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Venerdì, 19 Aprile 2024
Elezioni Politiche 2022

La generazione Atreju foggiana a Roma con La Salandra: “Militanza e coerenza pagano sempre”

L'intervista al capolista del collegio plurinominale Foggia-Bat eletto alla Camera Giandonato La Salandra

Dal Fronte della Gioventù nel lontano 1994, passando per Azione Giovani e la Giovane Italia, fino a fondare il partito di Fratelli d’Italia in provincia di Foggia: a soli 16 anni, Giandonato La Salandra aveva la prima tessera in tasca e oggi che ne ha 44 è deputato della Repubblica. Avvocato, componente della direzione nazionale di FdI, è stato coordinatore provinciale fino al 2021, ma non ha mai lasciato le redini del partito, affidato al commissario Galeazzo Bignami. È stato anche presidente dell’Ataf per quasi due anni.

Con il vento favorevole e un posto da capolista nel collegio plurinominale Foggia-Bat, porta la 'generazione Atreju' a Montecitorio. “Sicuramente la militanza premia, come questa candidatura premia quella generazione della provincia di Foggia che per prima ha creduto in Fratelli d’Italia, quando le percentuali erano così basse da far ritenere tutti quanti dei pazzi nel costruire un partito da zero e nello sfidare partiti forti com’erano il Popolo delle Libertà e la Lega – afferma La Salandra - Non dobbiamo dimenticare da dove siamo partiti”.

Secondo gli osservatori, avete pescato molto dagli altri partiti, specie dalla Lega. Come è avvenuto questo travaso secondo voi?

Gli ultimi cinque anni hanno dimostrato come alcune scelte politiche fatte in passato dagli alleati si siano rivelate fallimentari. Non si può dimenticare come, ad esempio, nel 2018, la Lega strinse l’idea di un governo con il Movimento 5 Stelle sovranista-populista, come lo hanno definito i giornalisti, con Fratelli d’Italia all’opposizione e, alla fine, la Lega ha dovuto convergere sulle posizioni di FdI. Anche quando c’è stato il governo Draghi, Forza Italia e Lega hanno ritenuto di poter seguire l’idea del governo di unità nazionale, e nel momento in cui sono emerse tutte le differenze tra le sue singole forze, quel governo ha mostrato ancora una volta agli elettori la coerenza di Giorgia Meloni. È come la militanza, nel lungo periodo la coerenza paga sempre.

Sentiva di avere la vittoria in tasca?

I sondaggi ci consentono di sviluppare un determinato tipo di campagna elettorale. Ma ho sempre sostenuto che gli unici numeri che io riconosco sono quelli del giorno dopo le votazioni. E, alla fine, i numeri hanno dato ragione a Giorgia Meloni.

Ma il vento dei Cinquestelle qui in provincia di Foggia, durante la campagna elettorale, lo avevate sentito?

Certamente, ma non dei Cinquestelle che non esistono più. Esiste il partito di Conte. Quello che fu il Movimento 5 Stelle si è esaurito ed è scomparso definitivamente. Oggi c’è il partito di Conte che rappresenta un leader che, ovviamente, è quello che poi ha consentito anche al M5S quella che è stata chiamata rimonta. In realtà, secondo me, non c’è stato nessun recupero, perché se andiamo a vedere i sondaggi divisi per regione, è evidente che raccogliesse il maggior consenso nelle regioni meridionali. Lo specchio del Paese, e quindi il tipo di campagna elettorale, si vede nei sondaggi dopo la caduta del governo, quelli prima erano inattendibili, e del resto è anche facile vedere come Giuseppe Conte abbia fatto la propria campagna elettorale a due velocità, una per il Mezzogiorno, una per il resto d’Italia. Al Sud sventolando la bandiera della guerra civile laddove si fosse toccato il reddito di cittadinanza.

Nel collegio di Foggia è stata penalizzante la scelta di candidare Eugenia Roccella?

Alla fine dei conti, probabilmente sì. È normale che comunque un territorio vada in sofferenza, anche quando c’è un voto d’opinione che è prevalente rispetto alla forza dei singoli candidati. Ogni candidato può incidere con questa legge elettorale nella misura dell’1-2%, non di più. Qui, in questo collegio, Conte ha inciso nella misura del 5-6%, ed è evidente la differenza tra quanto ha fatto in questo rispetto agli altri collegi. Ha eliso grandemente a Fratelli d’Italia, la partita è sempre stata a due. Ovviamente, nel momento in cui non si ha un candidato del territorio, che abbia una sua portata specifica, quel 5% può tranquillamente diventare 7%.

Il 18,87% a Foggia è un dato che giudicate utile in ottica Comunali, spendibile, per esempio, per scegliere il candidato sindaco del centrodestra?

Assolutamente no. Le elezioni politiche e le elezioni amministrative sono due cose completamente diverse e non possono essere sovrapposte, e chi dice il contrario mente sapendo di mentire.  

Inutile, allora, dire che centrosinistra e Cinquestelle insieme potrebbero far tremare il centrodestra alle Comunali?

Il Movimento 5 Stelle nel 2013, 2018, e immagino anche nel 2022, all’indomani delle Politiche ha sempre sventolato la bandierina del Comune di Foggia, poi i risultati alle Amministrative sono sempre stati enormemente inferiori. Il centrodestra, nella città di Foggia, deve prendere a dialogare tra le forze che oggi lo rappresentano e deve riaprire necessariamente un dialogo con la città. Questa è una priorità del centrodestra.

In questa campagna elettorale ha puntato sul sistema produttivo e, in particolare, sull’agricoltura e sulla Capitanata granaio d’Italia. Quali sono le prime battaglie che si ripropone di portare in Parlamento?

Ci sono alcune cose che secondo me diventano imprescindibili: innanzitutto, sostenere l’agricoltura per quanto riguarda la transizione energetica, cioè favorire il sistema delle rinnovabili in agricoltura, quindi incentivarlo quanto più possibile, quantomeno per un abbattimento dei costi di produzione. Con l’aggiunta, nei limiti del possibile, di andare ad elidere i vincoli della Pac, che determinano una diminuzione della superficie agricola disponibile. Creare un sistema di agevolazioni fiscali proprio per l’agricoltura. Così come anche sviluppare una seria riforma di quella che è la legge sul caporalato. Ci sono alcuni interventi che vanno fatti immediatamente, perché non creare le condizioni per il rilancio dell’agricoltura in generale, come sistema Paese, significa lasciare in sofferenza la prima economia reale della provincia di Foggia. Allo stesso modo, ho sostenuto che questa provincia, ma più in generale l’Italia, abbia bisogno di una nuova normativa che riguardi le Zes per la logistica. La provincia di Foggia, per le sue caratteristiche, deve necessariamente diventare un centro di logistica primario, non tanto per la regione Puglia, quanto per l’intero Meridione. La logistica produce occupazione, il trasporto su ferro è la prima forma di transizione energetica. Questi sono stati i temi che ho sviluppato in campagna elettorale e che, devo dire la verità, hanno incontrato il favore non soltanto degli agricoltori o delle associazioni di categoria, ma anche di altri imprenditori che operano con grande sacrificio nella nostra provincia.

E quindi questi sono gli impegni che porta con sé a Roma?

Questo è ciò che ho assunto come impegno, nero su bianco. Poi mi ripropongo di recuperare la riforma della geografia giudiziaria. C’è un disegno di legge che già avanzò Fratelli d’Italia tempo addietro. Recuperare alcuni uffici giudiziari della provincia di Foggia significa anche creare le condizioni perché si rispettino i tempi dettati dal Pnrr. Non si può scaricare tutto sul tribunale di Foggia, così come utilizzare delle strutture che già ci sono consente una velocizzazione. Non si può andare avanti così. Quella riforma operata da Monti era assolutamente inutile dal punto di vista economico e dannosa, mancante di una prospettiva e fatta evidentemente da professori che aveva dimenticato totalmente cosa fosse un tribunale.

Questa vittoria è un’iniezione di fiducia per un partito che in questi ultimi anni è stato travolto anche dalle inchieste giudiziarie? Può far rinascere un partito oggi commissariato?

Fratelli d’Italia ha vinto le elezioni. Quando si vince le responsabilità sono doppie, perché è facile incontrare sulla propria strada persone che vogliono salire sul carro dei vincitori. Fratelli d’Italia ha avviato al proprio interno un serio percorso anche di ricostruzione ed è indispensabile che oggi il partito prenda una forma ancor più completa per poter affrontare le prossime elezioni e, soprattutto, l’attività politica che i parlamentari, io e Anna Maria Fallucchi, dovranno poi riversare sul territorio. La fase commissariale c’è stata, e abbiamo affrontato ogni singola competizione anche con discreti successi. Certo, non sono andate bene le Amministrative, ma non sono andate bene per il centrodestra. Alla fine abbiamo confermato la nostra capacità di presentare le liste, di avere un dialogo con gli elettori. Alle ultime Provinciali siamo stati l’unico partito che ha presentato il proprio simbolo, al netto di quello che è successo al Pd. Non ci siamo mai nascosti dietro a niente. Oggi dobbiamo affrontare le sfide amministrative, ma dobbiamo anche darci una organizzazione interna che sia confacente al ruolo di partito che guida la Nazione.  

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