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'71100 volte meglio', le associazioni giovanili foggiane fanno squadra: "Le nostre istanze alle forze politiche per costruire la città del futuro"

Quattro realtà giovanili foggiane (Unione degli studenti, Ottavia, Link Foggia e Sfoggia) oggi hanno presentato il proprio documento programmatico: "Sarà la base del confronto con forze politiche e cittadinanza. In essa confluiscono proposte, analisi e visioni della città del futuro"

Il titolo si ispira allo storico Cap della città di Foggia, per dar corpo alle proprie idee, nella speranza che presto si traducano in azioni. Quattro realtà giovanili foggiane (Unione degli studenti, Ottavia, Link Foggia e Sfoggia) oggi hanno presentato il proprio documento programmatico. Obiettivo comune: produrre azioni significative per accelerare il risveglio della città dallo stato comatoso in cui versa da tanto, troppo tempo.

’71100 volte meglio’ “è la mozione che raccoglie tutte le istanze e le prerogative di cui abbiamo discusso negli ultimi mesi. Sarà la base del confronto con forze politiche e cittadinanza. In essa confluiscono proposte, analisi e visioni della città del futuro. Dobbiamo tornare a parlare delle questioni giovanili e dobbiamo farlo in modo concreto, avanzando proposte realizzabili e dando una lettura lucida della situazione in città. Dobbiamo riportare al centro i temi reali, quelli che sono stati spesso abbandonati e messi da parte”, spiegano i promotori del documento che si articola in quattro punti: cura della città, istruzione, lavoro e politiche giovanili.

Il tutto mosso da un cambio di metodo, che preveda la “la massima trasparenza nei finanziamenti delle campagne elettorali alla luce di quanto è noto accada quando si parla di questa materia” e l’abbandono del manuale ‘Cencelli’: “È anche giusto far sì che il peso elettorale dei singoli determini alcune scelte, ma chi sottoscrive questo documento si impegna ad indicare persone che abbiano competenze e capacità per il posto che gli si attribuisce”.

Infine, un patto transpolitico contro la mafia di Capitanata, che “è una questione democratica e sociale, un fenomeno che non si può abbattere unicamente con l'intervento repressivo dello Stato ma necessita di una sinergia tra cittadinanza, politica e mondo del sociale. La lotta alla mafia e la giustizia sociale sono princìpi che ora più che mai devono prescindere dal colore politico”.

Il patto antimafia deve passare attraverso il rinnovamento della filiera lavorativa, un piano per il riutilizzo dei beni confiscati attraverso il coinvolgimento di associazioni e parti sociali del territorio e delle misure specifiche di contrasto al racket: “Conosciamo i mezzi tramite i quali la criminalità organizzata agisce, e riteniamo indispensabile creare bandi di finanziamento per sostenere le attività minori, istituzione di un bollino etico gestito dal comune in collaborazione con le associazioni di categoria e istituzione di una consulta dei piccoli imprenditori sempre a tutela della piccola imprenditoria, la categoria più esposta al ricatto mafioso”.

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