Per colpa di chi la terra della 'Quarta mafia' non avrà la videosorveglianza
35 i comuni esclusi. Dopo Gatta e Casanova, le dichiarazioni degli onorevoli Nunzio Angiola e Marialuisa Faro
Continua a tenere banco, in provincia di Foggia, la vicenda dei 35 comuni tra cui Foggia e San Severo, non ammessi al finanziamento statale per la realizzazione di sistemi di videosorveglianza urbana, diretto a sostenere gli oneri sopportati dalle amministrazioni municipali per l’installazione dei sistemi previsti nell’ambito dei 'Patti per la sicurezza urbana' sottoscritti tra i prefetti e i sindaci.
Eppure il 17 gennaio scorso, dalla Prefettura di Foggia, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese aveva rimarcato come sarebbero stati fondamentali per la Capitanata “i sistemi di videosorveglianza ad alta definizione". Dichiarazioni riprese su queste colonne, che non sono sfuggite ai rappresentanti del territorio e ai sindaci dei comuni esclusi. Oltre al danno, pure la beffa, se è vero, come si legge nel bando, che la graduatoria definitiva teneva conto della quota di riserva in favore dei comuni delle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna.
Tuttavia i tre componenti della commissione che hanno valutato le istanze pervenute da 2078 comuni d’Italia, sulla scorta di cinque parametri, hanno ammesso a finanziamento soltanto la richiesta presentata dal Comune di Peschici, escludendo territori dall’incidenza dei fenomeni di criminalità diffusa “elevatissima”. I primi a ribellarsi e a chiedere spiegazioni erano stati il presidente della provincia Nicola Gatta e l’europarlamentare della Lega, Massimo Casanova.
L’on. Nunzio Angiola, calendiano di Azione, distribuisce le colpe in parti quasi uguali: “Quando si assiste a delle sconcezze di questo tipo, ossia che interi territori martoriati da fenomeni criminali non ricevano la giusta attenzione, cioè che non ottengano il giusto riconoscimento in termini di finanziamenti da parte dello Stato per investimenti così importanti come la videosorveglianza cittadina, due sono le cose: o è sbagliato il bando di finanziamento, o è sbagliata la domanda di partecipazione al bando. In questo caso, ci troviamo di fronte ad un raro caso di concorso di colpa. Gli errori sono imputabili ad ambedue i soggetti interessati, il comune di Foggia (o, come diremo tra un po’, i comuni del foggiano) e il ministero.
Difficile dire chi abbia la colpa maggiore. Ma se proprio devo dirlo, mi pare che la colpa maggiore sia del comune di Foggia e degli altri comuni del foggiano cui è toccata la stessa miserevole sorte, come il comune di Cerignola e il comune di San Severo, per citarne alcuni. Hanno sbagliato i comuni di Foggia, Cerignola e San Severo quando in presenza di un bando oggettivamente e forse giustamente benevolo nei confronti dei piccoli comuni (10 punti su 70 per i comuni fino a 3.000 abitanti, zero punti per i grandi comuni oltre i 20 mila abitanti, come i comuni di cui stiamo discutendo), a non puntare sul cofinanziamento. Foggia ha presentato un progetto da quasi un milione di euro, offrendo “solo” il 20,36% di cofinanziamento, San Severo l’11,63%, mentre Cerignola offriva l’elemosina del 5%, pensando quest’ultimo che i soldi arrivassero come la manna dal cielo.
Intanto, Bari col 50% è risultata tra le città finanziate. Se poi i comuni del Foggiano che ho citato pensano che questi finanziamenti in conto capitale non siano prioritari e non valgano il massimo sforzo in termini di cofinanziamento, allora siamo messi proprio male. Ma ha sbagliato, secondo la mia opinione, anche il Ministero. Niente che non rientri nella sua discrezionalità, sia chiaro! Ma prevedere che lo scioglimento dei comuni per infiltrazioni criminali ai sensi dell'art. 143 del d. lgs. n. 267/200 possa essere un semplice criterio preferenziale, da azionare in caso di parità di punteggio, non è esattamente quello che in un mondo ottimale ci saremmo aspettati. Allora decidiamo una cosa e mi rivolgo alla ministra Lamorgese.
Se dobbiamo sradicare il miserabile binomio illegale, corruzione-criminalità, un criterio come questo deve essere uno dei primi criteri di valutazione. Diversamente diciamolo pure che una legge che produce conseguenze pesantissime per la cittadinanza, smantellando la classe politica e dirigenziale e affidando ad una commissione straordinaria il governo della città per 18-24 mesi, e che serve solo a riconoscere un misero e forse inutile, se non mortificante, titolo di preferenza in caso di parità di punteggio, allora tanto vale abrogarla. Questa provocazione valga come stimolo a fare meglio. Se non si presta attenzione ai bandi, Foggia e i comuni del Foggiano, perderanno molte altre opportunità col Pnrr. Per questo, diciamo basta alla politica protestataria, della sterile contrapposizione, del mugugno, del disfattismo, del vittimismo e della rassegnazione. Per questo noi di Azione diciamo sì alla politica della cultura di governo, la politica operosa, pragmatica e costruttiva. Auguriamoci il meglio per il futuro di Foggia e del foggiano"
Marialuisa Faro difende Lamorgese ma annuncia due interrogazioni urgenti alla Camera e al Senato "per conoscere i motivi che hanno portato all'esclusione di tanti comuni foggiani dalla graduatoria finale, nonostante la quota di riserva garantita ai comuni delle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna.
L'impegno e l'attenzione degli ultimi tre governi in merito all'emergenza criminalità a Foggia e in provincia, dove è radicata e articolata in modo sempre più diffuso e soffocante quella che è stata definita la 'quarta mafia' italiana, non possono essere messi in discussione. Così come la sensibilità e l'autorità mostrata dalla ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, ribadite peraltro anche durante una riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica svoltasi il 17 gennaio scorso nella Prefettura di Foggia, da lei presieduta. Questa doverosa premessa aumenta l'amarezza e lo stupore per la graduatoria definitiva delle richieste di finanziamento presentate dai comuni nel 2021, nonostante la pervicace presenza delle mafie foggiane che, ormai, sono note in tutto il mondo per la loro violenza e pericolosità, e nonostante la necessità di controllare maggiormente il territorio e di tutelare la cittadinanza e gli operatori economici.
L'iniziativa forse sarà utile anche per riflettere sull'opportunità di rivedere i criteri e parametri richiesti dal bando per l'anno 2022, per scongiurare il ripetersi dei risultati che oggi ci preoccupano e al contempo garantire, in tempi rapidi, risorse fondamentali per Comuni in prima linea nella lotta alla criminalità".