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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Comunali Foggia 2019

Super candidati esclusi dai giochi: out Lambresa e Lonigro, tramonta l'era Tarquinio

Le elezioni 2019 segnano per certi versi anche la fine di un'epoca politica nel capoluogo. Eccellenti alcune esclusioni che, dopo lustri, non agganciano il seggio comunale. Quasi inesistenti alcune forze poltiche

Pochi mister preferenze che concentrano nelle loro mani quasi tutto il consenso dell’elettorato che si è recato alle urne. Diverse esclusioni eccellenti, che hanno dovuto fare i conti con i primi e con un corpo elettorale modificatosi, nel profilo e nei legami, e la cui mancata elezione segna la fine di un'epoca in alcuni casi. Decine e decine di volti rivelatisi nient'altro che meri riempilista. Anche nomi noti alla città, che però non sono andati oltre il voto familiare/amicale e dintorni.

E’ la fotografia del primo turno delle urne 2019 a Foggia. Quando fervono contatti e allestimenti di strategie per domenica 9 giugno, con un Landella obbligato a mantenere il vantaggio ed un Cavaliere che promuove contatti con tutti, da Mainiero ai cinquestelle ai singoli consiglieri non eletti, per provare a costruire un campo larghissimo (e variegatissimo) contro la famiglia Landella, c’è chi si lecca le ferite perché sa già che il secondo turno non muterà il proprio destino di escluso dalla prossima assise consiliare.

Tutte le preferenze

Gli esclusi eccellenti

Sicuramente tra gli esclusi eccellenti di questa prima parte di competizione c’è Raimondo Ursitti, il plenipotenziario della Fiera di Foggia, fittiano e oggi dirigente della Lega vicinissimo alla fazione Casanova. Ininterrottamente in consiglio comunale dal 1990, dopo un trentennio non sarà tra i protagonisti della prossima consiliatura. 471 voti gli consegnano un mesto settimo posto in lizza. Troppo poco anche per un partito come la Lega, che pure è giunto terzo. In Forza Italia, cinque anni fa, ne prese 618. Circa 250 preferenze in meno questa volta.  I suoi destini sono legati a Landella: se dovesse vincere e scegliere di nominare un paio di eletti Lega in giunta, allora scalerebbe, entrando, assieme a Paolo La Torre, altro escluso in prima battuta. Altro ex forzista, La Torre è il primo dei non eletti in caso di vittoria del centrodestra al ballottaggio (la Lega dovrebbe prendere cinque consiglieri). Con 561 voti La Torre è sesto. 575 nel 2014, il bacino dell’esercente commerciale resta quello. Ambedue, Ursitti e la Torre, dovranno anche lasciare Palazzo Dogana dove erano stati eletti solo nel febbraio scorso (la mancata elezione comunale fa decadere lo scranno in consiglio provinciale).

Altro escluso eccellente è certamente un altro uomo di destra che ha seduto per diversi lustri in consiglio comunale, diventandone anche sindaco: Domenico Verile, detto Mimmo. Cinque anni fa fu il secondo degli eletti in Forza Italia con 753 preferenze; oggi ne aggancia 508, terzo nel contenitore di centrodestra-sinistra di ‘Foggia Popolare’, scalzato da Clemente e Cassitti. L’antilandelliano potrebbe entrare in caso di vittoria di Cavaliere e incarico di assessorato ad uno dei primi due eletti. Al momento, con l’esclusione di Ursitti e Verile, nessuna traccia nel consiglio che verrà della potenza che fu Lucio Tarquinio.

Non torna in consiglio comunale neanche Lucia Lambresa. La storica pasionaria di destra che, negli ultimi due anni, dopo aver subito da parte di Landella la revoca dell’incarico in Amiu Puglia, non era più nei radar della cronaca politica locale, aveva fatto la scelta in questa tornata di unirsi al progetto anti-Landella. Inserita anche lei nel progetto civico di ‘Foggia Popolare’ (che ha raccolto indistintamente profili di destra e di sinistra), raccoglie solo 203 voti. Fuori dall’assise consiliare.

Fuori anche Pino Lonigro, il socialista ex consigliere regionale approdato ne ‘La Città dei Diritti’, la civica del candidato sindaco Cavaliere, contenitore, anche questo, trasversale e variegatissimo, che ha messo sotto lo stesso tetto gli Scapato, le Palmieri e gli ex centrodestra come Nicola Russo e Pasquale Cataneo. E sono proprio questi quattro che approderanno in consiglio in caso di vittoria di Cavaliere. Pino Lonigro arriva solo sesto, dopo Mino Di Chiara, con 433 preferenze.

Non ce la fa neanche un altro pezzo da novanta di marca Pd, il già assessore all’Urbanistica Michele Salatto: 571 preferenze nel 2014, 396 quest’anno, Salatto arriva solo decimo. Nessuna possibilità per lui.

Resta in bilico, invece, legata alla vittoria di Cavaliere, la poltrona di Italo Pontone, medico foggiano, altro eletto di lungo corso, rimasto fuori dalla consiliatura 2014-2019 a causa della mancata vittoria di Augusto Marasco, nonostante gli 821 voti presi col PD. Quest’anno ne aggancia solo 660: è terzo nella lista ‘Foggia Civica’ di Rosario Cusmai dove è transitato.  Dovrà sperare anche questa volta nella vittoria del suo candidato sindaco e, soprattutto, dovrà scongiurare apparentamenti di Cavaliere con altre forze (che potrebbero sottrargli il seggio, regalandolo ad altri).

Non saranno esclusioni ‘eccellenti’ (dove il termine ha connotazione ‘storica’) ma erano candidature attenzionate, non foss’altro che per il ruolo politico che ricoprono, quelle di Leonardo De Santis, segretario cittadino PSI, e del segretario dei Verdi, Fabrizio Cangelli. Fuori classifica il loro risultato: il primo, candidato in ‘Foggia civica’, racimola 112 voti; va ancora peggio al secondo, candidati in ‘Una città per cambiare’, che incassa miseri 35 voti. Solo 91 voti, invece, per Vincenzo Rizzi, già candidato sindaco nel 2014 del M5S e consigliere uscente.

Come abbiamo già scritto, non rientrerà neanche  l’oppositore per eccellenza di Landella, Giuseppe Mainiero, la cui lista non supera l’asticella del 3% (a meno di apparentamenti ufficiali, nell’aria, con Cavaliere), né Jenny Moffa, ex assessore.

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