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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Resa dei conti in Forza Italia. Iaccarino nel mirino (per aver votato Cusmai) vuole la testa di Di Mauro: "Con te partito al 4%"

Il presidente del Consiglio comunale di Foggia spiega le ragioni del suo sostegno a Rosario Cusmai e, dunque, al centrosinistra, alle ultime elezioni regionali: "È mio cugino". Braccio di ferro con il collega azzurro

"Raffaele Di Mauro deve dimettersi da coordinatore provinciale di Forza Italia perché ha trascinato, nell’arco di 12 mesi, il partito dal 15% al 4,6%. È un disastro. E ora vuole mettere in discussione il più suffragato? Dovrebbe farmi una statua, perché è arrivato sesto e se non avessi portato io 1400 voti non sarebbe nemmeno scattato. Quindi, oltre a tacere, dovrebbe benedire la mia elezione e quella di Landella".

Il presidente del Consiglio comunale di Foggia Leonardo Iaccarino, a briglie sciolte, chiede la testa del coordinatore provinciale di Forza Italia. Recentemente, è stato deferito ai probiviri e, al tavolo delle trattative della verifica politica a Palazzo di Città, il partito ha precisato che la presidenza del Consiglio non è in quota a Forza Italia. "A me non interessa nulla del parere del coordinatore di Forza Italia, perché Di Mauro è colui che ha distrutto un partito in un anno di tempo. Basti pensare che Longo, Di Pasqua, Rignanese, Iacovangelo, Landella e tutti gli assessori non ci sono più. Oggi Forza Italia ha due rappresentanti nell’amministrazione comunale". Lui e Di Mauro, capogruppo di Forza Italia.

Non è un mistero che Leonardo Iaccarino, alle ultime elezioni regionali, abbia votato e fatto votare Rosario Cusmai, candidato di Italia in Comune, nella coalizione a sostegno di Michele Emiliano. "Mio malgrado sono stato costretto a fare un altro tipo di campagna elettorale perché Forza Italia non ha candidato l’unica dirigente azzurra che avevamo in quota rosa su Foggia: Michaela Di Donna".

A lei e al sindaco aveva promesso il suo sostegno. Ma quando la candidatura le è stata negata, si è sentito libero di dirottare i voti altrove. "In Forza Italia nessun candidato mi piaceva, e quindi ho dato una mano a Rosario Cusmai, che è mio cugino". Subito dopo la presentazione delle liste, lo ha riferito al sindaco. "Mi ha risposto che di fronte alla candidatura di un cugino non avrebbe potuto obbligarmi a sostenere Forza Italia o la Lega". Il rapporto di parentela avrebbe giustificato la scelta. "Questo non significa che venga meno il patto che ho fatto l’anno scorso durante le elezioni amministrative con Landella e che quindi mi defilo dalla maggioranza. Il mio sostegno incondizionato resta. Di Mauro oggi vuole trovare l’alibi per mettere sul tavolo qualcosa che non esiste. L’unica cosa che deve mettere sul tavolo, se ha ancora un minimo di dignità personale e politica, sono le sue dimissioni da coordinatore provinciale del partito". 

Si dice aggiornatissimo sulle vicende del rimpasto: sente telefonicamente almeno due o tre volte al giorno il sindaco, segno dell'ormai ritrovata sintonia. Fatto salvo il ruolo super partes, è stato eletto nel centrodestra, nella lista di Forza Italia, e la sua collocazione non cambia, anche in virtù del patto di lealtà e fedeltà con Landella - che intende rispettare - stretto subito dopo le Primare. "La presidenza del Consiglio non si può toccare. Non c’entra niente, perché io sono stato eletto, non nominato. Il presidente del Consiglio viene sfiduciato sulla base di motivazioni validissime che sono gravi e reiterati atti contro la legge. E non mi sembra di aver commesso qualcosa di così grave votando e sostenendo Rosario Cusmai".

Il verdetto dei probiviri non lo preoccupa: "Un consigliere comunale che viene eletto in una lista, decide in Consiglio comunale se va via o rimane. La mia posizione è legittimata dal fatto che sono stato eletto nella lista di Forza Italia. Il collegio dei probiviri si può esprimere e ti mette fuori dagli organi direttivi del partito. Il popolo ha scritto Iaccarino e ha messo la croce su Forza Italia, quindi Di Mauro farebbe bene a rassegnarsi".

Archivia in fretta il caso e antepone i problemi della città alle beghe interne e alla verifica: "In questo momento, onestamente, mi preoccupa di più la criminalità dilagante. I temi politici, che comunque meritano risposte e attenzioni, vengono in secondo piano - conclude Iaccarino - Una città in lutto per la morte di Francesco Traiano non può permettersi di concentrare la propria attenzione esclusivamente sui temi di natura politica".

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