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Emiliano imbarazza il Pd, applausi al candidato della Lega e ai civici di Leo Di Gioia: "Nicola Gatta è anche nostro"

Nessuna menzione per Michele Merla, candidato dei dem alla Provincia di Foggia, nella nota stampa del presidente; plauso invece a Gatta, "che è anche esponente del civismo alleato in Regione del centrosinistra"

Nessuna menzione per Michele Merla, che pure si è speso per il centrosinistra portando a casa un risultato che alla vigilia non appariva per niente scontato; soltanto un elogio a Nicola Gatta, neoeletto presidente della Provincia di Foggia, definito “esponente del civismo alleato in Regione del centrosinistra, che il centrodestra ha saputo schierare con i suoi amministratori”. C’è da restare basiti di fronte alla nota stampa di augurio ai nuovi presidenti delle Province pugliesi del presidente regionale Michele Emiliano. Basiti perché va oltre i complimenti istituzionali e di circostanza, e dice contestualmente tante cose. Su tutte, legittima la posizione “ambigua” tenuta da Leonardo Di Gioia & co. in questa campagna elettorale, con tanti saluti a quel Pd “lasciato solo” dai civici e che a più riprese – e per bocca di autorevoli esponenti- ha minacciato su queste colonne finanche la rottura con l’alleato. Perché è chiaro, se il Pd/centrosinistra non è al governo della Provincia oggi è anche per “responsabilità” di quel civismo a cui Emiliano, presidente Pd, plaude, sconfessando, in qualche modo, le rimostranze locali e aprendo un fronte di continuità con un candidato sostenuto fortemente dalla Lega. C’è tutto questo in quel breve passaggio. Ed anche di più: perché Emiliano pare finanche sconfessare/criticare l’azione dei dem locali laddove aggiunge “(Gatta) che il centrodestra ha saputo schierare con i suoi amministratori”: della serie, e il Pd? Avrebbe dovuto fare altrettanto? Aveva ragione Di Gioia a chiedere un “candidato unico istituzionale” o il Pd a fare una “scelta di identità” perché “mai con la Lega”? Questo Emiliano non lo dice ma aggiunge un elemento che potrebbe essere ricondotto alla prima ipotesi: Gatta “guida una amministrazione, quella di Candela, nella quale è in maggioranza anche il Pd” ricorda, e non sembra essere un inciso casuale. Certo, in qualche modo è anche il tentativo di “annacquare” la connotazione di centrodestra del vincitore, “ammazzando” la portata della vittoria politica dell’altro campo. 

Quindi, elogia “il Pd e il centrosinistra che pure a Foggia – scrive- hanno raggiunto il 40%”, per chiudere con quella che sembra essere la conclamazione della bontà dell’operazione Di Gioia: “Chi sa legare con intelligenza e lungimiranza le liste civiche e le coalizioni tradizionali – scrive- ha certamente maggiori probabilità di vittoria e di affermare nel governo la propria identità politica e programmatica”. Quale identità politica possa esserci in un pot-pourrì che va da Lega a civismo/centrosinistra non è dato sapere. E sembra paradossale laddove il Pd di Capitanata ha preso le distanze dall’alleato civico proprio in ragione della difesa della ‘identità politica’.  

“Abbiamo fatto una scelta di cuore e di valori di centrosinistra, una scelta di identità” sono andati ripetendo dalle parti dem per tutto il tempo. Anche perché “mai con la Lega”. E quel 40% è, in qualche modo, una “sconfitta vittoriosa”, sostengono. Oggi c’è imbarazzo per quella nota. Ma anche la difesa e la rivendicazione della scelta assunta. E la consapevolezza che Emiliano ha bisogno come il pane di allargarsi il campo e non perdere nessun pezzo per strada: nel 2020 ci sono le elezioni regionali. Quindi, va bene tutto.

A Foggiatoday Raffaele Piemontese, assessore regionale, si smarca nettamente: lui gioca la sua partita identitaria, sta provando a ricostruire il suo perimetro. E a contarsi. “Emiliano è il presidente di una coalizione larga - dichiara-, alcuni pezzi hanno sostenuto Gatta ed evidentemente trova affinità con l’intera operazione. Io rivendico, invece, la scelta politica fatta dalla Federazione del Pd, dai suoi amministratori, da un intero centrosinistra a campo largo, dal civismo più autentico al quale ci siamo aperti, su Michele Merla, scelta di coerenza, di cuore e di identità che ha avuto il 40%. E che a Foggia città ha incassato ben dieci voti. Questa è la riprova che abbiamo avuto ragione anche noi: siamo stati premiati col consenso, in quel minestrone non ci potevamo stare e non ci siamo stati”. In effetti, per un centrosinistra-senza civici partito con uno svantaggio amplissimo, incassare il 40% è un dato lusinghiero ed è la bandiera che oggi Piemontese può far sventolare tra i suoi e all’indirizzo proprio dei civici, che invece, dal canto loro, dovranno ora dividersi il 60% con numerose altre forze a destra: una ripartizione che rischia di essere problematica e i cui effetti si vedranno probabilmente già nei prossimi mesi.  Piemontese ne approfitta per “ringraziare tutte le forze politiche e gli amministratori che ci hanno creduto: da qui si riparte – dicono- per la ricostruzione del perimetro del centrosinistra. "Quei voti stanno a dimostrare che un'alternativa al centrodestra si può costruire in vista delle amministrative di primavera e la si può fondare sulla coerenza e la chiarezza" dichiara, dal canto suo, in una nota stampa, Lia Azzarone.

E se su quel versante ci si è contati e si ricostruisce, ci si è contati anche dalle parti del centrodestra- civici, dove è partita la resa dei conti: dieci voti a Merla al Comune di Foggia sono tanti, sulla carta ne avrebbe dovuto avere sei (4 dem più Sciagura e Rizzi). Invece quattro voti in più sommati a 4 schede tra nulle e bianche sono il chiaro sintomo che “Gatta ha pagato l’azione contro Landella” ma anche le fratture nella Lega.  E l’ha pagata anche Di Gioia. Otto franchi tiratori. La vittoria c’è. Ma è meno dolce di quel che si prevedeva.

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