Patto nel centrodestra, primarie aperte ma con la "norma Landella": corsa a quattro, si temono infiltrazioni e slealtà
Landella, Miranda, Mainiero, Iaccarino: ecco i nomi in corsa ai gazebo del 24 febbraio. De Leonardis valuta su chi puntare, Tarquinio si smarca: "Noi siamo persone serie". De Rosa durissimo: "Sconfitta della politica"
Candidature entro il 26 gennaio. Si vota il 24 febbraio. I ritardi in Forza Italia fanno slittare di una settimana la tabella di marcia. Ma comunque Lega e Fratelli d’Italia hanno vinto: saranno primarie. Per la prima volta nel centrodestra: un evento storico. Al quale ci si sta preparando con regole e codici comportamentali, che già hanno fatto storcere il naso a più di qualcuno: come si può gareggiare senza evidenziare limiti e criticità di un Landella uscente, ad esempio? “Bisogna andare oltre, dire cosa si vuol fare in meglio” replicano tranchant dalle parti azzurre. D’altronde il Codice Etico è chiaro, firmato dai segretari regionali che partecipano al tavolo del centrodestra: Forza Italia, Lega, Direzione Italia, Fratelli d’Italia, Idea. A Foggia (e solo a Foggia si inserisce anche l’Udc).
La “norma Landella”
“Al fine di non compromettere i principi di coesione ed unità del centrodestra – è scritto all’art.3-, tutti i candidati e i soggetti politici interessati alle elezioni amministrative 2019, né durante le primarie, né durante la competizione elettorale per le elezioni comunali 2019, potranno confrontarsi sulla gestione e sugli atti amministrativi prodotti dalla amministrazione in carica, in maniera costruttiva e non denigratoria, così da dare prova concreta di vera coesione della coalizione”. E’ la “norma Landella”, come è stata ribattezzata negli ambienti politici, dal momento che è l’unico uscente tra le città capoluogo interessate. Il sindaco di Foggia l’avrebbe espressamente richiesta. Il codice comportamentale vale nei luoghi pubblici ma anche in quelli privati e prevede la mancata candidatura di coloro i quali disattenderanno la regola.
I candidati a Foggia
Lunedì si insedierà il tavolo provinciale per le primarie per tutti gli adempimenti amministrativi del caso. A Foggia i candidati ci sono tutti, o quasi: Forza Italia (coesa?) schiera il sindaco uscente Landella, la Lega il presidente del consiglio comunale Luigi Miranda, new entry salviniana (la votazione ieri è finita in parità e alla fine ha scelto Caroppo, segretario regionale e commissario provinciale. Fuori il subcommissario Antonio Vigiano), Fratelli d’Italia il capogruppo comunale Giuseppe Mainiero, l’Udc il capogruppo Leonardo Iaccarino. I centristi si inseriscono solo nel tavolo foggiano (non ci sono a livello regionale) e per volontà del consigliere comunale: “Tra i candidati ci sono anche io, che rappresento l’area centrista e moderata” dichiara a Iaccarino Foggiatoday, ufficializzando la sua discesa in campo. L’Udc nel 2014 era nel centrosinistra, oggi fa le primarie del centrodestra, dopo un fugace passaggio al tavolo di Di Gioia per una “grande alleanza” centrista. “Ora si è schiarito il quadro del centrodestra e quindi restiamo qui” taglia corto Iaccarino, che promette: “Nessuna fuga dopo, il nostro è un patto di fedeltà, chiunque vinca verrà da noi sostenuto”. Solo qualche settimana fa Angelo Cera aveva stigmatizzato le primarie, dando pieno sostegno a Landella candidato; oggi, con il rientro di Iaccarino tra le fila dello scudocrociato, la musica cambia: “Assolutamente no, anche Cera concordava col fatto che condizione imprescindibile per sostenere Landella era l’unità della coalizione”. Sarà. Per il capogruppo uddiccino “più candidati non fanno il gioco del sindaco uscente: anzi, mi piacerebbe che ve ne fossero altri in campo – dichiara-, sarà una competizione pazzesca. I giochi non sono assolutamente fatti. Prevedo un’affluenza non inferiore alle 15mila persone”.
Le primarie sono aperte. Ed è chiaro che più si allarga la partecipazione, più aumentano le chances dei competitors di Landella. Che però sono pur sempre quattro: il voto rischia di frazionarsi a favore del sindaco.
Il dilemma di De Leonardis
Ancora non hanno deciso, invece, su chi “investire” Giannicola De Leonardis e Franco Di Giuseppe. Logica vorrebbe che sostenessero Landella, avendo fatto parte e facendo parte tutt’oggi del suo governo. Ma c’è anche il “matrimonio” con i Fratelli d’Italia a livello nazionale: Landella o Mainiero? “Non lo sappiamo ancora, potremmo anche proporre un nostro nome” dichiara a Foggiatoday il consigliere regionale. L’ipotesi più accreditata da quelle parti sembra essere “mani libere” agli elettori. Ma si stanno pesando le forze in campo: Landella è indubbiamente favorito, probabile un accasamento ufficiale da quelle parti. Solo ieri De Leonardis salutava l’accettazione delle primarie da parte di Landella con queste parole: ““Franco Landella è il sindaco uscente di Foggia, carica ricoperta con autorevolezza in anni certamente non facili sia per la città che per un’amministrazione assediata da continue emergenze, e penalizzata da un governo regionale senza alcuna visione strategica e programmatica anche per quanto riguarda il nostro territorio. L’aver anteposto l’interesse della coalizione del centrodestra - che deve rimanere unita per confermare il successo di cinque anni fa, e respingere le velleità di un Movimento 5 Stelle che sta dando ovunque evidenti manifestazioni di incapacità nel governare, e di coalizioni ibride all’insegna del trasformismo e senza alcuna identità politica– a legittime motivazioni e aspirazioni personali, è un gesto di grande responsabilità che va sottolineato. Così come va riconosciuto e apprezzato il passo indietro da parte di Forza Italia, che sia a Bari che a Foggia ha accettato il metodo delle primarie in mancanza di un candidato condiviso. Adesso i nostri sforzi devono essere finalizzati a una competizione leale tra i candidati e al coinvolgimento del popolo del centrodestra, per una massiccia partecipazione e condivisione dei nostri programmi e degli sforzi ancora da compiere”.
Tarquinio non ci sta, De Rosa deluso: "E' sconfitta della politica"
Restano fuori dalla competizione Lucio Tarquinio e Mimmo Verile con il loro neonato “Azzurro Popolare”. L’idea di una “grande alleanza centrista” (che si allargherebbe al centrosinistra) resta più allettante di un sostegno al sindaco uscente, ove dovesse vincere. “Non partecipiamo alle primarie per una questione etica – dichiara tanchant a Foggiatoday l’ex senatore-. Siccome tra le probabilità c’è anche la vittoria di Landella e noi non potremmo mai votarlo o farlo votare, semplicemente non partecipiamo. Noi siamo seri. A differenza di altri. E lo abbiamo detto al tavolo sin dall’inizio” chiosa Tarquinio. Sullo sfondo la rottura con Landella all’indomani dell’estromissione degli ex assessori Verile, Grilli e De Rosa dalla giunta. Una rottura mai sanata. Durissimo Gianni De Rosa: "Per l'ennesima volta Foggia dimostra il modo insignificante di fare politica" affonda, "senza un progetto per la città, senza visione". "Landella parte dalla dignità, poi la dignità -con cui non ha alcuna dimestichezza secondo me- la dimentica, stabilisce che non vale più e partecipa alle primarie. Lo fa a ragione veduta, verificando la confusione che vige nel centrodestra e il frazionamento della proposta. Perchè quando la politica non riesce ad unirsi attorno ad un unico candidato, è la sua sconfitta. Si può vincere anche quando la gente non ti vuole, si possono rastrellare voti in tanti modi, con il potere che la gestione di governo ti dà. Ma è politica questa? E' amore per la città?" affonda ancora De Rosa. "Si scoprono oggi le strade dissestate, l'emergenza abitativa: si continua a non tener conto dell'invenduto e a mangiare in verde agricolo" tuona. E pronostica: "Io auspico che vinca Miranda ma Landella è una macchina da guerra elettorale". E se la prende con i troppi candidati in campo: "Amore per la città è anche sapere fare un passo indietro". Lui starà fermo. Attendendo le evoluzioni. Anche in casa centrosinistra, "che non sta certamente meglio del centrodestra".
Sarà fedeltà fino alla fine?
Questo il quadro attuale. Mentre c’è già chi bolla i gazebo come una farsa. “Nessuno rispetterà quel patto, né dentro i partiti, né all’indomani del risultato”. Il “timore” degli avversari del sindaco uscente è proprio una sua vittoria, che lo legittimerebbe stavolta doppiamente. Quanti realmente lo sosterrebbero, poi, nel secondo round? Troppe contiguità tra progetti diversi, rapporti politici trasversali, spaccature interne, redde rationem e dissapori, partite giocate su più livelli. E precedenti storici che non giocano certamente a favore della lealtà. Intanto si provano a mobilitare “masse”. Le primarie, dicevamo, sono aperte. Le “infiltrazioni” sono possibili e, allo stato, contromisure non ve ne sono. O non si vogliono istituire di proposito?