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Comunali Foggia 2014

Presidenza del Consiglio: Forza Italia tenta l’assalto, ma voto palese blinda Miranda

La prossima settimana primo Consiglio comunale targato Landella e votazione del successore di Piemontese. E' assalto alla presidenza del Consiglio. Forza Italia ci prova, l'ostacolo è il voto palese

Si terrà martedì, o al massimo mercoledì, il primo Consiglio comunale targato Landella. Formata la Giunta (con il sindaco che ha sostenuto di aver preferito i foggiani agli amici e ai partiti) e proclamati i consiglieri comunali eletti, l’unica casella da riempire è la presidenza del Consiglio. Ruolo che - salvo colpi di scena dell’ultim’ora - sarà occupato dall’ex candidato sindaco Luigi Miranda.

Frutto di un accordo sottoscritto in una gremita piazza Cesare Battisti tra il giovane avvocato foggiano e il primo cittadino, la votazione del successore di Raffaele Piemontese avverrà con voto palese, così come disciplinato dal “Regolamento del Consiglio comunale e delle commissioni consiliari”, dove all’accapo 6 dell’art. 3 si legge: “L’elezione del presidente avviene a scrutinio palese e con il voto favorevole dei 4/5 dei consiglieri assegnati; qualora tale maggioranza non venga raggiunta neanche nell’immediata seconda convocazione si dà luogo ad una terza votazione di ballottaggio fra i due candidati che nella seconda votazione hanno ottenuto più voti; ove il risultato dovesse essere paritario si intende eletto il consigliere più anziano di parità”.

Voto palese che dovrebbe far dormire sonni tranquilli a Miranda. Dovrebbe. Sì, perché fonti di centrodestra ci rivelano invece di un presunto pressing dei forzisti alla presidenza, in un assalto che se consumato avrebbe il sapore della rivincita di Forza Italia su una Giunta al cui interno – lo ricordiamo - non figurano personalità politiche del partito.

Vero è che “in amore, come in politica, il tradimento è una forma di legittima difesa”, ma il tentativo di trasformare in cenere il patto elettorale firmato da Landella e Miranda davanti al Teatro Giordano, minerebbe, e non poco, la stabilità del governo Landella, messo già a dura prova dall’acceso confronto che ha preceduto – e non solo - la nomina degli assessori e che sostanzialmente rispecchia il pensiero di Charles Régismanset, secondo il quale “in politica, gli amici sono spesso più ingombranti degli avversari”.

Se è vero che ci sono franchi tiratori pronti a rifilare il pacco a Luigi Miranda, è altrettanto vero che di fronte al voto palese gli stessi sarebbero costretti ad uscire allo scoperto, a metterci la faccia, a dipingersi di tradimento, a dichiarare guerra agli oltre 7mila elettori che il 25 maggio scorso puntarono sul giovane  avvocato e presidente dell’AQV preferendolo ai candidati di centrosinistra e centrodestra.

L’accordo sottoscritto il 31 maggio all’ombra “dell’emblema del fallimento del centrosinistra” parla chiaro: il posto occupato da Raffaele Piemontese durante il quinquennio di Gianni Mongelli è dell’avv. Luigi Miranda. Ciononostante, questa rassicurazione potrebbe non bastare. Due gli scenari plausibili. Un terzo all’orizzonte: una consiliatura tumultuosa o lo strappo definitivo con una fetta di città.  

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