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Sabato, 20 Aprile 2024
Elezioni comunali provincia di Foggia 2013 San Nicandro Garganico

Amministrative 2013: in Capitanata scaldano i motori 11 centri, in 50mila al voto

Cinque comuni commissariati, di cui due in dissesto. San Nicandro Garganico unico sopra i 15mila abitanti

Cominciano a delinearsi i nastri di partenza per la tornata amministrativa dei 26 e 27 maggio prossimi. Sono 655 in Italia le amministrazioni cittadine interessate dall’appuntamento elettorale, a cominciare dalla Capitale. Tra i comuni capoluogo ci sono anche Brescia, Sondrio, Treviso, Vicenza, Udine, Massa, Imperia, Siena, Pisa, Ancona, Viterbo, Isernia, Avellino, Barletta, Catania, Messina e Siracusa.

In Capitanata scaldano i motori 11 centri, di cui 5 “anticipatari” per effetto della caduta rovinosa anzitempo delle rispettive amministrazioni. E’ questo il dato che subito balza all’occhio a scorrere l’elenco dei (ri)chiamati alle urne: ben 5 su 11, quasi la metà, sono commissariati. 2 in dissesto. Si tratta di San Nicandro Garganico e Zapponeta, quindi, tra i commissariati, Vico del Gargano (l’era Amicarelli, qui, non è durata neanche un anno seppur iniziata con un indiscusso plebiscito) e due più piccoli, San Marco La Catola e Roseto Valfortore, che in fatto di tenuta amministrativa e di rissosità interna alle coalizioni (frutto, in questo caso, di familismi più o meno marcati) non si fanno mancare nulla, al pari dei centri più grandi. Per i restanti 6 invece, si tratta di scadenza naturale di mandato, e sono: Peschici, Ischitella, Pietramontecorvino, Anzano Di Puglia, Bovino e Carapelle.

11 comuni alle urne, dunque. Uno solo sopra i 15mila abitanti, San Nicandro Garganico.  50mila cittadini elettori chiamati a scegliere su quali nomi riporre la loro fiducia. Ma certamente questa tornata  non sarà come le altre. Qualcosa è cambiato nel panorama politico-istituzionale. Qualcosa si è incrinato – e troppo - nel rapporto elettori/eletti. Si torna alle urne in un momento di forte caos, con lo stallo romano sul governo, il discredito e la debolezza dei partiti, la marea montante della protesta intercettata dal Movimento 5 stelle. Trovare nomi credibili da spendere sui territori è missione che richiede il lanternino. Soprattutto nei comuni commissariati.

A San Nicandro, ad esempio, dove l’esperienza centrista targata Monte è finita nel novembre scorso con la ciliegina dei dissesto, ai nastri di partenza di un comune in bancarotta si prevedono addirittura 5 candidati: lo schieramento di centrodestra, Pdl in testa, con l’avvocato Pierpaolo Gualano, già candidato sindaco alle passate elezioni con una civica; nel centrosinistra il Pd (persa la Sel, che dovrebbe fare “casa a sé”) fa cartello col neonato Centro Democratico sull’ex consigliere Mario D’Ambrosio. Quindi ci riprova “l’eterno sindaco”, Nicandro Marinacci, ma non in prima persona: il centro-Udeur, declinato nel cartello “I moderati di centro”, porta in campo Mario Giordano, cognato dell’ex primo cittadino.

Sul suo nome, dopo giorni di “passione”, convergono alla fine anche Udc ed Udcap che, tramortite dalla caduta anticipata del loro sindaco, rinunciano a proporre un loro candidato e decidono (a malincuore?) di patteggiare anni di odi e di contrapposizioni feroci, ma anche di amori ed affinità elettive mai sopite. L’idea di fondo è quella di “un nuovo inizio”. Non tutto fila liscio, però. Non mancano infatti i distinguo, con le dimissioni di Gian Mario Zaccagnino, segretario cittadino UDCAP.

La novità più grande, invece, sarà rappresentata sicuramente dalla partecipazione del Movimento 5 Stelle. San Nicandro è uno dei comuni in cui lo tsunami grillino ha sfondato alle scorse politiche: 23% dei voti ottenuti, secondo partito dopo il Pdl. Sarà questo il centro di Capitanata a consegnare la prima fascia tricolore al movimento del comico genovese? Non improbabile visto il malessere nei confronti di quasi un ventennio di governo finito col dissesto. Peraltro un precedente c’è già: Parma, la bancarotta e la vittoria del grillino Federico Pizzarotti. Il parallelismo non è infondato. La riserva ancora non è stata sciolta ma la candidata ci sarebbe già: Maria Luisa Faro, laureata in Economia e Commercio, sul suo profilo facebook annota di sé: “semplicemente simpatica”. Si vedrà.  Tutto è ancora in fieri.

Zapponeta. Dopo la fine tumultuosa dell’esperienza Rizzi, finita a carte bollate e con una raffica di esposti in Procura da parte dell’ex primo cittadino, a Zapponeta riparte la corsa al primo scranno di un comune, anche in qui, in bancarotta. Il segretario provinciale di Sel da tempo aveva dichiarato la sua “indisponibilità” a spendersi nuovamente in prima linea. La carta di questa tornata elettorale si chiama Matteo Scommegna, dentista, a capo di una coalizione di centrosinistra ben definita formata da Pd e Sel. Meno delineabile, invece, il profilo politico della civica a sostegno del candidato concorrente, Giovanni Riontino.

Ex vicesindaco di Rizzi e tra gli “autori” della fine anticipata di quella consiliatura (firmatario, assieme ad altri 3 consiglieri del Partito Democratico, dello scioglimento del consiglio comunale e, pertanto, espulso da Paolo Campo), Riontino già qualche giorno dopo la caduta di Rizzi ai microfoni di una testata locale lanciava la sua autocandidatura a sindaco. E così è stato. E pazienza se è a capo di una coalizione di colore completamente opposto alla precedente. Gli elettori, avrà pensato, capiranno (forse). Non sarà della partita invece il Movimento 5 Stelle che, nonostante il buon risultato ottenuto alle scorse politiche, fa sapere di aver scelto di dare libertà di coscienza ai propri “cittadini”.

Vico del Gargano. Stretto nella morsa dell’eccessiva rissosità in seno alla sua coalizione, giunta ad imbalsamarne l’azione amministrativa, dopo soli sei mesi di mandato Pierino Amicarelli getta la spugna. Non lo ritroveremo in questa competizione. Ma non è questa la notizia. Piuttosto l’accordo “inciucio” in via di ufficializzazione tra Pd e Pdl sul nome di Michele Sementino, già vicesindaco di Amicarelli.  Paolo Campo e Franco Landella insieme in campagna elettorale? Difficile crederlo. Ma dovrebbe esser proprio così. Per i referenti dei partiti, però, nessuno scandalo. D’altronde a Vico accordi del genere furono già sperimentati in passato, nell’era Damiani ad esempio.

Che ogni elezione sia partita a sé è fuor di dubbio. Ma le mescolanze spurie difficilmente hanno vita lunga. Pur tuttavia sarebbe ingeneroso oltre che aleatorio predire il futuro. Sul nome di Sementino, peraltro, convergerebbero anche Udc ed Udcap: Giannicola De Leonardis  ed Angelo Cera di nuovo insieme. Ai nastri di partenza anche una civica di giovani che candidano Marco Dattoli, funzionario Arif e il M5S che punta,invece, sull’ingegnere Nicola Iavicoli. Dovrebbero essere della partita (numeri permettendo) anche Giovanni Angelicchio, ex generale dell’esercito in pensione, in cerca di una “casa civica”; stesso tentativo esperito in queste ore dall’avvocato Nicola De Maio.

Peschici. A raccogliere l’eredità di Domenico Vecera ci proveranno in 5, stando ai dati raccolti nelle ultime ore. Ad affilare le armi due ex sindaci, Mimì Mazzone e  Francesco Tavaglione, il consigliere Antonio Guerra. E  ancora, l’architetto Alfonso Talia con “Io cambio Peschici” (non è solo uno slogan, dice, ma un movimento politico per fronteggiare il crescente degrado  e tornare a legittimare una classe dirigente che sappia parlare al territorio ed esprimersi con comportamenti moralmente corretti) e l’avvocato Giuseppe Falcone, a capo del suo movimento “Falcone per Peschici” che gravita nell’orbita di centrodestra e mira alla ricrescita della cittadina “gravemente danneggiata dall’attuale amministrazione”. Un quadro estremamente frammentato al quale potrebbe aggiungersi la candidatura dello stesso sindaco uscente, Vecera, che, tuttavia, in queste ore, auspica un passo indietro da parte di tutti. L’invito è a sedersi attorno ad un tavolo e a cercare una candidatura giovane, che sappia fare sintesi ed incarnare il rinnovamento.

Ischitella. La prossima settimana sarà decisiva per la formalizzazione delle candidature anche ad Ischitella dove però appare certa la lotta a due tra il sindaco uscente Piero Colecchia ed il suo ex vicesindaco Leonardo La Malva. In via di scioglimento le riserve del centrosinistra che dovrebbe proporre un candidato Pd.

Carapelle. Nella cittadina dei 5 Reali Siti la sensazione è che la gran parte della battaglia si giocherà sulla centrale a biomasse. Impossibilitato a ricandidarsi il sindaco uscente, Alfonso Palomba, sono già 5 qui le candidature in campo, alcune delle quali già formalizzate. Il Pd schiera in campo l’assessore uscente Nunzia Tarantino, alla guida di una civica; quindi il già sindaco Remo Capuozzo a cui darà battaglia probabilmente il nipote, Roberto De Michele. Quindi nell’area centrodestra Saverio Sardella mentre l’Udc fa casa a sé con il segretario cittadino Onofrio Parrella. Fermo il movimento 5 stelle che potrebbe scegliere di non essere della partita seppur il cantiere grillino abbia incassato un lusinghiero 30% alle recenti politiche.

Pietramontecorvino. Il centrodestra non riesce a fare sintesi attorno ad un nome unitario e rischia di arrivare all’appuntamento spaccato. L’eredità del finiano Rino Lamarucciola è contesta tanto dal suo vicesindaco, Domenico Alfonso Zuppa, quanto dal consigliere provinciale de La Destra di Storace Enzo Iannantuono.  Nessuno dei due intenderebbe fare un passo indietro. Il rischio è di fare il gioco del centrosinistra che a giorni scioglierà la riserva sul suo candidato: nome in pole quello del segretario cittadino,Raimondo Giannella.

Roseto Valfortore. Caduta rovinosa anzitempo del sindaco Nicola Apicella, che torna in campo in un braccio di ferro tutto interno alla passata amministrazione col suo vicesindaco Lucilla Parisi. Terza candidata dovrebbe essere Lucia Luisi, ispettore di Polizia e già candidata col Pdl nella passata tornata elettorale. Perse per un soffio la contesa con Apicella.

Anzano di Puglia. Certo che non si ricandiderà il sindaco uscente, Antonio Rossi. La sua eredità sarà accolta dal nipote, Rocco Rossi, ingegnere ed attuale vicesindaco del comune di Anzano. Bocche cucite (o meglio, nebbia fitta) sui possibili competitors. Probabile ritorno in campo di Paolo Lavanga in area centrodestra, già candidato.

Bovino. Il sindaco uscente Michele Dedda ci riprova. A dargli battaglia una sinistra spaccata che potrebbe portarsi in campo con due candidati: l’attuale consigliere di minoranza in quota Sel, Pietro D’Alessandro, e quello di Rifondazione  Comunista sul quale ancora non si sciolgono le riserve.

San Marco La Catola. Il paese dell’onorevole Lello Di Gioia arriva all’appuntamento commissariato. Il sindaco uscente Michele Fascia non dovrebbe ricandidarsi. Né Pd né Psi lo avrebbero voluto imbarcare nella nuova competizione elettorale dopo il fallimento del suo mandato. In queste ore al lavoro Pd ed Udcap che potrebbero convergere  sul nome del locale segretario centrista, Giuseppe D’Antino; mentre il Psi pare accarezzare l’idea di rimettere in campo Giuseppe Piacquadio, veterinario, già assessore con Di Gioia sindaco. Si parla anche di una terza lista in paese, una civica capeggiata da Pasquale Cicchetti, e di una di sole donne. Tutto è ancora molto fluido. 

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