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La battaglia di Menga contro i "vertici illegittimi" del M5S: "Siamo più dittatoriali di quelli a cui facevamo la morale"

L'espulsione della deputata foggiana dal gruppo parlamentare, nella lettera, è motivata dalla sua dichiarazione di voto. Saranno i probiviri, invece, a pronunciarsi sulla sua appartenenza o meno al Movimento. Nell'attesa chiede il silenzio, anche di Vito Crimi

Punita, oltremisura, dopo un processo sommario. Poco più di 60 secondi sono costati alla deputata foggiana Rosa Menga l'espulsione dal gruppo parlamentare Camera dei deputati del Movimento 5 Stelle. "È cosa diversa dall'espulsione dal M5S", sottolinea. Sono due passaggi distinti e separati. "Io faccio parte del Movimento 5 Stelle fino a quando non sarò espulsa dal nostro organo giudicante interno che è il collegio dei probiviri". Non era certo il suo primo intervento di quel tenore in aula. Per usare un eufemismo, non le è mai mancato lo spirito critico. 

Oggi è un fiume in piena contro i "vertici illegittimi", senza bavagli: "Un capo politico non più legittimo né legittimato, perché non eletto ma in eterna prorogatio - non contemplata tra l'altro dal nostro statuto che ne prevedeva la reggenza per soli 30 giorni - sta facendo pressioni a mezzo post sui social per sostituirsi alle decisioni del collegio dei probiviri cui spetta l'ultima parola. Lui può segnalare il nostro caso al collegio ma non anticiparne la decisione, pronunciandosi già sulla nostra espulsone dal M5S. Sono tre persone autorevoli che ricoprono questo ruolo da statuto e sono le uniche persone che si dovranno pronunciare sulla mia situazione e su quella di tutti gli altri colleghi".

Non lo riconosce più il suo Movimento, verticistico com'è: "Siamo più dittatoriali di quelli a cui facevamo la morale sulla democrazia dal basso". Pochi giorni fa gli attivisti hanno detto sì alla gestione collegiale della leadership. Scompare il capo politico, sostituito da un comitato direttivo composto da 5 membri. "Nel frattempo, ancora una volta, al capo politico reggente è giunto un messaggio dal garante Beppe Grillo in cui gli si dice che può restare lì dov'è fin tanto che non si sa chi, non si sa quando, deciderà di farci votare. Anche questo pone problematiche in relazione alla gestione democratica del gruppo perché neanche il garante può definire nuove regole e decidere che Vito Crimi resti lì dov'è se da statuto non è legittimato". 

Non ha mai chiuso un occhio sui meccanismi interni del Movimento e non tace sulle 'magagne'. "Se non ci si ferma alle apparenze, forse si scoprono tante cose che spiegano perché siamo arrivati oggi alle epurazioni di massa".

A mente fredda, la parlamentare foggiana la legge anche come "una sorta di selezione naturale di tutti quei portavoce in qualche modo più allineati alle indicazioni dei vertici. Non nascondiamoci: c'è anche la legittima ambizione di qualcuno a ricandidarsi alla prossima tornata elettorale e siamo un po' troppi per sperare di essere tutti rieletti al prossimo giro col taglio dei parlamentari che ormai è una realtà".

Il destino a Cinquestelle si scrive adesso. "È in queste settimane che si deciderà il futuro stesso del M5s in termini di identità e di visione politica e forse non avremo altre occasioni per governare questo processo. Altrimenti, più che scissione sarà un'esplosione. E poi i rottami colpiranno tutti".

Si aspettava una sanzione così severa? 

I post del capo politico che pensa di sostituirsi al collegio dei probiviri c’erano già stati e quindi era già molto chiaro che tutti coloro che avrebbero votato 'no' sarebbero stati espulsi. Poi hanno indurito ulteriormente la linea per evitare l’esodo di massa anche dalla Camera dei deputati e hanno precisato che sarebbero stati espulsi anche gli assenti ingiustificati. Quindi, in qualche modo, questo provvedimento era atteso.

Alla Camera sono stati particolarmente solerti nello sbatterci fuori dal gruppo parlamentare. Il presidente del gruppo, chiaramente su mandato di Vito Crimi - non era lui l’artefice della decisione, è evidente - ha applicato subito questa sanzione, senza attendere che il collegio dei probiviri si pronunciasse sulla nostra appartenenza al M5S. 

La lettera è la stessa che hanno ricevuto gli altri parlamentari?

Nella mia lettera c'è scritto nero su bianco il motivo di questa decisione: la mia dichiarazione in dissenso dal gruppo. Effettivamente, a me non si può contestare l'aver votato in dissenso. Io, di fatto, in relazione al voto di fiducia, non ho espresso alcuna preferenza: sono uscita dall'aula. Mi si contestano quei 60 secondi in cui ho preso la parola e ho spiegato le mie ragioni. Volevo che rimanesse agli atti che non ho preso un giorno di vacanza, ma che portavo rispetto agli iscritti che sono stati chiamati ad esprimersi attraverso la nostra piattaforma Rousseau. Proprio per il rispetto che devo loro, segnalavo l'offesa alla loro intelligenza per il quesito sottoposto, sia nel contenuto sia per chi lo ha indetto, perché non è legittimato ad indire alcuna votazione. Nonostante questo, prendevo atto dell'esito che confliggeva con quanto diceva la mia coscienza perché io non posso dire sì ad un governo che nasce insieme a Silvio Berlusconi al quale nel 2018 ci vantavamo di non aver risposto neanche al telefono.

Formerete un altro gruppo parlamentare?

Questo lo lascio pensare ad altri. Il mio interesse era a tutti i costi cambiare il M5S dall’interno, quindi rimanendo dentro il M5S. Di fatto, me ne sento ancora parte perché, a differenza di altri, attendo il responso del collegio dei probiviri. Auspico che, fino a quando i probiviri non si saranno espressi, cali un silenzio rispettoso del loro lavoro. E mi auguro che anche Vito Crimi possa fare altrettanto e comportarsi correttamente. Soltanto allora potrò prendere una decisione in relazione al mio futuro perché io oggi sono nel Movimento 5 Stelle e mi sento parte di questo progetto che va al di là delle persone che in questo momento lo rappresentano, senza per giunta averne titolo.

Tecnicamente, come vi collocherete adesso?

A livello di dinamiche parlamentari, io e gli altri colleghi raggiunti dal provvedimento di espulsione siamo nel gruppo misto. Da regolamento, si può costituire un altro gruppo: è facoltà dei deputati deciderlo. Posso soltanto dire che non è mia intenzione, non posso parlare a nome di tutti gli altri, ma io non sento il bisogno di formare alcun gruppo. Combatterò per tornare nel gruppo che al momento mi rappresenta. Se questo non sarà possibile è chiaro che non lo deciderò io, non dipenderà da me.

Secondo lei, si va verso lo sfascio definitivo? 

Penso che la verità sia sotto gli occhi di tutti, forse fa male che qualcuno con forza come me la stia segnalando ai diretti responsabili, però credo che il M5S, in questi anni in cui è passato da essere una forza di opposizione all’essere una forza di governo, abbia dimenticato che ha il preciso dovere di raccontare anche questo percorso di transizione. Io comprendevo e comprendo che il M5S dovesse cambiare e non essere più una forza anti sistema, però non dobbiamo piegarci alle regole della vecchia politica. Non dobbiamo neanche a mio giudizio rifugiarci nel bipolarismo come unica possibilità di sopravvivenza per garantire, con quelle che sono le attuali percentuali di consenso, la rielezione a chi forse si sta anche dimenticando la regola del doppio mandato. E arrivo a pensare che l’ingresso nel Governo Draghi fosse un atto dovuto per rinsaldare questa alleanza. Ne è testimonianza la nascita del gruppo interparlamentare al senato costruito dai capigruppo del M5S, del Pd e di Leu. Ma c'è un'altra coincidenza temporale molto particolare e molto significativa: l'annuncio dell'ingresso in maggioranza in Regione Puglia del M5S con l'assessorato al Welfare il giorno stesso delle dimissioni al Colle del presidente del Consiglio Conte. Anche quello era un segnale molto chiaro ai nostri alleati, Pd e Leu: significava dire 'noi ci impegniamo su tutti i fronti anche al livello regionale'. Se questa cosa non viene spiegata, io temo che purtroppo dilapideremo quel capitale di persone che negli anni si era raccolto intorno al M5s come unica speranza di cambiamento. Se noi non raccontiamo che questa questa operazione che avviene in parallelo tra Stato e Regione Puglia - che in questo momento è un laboratorio politico - è fatta per evitare l'ascesa delle destre totalitarie nel nostro paese, per evitare un futuro prossimo con Giorgia Meloni premier e perché no, Dio non voglia, Silvio Berlusconi presidente della Repubblica, come pretendiamo che gli elettori capiscano questa metamorfosi. Siamo ormai un generale con un capitale del 30% dei parlamentari senza esercito. E l'esercito è la base, sono i nostri attivisti che stanno protestando in queste ore per le espulsioni, per questa linea così dura che tra l'altro non ha precedenti.

Le sue rendicontazioni si fermano al mese di aprile 2020. Per essere in regola i portavoce dovevano completarle fino a novembre. Perché non lo ha fatto?

Sono in ritardo, vero. Ma l'impegno che che ho assunto all'atto della mia candidatura era duplice: innanzitutto la rendicontazione, rendere conto delle spese sostenute. Da quando è stato introdotto il forfettario, ci sono colleghi che versano un fisso mensile: basta bonificare quella cifra e non sono più tenuti alla rendicontazione trasparente. E io credo che, invece, fosse questo uno dei meriti del M5S. Venendo all'aspetto della restituzione, all'atto della candidatura io accettai con orgoglio di tagliare parte del mio stipendio per poterla destinare mensilmente ad attività di pubblica utilità. Erano soldi destinati a fini pubblici, quindi bonificati su fondi pubblici come il fondo per il microcredito, direttamente controllato dal ministero dell'Economia e delle finanze. Ad un certo punto, la destinazione è cambiata e tutti noi portavoce eletti in Parlamento siamo stati obbligati a versare su un fondo intestato ad un Comitato per le rendicontazioni e i rimborsi, di cui fanno parte tre persone che sono il capo politico - in questo caso il capo politico reggente Crimi - e i presidenti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato. Queste tre persone si autoconvocano e deliberano rispetto alla gestione dei nostri soldi. Al momento, sul conto intestato a quel comitato giacciono oltre 6 milioni e mezzo di euro che sono fermi lì da molti mesi e non sono stati destinati neanche ad esempio ad attività di beneficenza per la gestione della pandemia in corso, cosa che sarebbe stata quasi doverosa da parte nostra. Per cui, secondo me regge poco l'attacco pretestuoso mosso nei miei confronti sul ritardo nelle rendicontazioni se si è consapevoli che, se anche io restituissi oggi l'intera cifra che devo per l'impegno che ho assunto all'atto della candidatura, quei soldi resterebbero fermi su un conto intestato a tre persone. E, tra l'altro, nello statuto di quel comitato ci sono anche articoli che ho contestato, ho lavorato su quello statuto proponendo delle modifiche che non sono state accolte, che sostanzialmente conferiscono sempre a queste tre persone che fanno parte del comitato la facoltà di acquistare beni mobili o immobili per le finalità del comitato stesso. Cioè, se domani quei 6 milioni e mezzo di euro fossero utilizzati per l'acquisto di una sede milionaria del comitato qui a Roma nessuno potrebbe dire nulla.

Cosa pensa del livello locale del Movimento?

Penso che l'unico modo per garantire la sopravvivenza del progetto politico del M5S, a tutti i livelli, compreso quello locale, sia avere la maturità di camminare insieme. Questo tra l'altro era quello che avevo provato a suggerire anche a Vito Crimi: una forma di dissenso controllato all'interno del gruppo è funzionale al consenso di tutto il gruppo, perché chi parla in dissenso parla anche a nome di quelle persone che da altri portavoce magari non si sentirebbero rappresentati. A livello locale spero che si abbia questa maturità. Ormai da me dipende poco, nel senso che al momento non sono più una portavoce iscritta al gruppo parlamentare del M5S, però è l'augurio che formulo a tutti i miei colleghi, ai quali rinnovo la mia stima per la loro abnegazione alla causa.

A livello locale si è sentita un po' isolata?

Ho ricevuto messaggi di sostegno e di solidarietà più in privato che in pubblico. È chiaro che se mi trovo in questa situazione è perché gli altri colleghi hanno fatto una scelta diversa, legittima, di sostenere la formazione di questo governo e anche quella di sostenere l'ingresso in giunta regionale, se pensiamo alla Puglia.

Appunto, più in generale si è sentita isolata in questo periodo?

Sì, lo ammetto. Nonostante siano passati tre anni, sono ancora poco brava a parlare in politichese.  

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