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I meloniani foggiani puntano a un candidato sindaco civico: “I partiti devono fare un passo di lato”

Dalle Provinciali alle Amministrative d'autunno a Foggia. Intervista al deputato di Fratelli d'Italia Giandonato La Salandra

“Nessuno vuole mettere in discussione la coalizione, ma la coalizione non è un dogma”. I postumi delle Provinciali non sono stati ancora smaltiti, ma i toni da campagna elettorale si vanno affievolendo. L’ascia di guerra si può anche deporre, ma le alleanze non le prescrive il medico.

Il parlamentare di Fratelli d’Italia, Giandonato La Salandra, si toglie qualche sassolino dalla scarpa, ma scinde un’elezione di secondo livello dalle Comunali, a Foggia poi. Si vanta di fare politica dagli anni dell’adolescenza e sull’identità non accetta paternali: “La capacità di ognuno di noi di essere coerenti e di stare sempre dalla stessa parte, conservare la propria identità nel tempo, a prescindere dalle percentuali elettorali, dagli eventi, quella è l’identità”.

Fratelli d’Italia sta costruendo la sua lista per le Amministrative. Il grosso è fatto, ci sarebbero già una ventina di nomi, e con ogni probabilità potrebbe mettere su anche una lista civica.

“Quando nacque il centrodestra, Pinuccio Tatarella diceva di andare oltre il Polo. È evidente che bisogna avere una identità, ma non si individua in un nome, quanto in un percorso di coerenza – afferma l’onorevole La Salandra - Dopodiché, in questo momento, la priorità dei partiti è quella di continuare nel lavoro di ricostruzione interna, nel caso del Comune di Foggia, per presentare alla collettività delle liste che restituiscano quella credibilità che negli ultimi tempi la politica, probabilmente, ha perso”. Le Provinciali, per lui, hanno rappresentato un “laboratorio”, che suggerisce di aprire al civismo.

Probabilmente, sono state anche una prova muscolare. “Se qualcuno avrà fatto la scelta di farsi contare e farsi pesare, l’avrà fatto con la consapevolezza di tutto ciò che questo comporta”, aveva detto una settimana prima del voto, ai microfoni di FoggiaToday, il commissario provinciale Galeazzo Bignami a proposito della candidatura alternativa degli “amici del centrodestra”, che avrebbe costituito un problema nel caso avesse determinato la vittoria del centrosinistra.

Oggi vale la pena indagare quali siano le reali ripercussioni nei rapporti con gli alleati e con coloro che si sono posti fuori dal perimetro tracciato da Forza Italia e Fratelli d’Italia. “La risposta è esattamente nelle parole di Galeazzo Bignami – afferma il deputato meloniano - È evidente che alle Provinciali si sia consumato un problema politico. Le Provinciali, però, sono un’elezione di secondo livello, in cui votano gli amministratori, con una legge elettorale che porta a indicare come presidente chi prende un voto ponderato in più. Alle Comunali, la legge elettorale si basa sul doppio turno. Tra l’altro, io non voglio dare una delusione a qualcuno, ma se andiamo a vedere i numeri delle Provinciali, l’analisi del voto più seria e più critica la dovrebbe fare il centrosinistra, perché è evidente che, con un centrodestra sostanzialmente diviso, e pur governando a Cerignola, Lucera e San Severo, chi ha vinto di misura è il centrosinistra”.

Però sono volati gli stracci, specie tra voi e la Lega. Con che spirito ci si siede intorno allo stesso tavolo dopo le pesanti dichiarazioni degli ultimi giorni?

La politica è l’arte del possibile. La Lega ha fatto una scelta, quella di porsi fuori dalla coalizione. Ognuno è libero di fare delle scelte. Del resto, non è la prima volta. Chi ha memoria storica, ricorderà che nel 2020, ad esempio, la Lega voleva assolutamente indicare il candidato del centrodestra alle Comunali di Lucera. Forza Italia e Fratelli d’Italia, invece, che pure avevano dei candidati propri, ritennero che la soluzione migliore, fosse quella di andare fuori dai propri partiti e individuarono in Giuseppe De Sabato quella figura. Dopodiché, se la Lega ritiene di seguire per il Comune di Foggia un altro percorso è libera di farlo.

La Lega ha sostanzialmente detto che avete portato alla causa "un bottino davvero risibile".

Ma perché la Lega conosce i nomi e i cognomi dei consiglieri comunali che sono tesserati a Fratelli d’Italia per poter dire che abbiamo portato un bottino risibile? Io credo che abbiamo portato un significativo contributo alla candidatura di Nicola Gatta, allo stesso modo di Forza Italia. E Nicola Gatta ha avuto la capacità di raccogliere anche fuori dai partiti, vedi Cerignola, San Severo e la stessa Lucera. Del resto, la Lega ricorderà che nel 2018, quando fu lei a imporre anche insieme a Forza Italia la candidatura di Nicola Gatta perché riteneva che fosse la migliore per ìportare all’interno del centrodestra un mondo civico rappresentato da Leo Di Gioia, a quel tavolo giocammo ancor di più a carte scoperte con i voti ponderati di ogni singolo partito. Allora Fratelli d’Italia, considerato anche il Comune di Foggia, contava circa 12mila voti ponderati.

Stavolta quanti ne avevate? I conti tornano o manca qualcuno all’appello?

Stavolta credo ci muovessimo intorno ai 20-25mila come tesserati a FdI. Le schede rosse e le schede verdi sono estremamente chiare, anche guardando le singole maggioranze di questi Comuni. Si può creare confusione sulle schede blu, quelle dei piccoli comuni. C’è chiarezza anche nel voto delle schede grigie. Prima di parlare di quello che succede a casa degli altri, bisognerebbe capire quali sono i numeri in casa propria.

Le malelingue dicono che lei non abbia fatto campagna elettorale perché all’inizio non condivideva la candidatura di Gatta.

Io ho fatto campagna elettorale per Nicola Gatta. Rispondo in maniera estremamente franca, perché, come ho detto prima, la politica è un esercizio di memoria. Anche nel 2018 io non ero entusiasta della candidatura di Nicola Gatta, qualcuno dovrebbe ricordare che io sostenevo la candidatura di Costantino Ciavarella. Anche all’inizio di questa competizione elettorale non ero convintissimo della candidatura di Nicola Gatta, ma io faccio politica e la faccio sulla base della legge elettorale e sulla base dei numeri. Detto questo, per evitare il chiacchiericcio che va benissimo dal parrucchiere che frequento poco, io ho fatto un ragionamento estremamente elementare: ci sono i numeri che dicevano che Nicola Gatta avrebbe potuto raccogliere un consenso significativo a San Severo e a Lucera, che non si sarebbe mai spostato su nessun altro nome. Con Giannicola De Leonardis e Anna Maria Fallucchi abbiamo ritenuto insieme che quella soluzione fosse quella che avrebbe impedito al centrosinistra di occupare Palazzo Dogana. Dopodiché, basterebbe vedere anche per amicizie storiche i comuni dove sono sempre stato presente, ad esempio nell’ultima campagna elettorale, che cosa hanno votato. Se è mancato qualcuno andrebbe individuato essenzialmente nelle schede dei piccoli comuni.

È convenuto davvero perdere un assessore, Grazia Pennella, nell’unico grande comune di centrodestra, dove peraltro avevate già perso la rappresentanza consiliare?

Nella vita si sceglie se seguire un’idea o legarsi a un incarico. A Manfredonia, il sindaco Rotice legittimamente ha scelto di seguire una strada diversa dai due partiti che lo hanno sostenuto in campagna elettorale e nel corso di questa amministrazione. È libero, non doveva obbedire ai diktat di Fratelli d’Italia o di Forza Italia, ma fa il sindaco anche grazie al contribuito di Fratelli d’Italia e Forza Italia. Nicola Gatta ha perso per i numeri di Manfredonia, senza se e senza ma. In politica la matematica è un’opinione sicura.

Vale solo per Manfredonia questo provvedimento?

Manfredonia è un comune superiore ai 15mila abitanti e abbiamo presentato il simbolo. Il commissario ha sentito tutti gli amministratori della provincia, quantomeno per avere una maggiore contezza della situazione. Il punto è capire che prima di tutto viene sempre il partito, perché se si sta all’interno di un partito si segue un’idea e non un incarico. La politica non è perdere o guadagnare qualcosa, se quel qualcosa è soltanto un incarico. Oggi lo perdi, ma magari domani ne prendi due. Non è il calciomercato.

Quando finirà questa fase di commissariamento di Fratelli d’Italia in provincia di Foggia?

Anche io ero commissario provinciale. Sono stato nominato ex ufficio dall’allora onorevole Giorgia Meloni, il 21 marzo 2017, e avrei esercitato il ruolo di commissario provinciale fino alla celebrazione del congresso, come prevede lo statuto. Ho deciso di fare un passo indietro perché in un determinato momento ho sentito la necessità di mettere sulle mie spalle il peso politico di tutto quello che era successo. Talvolta in un partito, quando si ha un determinato ruolo, ci si fa carico anche di responsabilità non proprie e si rimette la propria delega. L’onorevole Galeazzo Bignami fa il commissario provinciale esattamente come l’ho fatto io, e lo farà fino alla celebrazione del congresso. Se in qualcuno c’è qualche desiderata è legittimo, ma le regole dello statuto sono scritte.

Com’è andato il tesseramento?

Quest’anno siamo un po’ cresciuti. Anche a Foggia città. Adesso siamo a 1075 tesserati. Forse abbiamo perso significativamente quando è scomparsa la figura di Franco Di Giuseppe, e sarebbe sbagliato dire il contrario, perché Franco era una figura di riferimento altissimo per un mondo che probabilmente oggi ha ancora difficoltà a riconoscersi all’interno di Fratelli d’Italia, un mondo centrista che però non deve essere emarginato. Noi siamo il partito che tiene la barra dritta sulla propria identità, ma sappiamo guardare oltre.

Avete indicato come strada da seguire per le Comunali quella tracciata da Nicola Gatta, un “processo di ampliamento al civismo”. Come si tradurrà?

Questa è una città che, all’indomani del commissariamento, anziché piegarsi su se stessa ha iniziato a sviluppare anche in tempi non sospetti una serie di movimenti e intelligenze che destano particolare interesse. Significa scegliere se vivere il dogma della coalizione o guardare oltre se stessi per il bene della città. Più che discutere su chi sarà il candidato sindaco del centrodestra, noi dobbiamo discutere sul metodo di costruzione delle liste da portare al candidato sindaco del centrodestra.

Il candidato sindaco sarà civico?

Penso che bisogna andare fuori dai partiti, se vuoi dialogare con i movimenti, con il civismo. I partiti devono fare un passo di lato rispetto alla città. In questo momento, la città deve sviluppare una nuova identità. Non può limitarsi a lamentarsi. Il centrosinistra, prima del Pd, presentava ordinariamente nove liste, molti di quelle liste sono sistematicamente presenti in tutte le varie civiche. Il modello centrosinistra è sempre lo stesso. È una bugia che si sia aperto al mondo civico. Ha semplicemente riciclato nelle liste civiche i propri uomini con numeri elettorali più bassi.

Secondo lei la città potrebbe ‘punirvi’ per tutto quello che è accaduto nella passata amministrazione?

Non so se la città ci punirà. Ritengo che stiamo svolgendo un lavoro importante, e credo che sia arrivato il momento di raccontare compiutamente alla città il lavoro che è stato fatto. È un principio della democrazia: se gli elettori ci daranno ragione avremo lavorato bene, altrimenti avremo sbagliato qualcosa.

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