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San Severo, Giuliani difende Miglio: “So cosa sta passando, costretto ad alzare la voce”

Intervista ad Anna Paola Giuliani, assessore alla Cultura del Comune di Foggia e figlia dell'ex sindaco di San Severo, Giuliano Giuliani, sull'emergenza criminalità in città e la strumentalizzazione politica

Suo padre, Giuliano Giuliani, fu sindaco di San Severo per ben due mandati consecutivi, dal 1995 al 2004. Un decennio durante il quale "di questi eventi criminosi ce n'erano e, da figlia, ho vissuto da vicino tutta la solitudine e il senso di impotenza che pervade un sindaco". Si, anche un sindaco di destra. E, pertanto, di area politica esattamente opposta a quella dell'attuale primo cittadino di San Severo, Francesco Miglio.

Ecco perché "rigetto e denuncio questo esercizio di strumentalizzazione di bassa lega in cui tanti si stanno cimentando in questi giorni: attacchi beceri e personali a chi governa che nulla hanno a che vedere col contesto".

Sbotta Anna Paola Giuliani. E a Foggiatoday chiede di parlare. Oggi assessore al Comune di Foggia, è sanseverese di nascita. Ed ha un punto di vista privilegiato perché amministratrice di un governo di centrodestra e perché figlia di uno dei più compianti sindaci della cittadina dell'Alto Tavoliere. 

Assessore Giuliani, il suo volto restituisce tutta l'indignazione che la pervade. Perché?

Perché la polemica politica non ci sta. È un esercizio sterile ed offensivo caricare di colpe e responsabilità chi non ne ha. Ho già avuto modo di dire e di scrivere che San Severo è la città di chi la ama. Non posso pensare che un sindaco non la ami. E, nel caso di specie, so che non è così. Anzi, a Francesco esprimo tutto il mio affetto e la mia vicinanza. Così come alla mia comunità. Io la conosco l'altra faccia della medaglia, quella dei riflettori spenti: ha il volto della solitudine, della tensione, delle giornate di festa che per te non sono tali, della gente delusa perché si aspetta di più, della tristezza che appartiene agli uomini che scelgono di intraprendere questa strada. Quelli che ho letto e ascoltato in questi giorni sono attacchi beceri e personali che nulla hanno a che vedere col contesto. Dovremmo essere più rispettosi nei confronti dei nostri amministratori ma anche delle nostre città. Facciamo un gioco: ogni giorno ciascuno di noi si impegna a scrivere qualcosa di buono, di bello sulla realtà che abita. Avremmo molto di buono da raccontare. Il mio è un appello al buonsenso e alla responsabilità. Che è condivisa.

Un appello che fa tanto più rumore se si tiene conto la sua area politica di provenienza e il suo contesto familiare.

Io ho una visione doppiamente privilegiata: sono un amministratore e sono la figlia di un ex sindaco che questi eventi li ha vissuti, che ha conosciuto il senso di impotenza che ti pervade di fronte ad essi. Quando si consuma un rapina o esplode una bomba pare che la colpa sia sempre del sindaco: non è così. È un atto d'accusa irresponsabile, tanto più se proviene da forze politiche che avrebbero, invece, il preciso dovere di coadiuvare l'azione amministrativa in questo momento. Stiamo perdendo di vista l'obiettivo, che non sono le istituzioni alle quali, ne approfitto, invio il mio più sentito grazie.

C'è chi contesta il clamore mediatico e l'intempestività dei provvedimenti.

Guardi, del senno di poi sono piene le fosse. È troppo semplicistico parlare così, troppo facile. Il clamore? Provoca amarezza, certo. Ma per quanto mi riguarda questo stato d'animo scaturisce da un altro tipo di riflessione, vale a dire: per ottenere attenzione siamo costretti a gesti eclatanti come quello messi in campo dal sindaco Miglio. È il segno dei tempi.

Lei ha vissuto la lunga esperienza politica-amministrativa di suo padre ed è sanseverese doc, nata e vissuta lì. Quindi le chiedo: è davvero in aumento il fenomeno criminale? 

San Severo da questo punto di vista non è mai stata un'oasi felice. Ma in questo momento c'è una inquietante e drammatica concentrazione di eventi. Un clima di terrore che ha reso giusto alzare la voce. Ma vedo che la mia gente sta reagendo. Ne sono felice.

Ad acuire il clima, probabilmente, anche lo smantellamento del Gran Ghetto e lo spostamento di numerosi migranti dalla baraccopoli a strutture cittadine più dignitose.

Forse. Ma se ci facciamo intimorire da questo è perché il ghetto è nella nostra mente: non siamo disposti a concernere all'altro una opportunità. Il problema siamo noi.

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