Scontro aperto nella Lega foggiana: dopo le nomine assessorili, Di Fonso minaccia: "Ci vediamo in aula"
Il più suffragato non ha gradito (e non è un mistero) le nomine imposte dal partito. Mal di pancia fortissimi anche per il capogruppo Fiore. La ricucitura con la Lega rischia di far perdere pezzi in aula a Landella
Le nomine di Ferragosto acuiscono lo scontro in casa Lega. Il blitz con cui il sindaco Franco Landella ha nominato due assessori in quota Salvini, "seguendo le indicazioni del partito", ha mandato su tutte le furie alcuni elementi del gruppo consiliare, su tutti il mister preferenze Massimiliano Di Fonso e l'attuale capogruppo Alfonso Fiore, ciascuno intenzionato a far prevalere la propria di linea (da Gianni Di Lauro a Gianfranco Fariello, per dire).
Nulla da fare. Il partito ha messo una pietra tombale sulle loro aspirazioni personali (rispettando solo, eventualmente, di entrare loro stessi in giunta, evenienza che hanno escluso per scarsa fiducia nel confronti del sindaco Landella), e con la benedizione del segretario federale Matteo Salvini il regionale D'Eramo ha "imposto" a Landella il primo dei non eletti, Paolo La Torre, e una donna, Raffaella Vacca, di stretta osservanza ursittiana (il terzo dei non eletti ha preferito fare un passo indietro per "quieto vivere" e perché sub judice presso l'Anac). Queste le dichiarazioni di Di Fonso a mezzo Facebook. Il più suffragato è imbestialito, scontro aperto col partito e minacce a Landella. Il sindaco rischia di aver ricucito col partito ma di perdere i voti in aula di alcuni elementi di maggioranza.
“Di male in peggio. La Lega di Foggia mette sotto i piedi i suoi eletti in Consiglio Comunale e questa non era una novità. Questo atteggiamento verticistico porterà a ‘slegare’ il patto tra i consiglieri e il partito sovvertendo uno dei cardini del verbo di Salvini che ha sempre messo avanti a tutto il ruolo degli eletti, cioè di chi prende e porta i voti. Meraviglia anche l’atteggiamento del Sindaco, al quale ricordo che la riforma elettorale ha promosso un sindaco del consiglio, non dei partiti. Perché poi è in Consiglio che si faranno i conti, soprattutto in tempi di ‘vacche magre’ come quelli del Palazzo”.