

Quella che a suo parere non hanno avuto altri?

Guardi, dei cinquestelle sottolinerei la scarsa capacità di approfondimento di temi e soprattutto la scarsa capacità di buoni comportamenti politico-istituzionali

Lasciamo per un attimo questi aspetti e passiamo alle sue idee di sviluppo del territorio. Secondo lei perché l'idea di una funivia o funicolare che dir si voglia, o di un parcheggio, sono state percepite diversamente e definite strampalate e sconclusionate?

Le rispondo così, credo sia fortemente strampalato continuare a gestire quell'area nel modo in cui oggi è gestita. Il 15 agosto scorso, in Foresta Umbra, c'erano file interminabili di auto parcheggiate ovunque, ne abbiamo contate 1500. Tutto mi è sembrata tranne che una riserva naturale protetta. Ecco perché ritengo che un bene ambientale vada valorizzato economicamente. Penso al tickeyting, attraverso il quale potremmo remunerare persone impegnate economicamente in quella gestione ed investire il surplus per progetti ambientali.

Ma perchè le sue idee non convincono l'area degli ambientalisti?

Io sono consapevole di essere oggetto di attacchi da parte di un piccolo pool di persone, che essendosi ritrovate estromesse da certe gestioni, è chiaro che non attendono altro che il momento giusto per poter focalizzare l'argomento e renderlo oggetto di strumentalizzazioni e di attacchi.

Non sarà forse che questa terra, per la sua morfologia e la sua storia, si presti più al cammino, alla scoperta dei luoghi, alla fatica, quindi alle cose più impervie. Che non piace l'idea di un futuro artefatto o di un territorio stravolto?

Dovremmo chiederci come mai le funivie in ambiente dolomitico, dai paesaggi più fragili dei nostri, ci sono. E' un diverso modo di muoversi nel territorio. Con la funivia elimineremmo chilometri su strada. Un ambientalismo attento dovrebbe sapere che vorrebbe dire ridurre la produzione di Co2.

Allora cos'è? Paura, incomprensione, punti di vista, strumentalizzazione, antipatia nei suoi confronti. Cosa secondo lei?

La mia mente corre ad una strumentalizzazione. Una critica al verbo di Pasquale Pazienza

Si riferisce anche al dibattito sull'Oasi Lago Salso?

Qui mi tocca fare delle precisazioni

Faccia pure

Al mio arrivo, l'Oasi Lago Salso era già chiuso, io ho avviato una procedura di scioglimento della Oasi Lago Salso spa a ragion veduta perché quando ho cominciato a cercare di recuperare evidenze all'interno di quella gestione sbagliata, mi sono ritrovato di fronte ad una mala gestio di cui non potevo rendermi corresponsabile al 96%. Uscirà a breve il report del liquidatore unico dove quelle criticità, che erano state viste, sono venute fuori in tutta la sua eclatanza. Di gestione ambientale ne è stata fatta ben poco.

Nient'altro?

Ci sarebbe tanto da aggiungere. Basti pensare che in un progetto life, sempre perché mal gestito, la provincia di Foggia è entrata nella black list della commissione europea.

L'Oasi a chi finirà?

Non va dimenticato che esiste una convenzione, un accordo di programma tra il Comune di Manfredonia e l'Ente Parco Nazionale, ovvero l'Oasi Lago Salso Spa. La cosa non può essere restituita così tout court nelle mani del Comune di Manfredonia. Ci sono degli impegni economici che vanno valorizzati, ci sono degli investimenti. L'impegno è su un arco temporale ben definito. Io in quell'area opero attraverso il mio liquidatore unico, il cui mandato è quello di superare delle criticità gestionali che hanno caratterizzato la gestione fino al mio arrivo.

Quindi?

Quindi Pasquale Pazienza resta senza parole quando invia delle note di richiesta al Comune di Manfredonia e non riceve risposta. Io ho inviato delle richieste per comprendere la destinazione d'uso di quelli immobili ma non ho ricevuto risposta.

Secondo Lei come andrebbe gestito?

Ho sempre sostenuto e lo dico convintamente, che la gestione di quel sito non è assolutamente utile ad un comune della portata di Manfredonia. Neanche nella situazione più rosea di bilancio, è un buco nero economico-finanziario. In tutti questi anni non c'è stata alcuna gestione orientata a far si che quel sito diventasse produttivo.

A chi andrebbe affidato allora?

L'impegno c'è, il cilindro no. A mio modo di vedere deve diventare riserva naturale di Stato e far entrare i carabinieri forestali del reparto biodiversità associando quell'area ad altre iniziative.

Nelle risposte precedenti ha richiamato un piccolo pool di persone che giudicherebbe a prescindere e tenterebbe di mettere in cattiva luce il suo operato. Si riferisce alle stesse persone che in modo dispregiativo ha definito ambientaloidi?

Premetto che il mio era un modo giocoso e non ha un significato dispregiativo (Pazienza lo spiega), ritengo altresì che l'ambientalismo sia una cosa seria e che ambientalista è chi ha una cultura di tutela ambientale e fa si che quell'ambiente coesista e non confligga con gli interessi territoriali.

Quindi chi è l'ambientaloide oggi?

Chi inneggia ai valori ambientali professandosi volontario però poi da altre parti ha fonti di guadagno non irrisorie. Questo volontariato ambientalista fa diventare ambientaloide chi lo pratica.

Ce ne sono tanti?

Ce ne sono abbastanza.

Pazienza è il giusto o il cattivo?

Non mi è mai capitato di passare attraverso una funzione e non prendere decisioni. Sarebbe il peggior modo di interpretare un ruolo, tra l'altro di così tale importanza qual è quello della presidenza del Parco del Gargano.

Quindi?

Io cerco il dialogo. Se qualcuno però non si apre perché ritiene di essere parte lesa, allora a quel punto comincio a comprendere che non ho momenti di confronto e non posso star fermo. C'è chi ha lavorato alle divisioni. Non comprendo la ragione per la quale quella parte politica non si sente più tutelata da me che faccio politica del territorio.

Lei cerca il dialogo ma poi seleziona i suoi interlocutori

Dal 7 agosto del 2019 è stato un parco aperto, chi non ha dialogato è chi è voluto uscire dal Parco. Si autoesonera dal dialogo chi decide di combattere in trincea la presidenza del Parco.

Qualcuno sostiene che il Parco del Gargano sia stato utilizzato come un bancomat per sagre e feste

Posso portare evidenza che una quota di ambientalisti del Gargano, gli ambientaloidi, sono quelli che sono venuti a bussare alla porta del Parco chiedendo evidenze per accompagnare manifestazioni che di ambiente avevano poco o nulla. E ho ritenuto di non accompagnare quelle proposte.

Quindi sta confermando che il Parco, prima del suo arrivo, lo era?

In realtà ho avuto modo di osservare che chi mi ha preceduto ha comunque cercato di dare una sterzata.

Cambiamo argomento. Il Piano del Parco a che punto è?

Ci stiamo lavorando. Si è già lavorato all'adeguamento e ammodernamento del piano ed è in itinere. A tal proposito mi chiedo come mai tutta questa cittadinanza attiva, in 25 anni non si è ricordata di essere da impulso alla produzione del piano del parco e se ne ricordano solo adesso.

Secondo Lei i sindaci possono fare di più e meglio?

Probabilmente come comunità del parco potremmo fare qualcosa di più. C'è bisogno di tempo. Il parco sarà più chiaramente piazzato nel territorio locale quando il piano del parco, il regolamento del parco, il piano di sviluppo sociale del parco, saranno definiti. Avremo chiaro il perimetro all'interno del quale il piano esiste da un punto di visto normativo.

Estenderete la perimetrazione?

Non escludo che ciò possa avvenire nella misura in cui qualche comunità locale lo manifesti. Oggi la normativa va nella direzione delle famose Zone Economiche Ambientali Zea, anche se questo contenitore deve essere meglio riempito di contenuti specifici, ma se questo è l'orientamento, per quelle aree che sono marginali ci sarebbe tutta la convenienza per essere dentro un'area parco.

Perché non ha firmato il manifesto del Parco?

Dunque, i promotori vennero a presentarmi il manifesto del buon governo del Parco, che lessi seduta stante. Erano esattamente dieci punti, ovvero dieci dichiarazioni di principio. Le avrei dovute firmare per farci il titolo sul giornale e farci belli che noi siamo quelli del buon governo del Parco?

Quindi si è rifiutato

No, ho rilanciato dicendo: lasciatemelo qui perché lo voglio declinare in 'n' operatività. Ci prendiamo un impegno ad eseguire quelle operatività e io lo firmo. Mi fu detto che non era possibile ragionare così, a questo punto chi si è tirato indietro?

Perché non era possibile?

Perché era stato già firmato da centinaia e centinaia di persone. Voglio chiarire un aspetto, io non sono per gli slogan, perché gli slogan ci creano visibilità ma non portano da nessuna parte.

Però il messaggio che è passato è che lei si sia rifiutato di firmarlo

Quando la speculazione arriva anche dai giovani la cosa mi fa raccapricciare. Strumentalizzazione da una parte e speculazione dall'altra, ma il Parco come lo rigiriamo, con questo tipo di atteggiamento culturale? Ho dubbi.

E sempre aperto al dialogo?

Certo, ma con metodi di ragionamento diversi altrimenti diventa tutto inutile.

C'è un'altra idea definita balzana: l'abbruciamento dei residui di potatura

La tecnica agronomica oggi praticata come conseguenza della norma regionale è la trinciatura e l'abbandono sul sito di questo materiale, in cui vivono dei parassiti e il fatto che quella biomassa continui ad esistere nel terreno, può determinare focolai per la moltiplicazione di quei parassiti. In particolare c'è il moscerino suggiscorza, il principale responsabile dell'essiccamento delle chiome, un fenomeno particolarmente presente sul Gargano e che intacca anche gli uliveti.

Quindi?

Se la tecnica economica è quella dell'abbruciamento, allora che sia abbruciamento. C'è una legge nazionale. Perché non devo andarmi a ricollocare in quella disposizione normativa? Perché non devo farlo?

Però dopo i residui restano

Il mio modello ideale è quello di andare a rimuovere i residui di potatura per portarli alla valorizzazione energetica.

Ovvero, un impianto a biomassa

Io mi riferisco a un impianto per la produzione di biochar, ammendante per i terreni e materiale che per la sua natura diventa anche un assorbente e stoccaggio di Co2.

A proposito di progetti, i cinquestelle spingono per la strada a scorrimento veloce, altri no. Lei invece?

E' indubbio che il Gargano abbia un problema di accessibilità e di mobilità. Sempre per le vicende di sviluppo socio-economico delle comunità locali, sono del parere che non si possa andare a sacrificare del tutto la possibilità di intervenire su questi temi. Poi possiamo ragionare sul modo, ma attenzione, bisogna anche avere la maturità di dire: se diciamo no alla strada stiamo dicendo si alla ferrovia, se diciamo no alla ferrovia a cos'altro stiamo dicendo si?

Sta dicendo che è d'accordo

Sto dicendo che l'esigenza di mobilità e accessibilità del Gargano è effettivamente esistente. Non è possibile che uno studente di Vieste o di Carpino impieghi tanto tempo per arrivare ad esempio a Bari. E' anche su questo che si gioca la vicenda turistica del nostro territorio.

Con cos'altro ce la giochiamo?

Va fatto un ragionamento di territorio. Mi viene in mente che anni fa la provincia era dotata di un laboratorio Ptct sulla programmazione territoriale, ma purtroppo quelle esperienze il territorio non le ha ripetute.

Torniamo all'attualità. Ha fatto discutere il ritrovamento di un ibrido cane-lupo ammazzato appeso ad un albero. Un'immagine orribile.

Sì, per quanto possa comprendersi la rabbia di un allevatore, dispiace vedere un animale trucidato in quella maniera.

Secondo Lei perché si arriva a questo conflitto?

Perché ci sono dei fenomeni che non sono stati resi oggetto di alcun tipo di gestione negli anni addietro.

E il Parco cosa sta facendo su questo fronte?

Premesso che la gestione del lupo è nazionale, tra il ministero dell'Ambiente ed Ispra, da lunghe chiacchierate con i veterinari della Asl mi risulta che un buon 80% degli attacchi alla zootecnia di area parco è frutto di cani ibridati. Nel febbraio 2020, su mia proposta, di concerto con i veterinari della Asl, l'Ente ha deliberato un'attività finalizzata alla mitigazione del randagismo in area Parco con Francesca Toto di Zero Cani in Canile.

Oggi a che punto siamo?

Stiamo facendo degli incontri telematici che diventeranno nelle prossime settimane interventi nel territorio con i carabinieri forestali, la guardia di finanza, la polizia stradale, le forze dell'ordine. Noi recuperiamo segnalazioni rispetto alla presenza di cani randagi per dare indicazioni a chi nella Asl si porterà nel territorio per andare a fare un'attività di sterilizzazione.

Presidente, siamo giunti al termine della nostra chiacchierata. Le chiedo se ha un sogno o di dirci la sua mission

Da presidente del Parco Nazionale del Gargano, favorire il processo di una osmosi tra uomo e ambiente.


 


 


 


 


 


 

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