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VIDEO | Impianto di compostaggio divide i sanseveresi, grave ritardo della Regione in tema di rifiuti

Il dato che probabilmente con maggiore evidenza emerge dall'assemblea pubblica voluta ieri dall'amministrazione comunale di San Severo è che fautori e detrattori del nascente impianto di compostaggio per il trattamento dei rifiuti organici di marca Sagedil non si incontreranno mai. Viaggiano, è chiaro, su due rette (politiche) parallele, rimaste tali all'esito dell'incontro. Un secondo dato è il ritardo, enorme, del Governo regionale in tema di rifiuti: avrebbe dovuto garantire impianti di trattamento della Forsu pubblici, non è stato capace di cavare un ragno dal buco in tanti anni.

E i territori non sono esenti, visto che era demandata proprio agli ambiti la questione impiantistica. Ed oggi, per stessa ammissione del commissario della agenzia regionale diventata unica, Gianfranco Grandaliano, presente ieri al museo civico a San severo, non si sa come fare per scongiurare l'emergenza. È allo studio il nuovo piano regionale ma è ancora di là da venire. Nel contempo i privati si fanno avanti. E, in una situazione di libero mercato, gli enti preposti al via libera autorizzativo (leggi provincia) non possono far altro che mettere a punto tutta una serie di regole, rigide, entro le quali il privato dovrà muoversi.

Le stesse che insistono oggi n capo alla Sagedil, l'azienda romana che ha ricevuto via libera per la costruzione di un impianto da 45mila tonnellate in area ex Safaab. I lavori di costruzione inizieranno subito dopo l'estate e si conta di essere operativi entro il 2018. Tratterà rifiuti organici, per chiudere il ciclo di rifiuti con la produzione di compost di qualità. L'istanza risale all'amministrazione Savino, la Provincia ha messo in campo un lungo e rigido iter autorizzativo, la Sagedil ha sottostato a tutte le prescrizioni - dicono - in termini di sicurezza, di contenimento odorifero (per scongiurare una Lucera 2), e di alta tecnologica, firmando al contempo una convenzione col Comune di San severo per l'abbattimento della tassa sui rifiuti, l'utilizzo di manodopera e ditte locali, seicentomila euro di opere pubbliche compensative.

La partita insomma è chiusa. Il ritardo del pubblico si paga. Vi è da dire, ad ogni modo, che gli impianti di compostaggio non sono pericolosi in sè, al contrario: sono l'auspicabile ultimo anello della catena del ciclo dei dei rifiuti, tanto più se ad elevata tecnologia. L'unico rischio riguarda la questione odorifera, sulla quale è ovvio bisognerà monitorare, e, secondo gli oppositori, la capienza eccessiva. Ma, è ovvio, il privato deve necessariamente fare i conti con la propria sostenibilità economica e il proprio business. Perché i rifiuti sono un business. Solo la Regione Puglia - e, a scalare gli ambiti provinciali, non lo hanno mai capito, portando il territorio ad un tale livello di emergenza. 

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