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Giovedì, 25 Aprile 2024
Elezioni Politiche 2022

Gatta l'imbattibile, l'uomo di Forza Italia che ha sconfitto Conte e Piemontese: "Ho vinto nel collegio più difficile"

Ha sconfitto Marrazzo e Piemontese in 21 comuni su 25 del collegio uninominale del Gargano. L'intervista a Giandiego Gatta, vincitore del collegio uninominale alla Camera Cerignola-Manfredonia-Gargano

Coronato il sogno della Regione, si compie quello che gli piace pensare sia un disegno divino ma, oltre alla provvidenza, sono la bellezza di 49.799 segni di matita ad assegnare un posto nell’emiciclo di Montecitorio al manfredoniano Giandiego Gatta. Nel 2018, 39.536 voti non erano bastati davanti allo tsunami a Cinquestelle e ad avere la meglio era stato Antonio Tasso. E questa volta, un’altra marea gialla proprio non se l’aspettava.

Ha vinto in 21 comuni su 25 del collegio uninominale del Gargano. Quasi dappertutto, se non fosse per Monte Sant’Angelo, città di Raffaele Piemontese, dove è arrivato terzo; Carpino, dove ha perso contro il vicepresidente della Regione Puglia per 55 voti; San Giovanni Rotondo, feudo di Conte, e San Marco in Lamis, dove ha perso per poco più di 350 voti di distacco da Fabrizio Marrazzo. Per la cronaca, ha vinto anche a Vieste, guidata da Giuseppe Nobiletti, che in Consiglio comunale si era lasciato andare ad un endorsement per Raffaele Piemontese e aveva definito “un imbucato delle processioni” il diretto concorrente.

Gentleman della politica, il consigliere regionale di Forza Italia Giandiego Gatta, oggi deputato, ha condotto una campagna elettorale lontana dai social e dall'odio. “Sono stato fatto oggetto di veleni. Io non ho avvelenato i pozzi. C’è stato chi ha cercato di farlo, qualche amministratore pubblico, che mi ha dileggiato, mi ha offeso, ma io, non curante, sono andato avanti per la mia strada, anche perché l’elettorato, che è tutt’altro che sciocco, ha poi ripagato nel segreto delle cabine elettorali gli autori di questo scempio delle regole di bon ton istituzionale. Questo sta a significare che, alla fine, chi avvelena i pozzi muore avvelenato”.

A vittoria acquisita, cosa ha provato?

Gioia, soddisfazione e consapevolezza di assumermi un fardello pesante ma, nello stesso tempo, estremamente onorato del mandato fiduciario che mi è stato conferito da circa 50mila elettori, da consigliere regionale di minoranza, che significa non gestire il potere, non fare clientele, non elargire denari pubblici per assecondare o compiacere questo o quel sindaco e farsi amici nelle amministrazioni. Sono giorni in cui non ancora riesco a realizzare la portata del consenso che ho avuto. Questo mi ha responsabilizzato tantissimo, più di quanto già non lo fossi, e mi ha onorato. La molla che ha spinto gli elettori a votarmi è stata determinata dalla fiducia, dalla simpatia, dalla consapevolezza della mia coerenza. Credo di essere uno dei pochi a non aver mai cambiato partito, me lo riconoscono anche gli avversari politici intellettualmente onesti.

Pensava di doversela vedere con Marrazzo?

Francamente, non pensavo che avrebbe avuto i consensi di cui alla fine si è reso destinatario. Non per lui, perché Marrazzo non lo conosce nessuno, è stato Conte che ha tirato, tant’è che su diverse schede hanno trovato scritto 'Conte', la gente era convinta di votare per lui e invece votava per Marrazzo. Forse ero nel collegio più difficile della Puglia: avevo da una parte il vice presidente della Giunta regionale, dall’altra Conte che ha il suo quartier generale in provincia di Foggia, in particolar modo a San Giovanni Rotondo. Poi, alla fine, ho quasi doppiato il vice di Emiliano ed ho vinto notevolmente anche su Marrazzo.

Ci si aspettava, per l’appunto, un testa a testa con il vice presidente della Regione Puglia. Però, strada facendo, durate la campagna elettorale, si è accorto che qualcosa stava andando storto per il Pd?

Me ne sono accorto perché ho visto i volti preoccupati e il nervosismo nelle parole e nei comportamenti di taluni amministratori di convinta fede emilianista. Le loro reazioni scomposte, i loro interventi a gamba tesa, i loro dileggi, la loro linea poco istituzionale di profilo estremamente basso, mi hanno indotto a ritenere che fossero in grandissima difficoltà. E poi mi rendevo conto che attorno a me c’era tantissimo entusiasmo, in qualunque paese andassi trovavo tanta gente che non avevo mai visto che mi veniva a stringere la mano. È stato bellissimo. Ho conosciuto tanta gente nuova, esattamente come nel 2010, quando stravinsi le Regionali e fui il più suffragato in tutta la provincia di Foggia, in tutti i partiti, conseguendo, all’epoca, oltre 14mila voti. Il clima che respiravo era lo stesso. Da una parte, quindi, questi visi crucciati, preoccupati e nervosi dei sostenitori del mio antagonista, dall’altra l’entusiasmo che cresceva, mi inducevano a ritenere che, insomma, il vento fosse a nostro favore.

Il vento era già a vostro favore.

Il vento era sicuramente a nostro favore, però, se poi il candidato non ci mette il suo valore aggiunto si può perdere, vedasi quello che è successo nel collegio di Foggia. Questo sta a significare che la scelta del candidato non è superflua, non è ininfluente. La scelta del candidato è fondamentale per vincere qualunque tipo di competizione elettorale.

A noi è parso ci sia stato un momento in cui il suo nome stava per sfumare in favore della candidatura del sindaco di Apricena Antonio Potenza. Oggi possiamo sapere cosa è successo davvero?

Non lo so. So soltanto che il partito mi ha chiamato il sabato sera e lunedì scadeva il termine per la presentazione delle liste. Alle 23 ho ricevuto la telefonata e dovevo correre a Roma per firmare. Sono partito alle 3 di notte per sottoscrivere la mia candidatura nell’uninominale. Cosa sia realmente successo non lo so. Credo che tranne i leader nazionali siano stati tutti un po’ sulle spine, alla luce soprattutto del ridimensionamento drastico del numero dei parlamentari. Era normale che non fosse facile essere candidati.

La sua vittoria apre le porte a Napoleone Cera in Consiglio regionale che ha contribuito al risultato.

Ha fatto una campagna elettorale pancia a terra. D’altra parte, chi al posto suo non lo avrebbe fatto? A parti inverse, lo avrei fatto anch’io. Ha lavorato sodo e i risultati sono arrivati.

Nel suo collegio ha trascinato Forza Italia al 15%. Se il partito è ‘vivo e vegeto’ in provincia di Foggia, come si dice in questi casi, è merito suo?

È merito mio e di quelli che insieme a me hanno lavorato, da Raffaele di Mauro, coordinatore provinciale, a tutto il direttivo, a tutti i coordinatori e dirigenti dei vari circoli. Hanno lavorato tutti. Infatti, abbiamo vinto quasi dappertutto e hanno lavorato bene anche in quei paesi dove avevamo dei grandi problemi e abbiamo tenuto le posizioni, come si dice in gergo guerresco.

È il secondo collegio più forte in Puglia dopo quello di Andria. A questo punto il partito provinciale non dovrebbe forse contare un po’ di più anche a livello regionale?

Adesso c’è prima l’insediamento delle nuove Camere, poi discuteremo di tutto. A bocce ferme, procederemo ad una rivisitazione degli assetti del partito. Io ci sarò, perché voglio collaborare, non mi trasferirò a Roma, tornerò il fine settimana qui e mi dedicherò alla vita di partito, alla riorganizzazione dei circoli, alla crescita del mio partito e dell’intero centrodestra. Ho un ruolo che intendo far valere, anche perché non voglio deludere le aspettative di chi ha creduto in me. Non soltanto dei cittadini, ma anche dei militanti.

Potenza deve rimanere?

Se vuole rimanere ne sarò ultrafelice. Però, è un ragionamento che deve fare innanzitutto a se stesso, perché deve convincersi di ciò che è meglio fare per lui e per chi lo segue. Poi, se vorrà rimanere non sarò certamente io a dirgli di no. Mi farebbe piacere. Io sono un inclusivo e non è un caso che abbia inanellato sempre una serie di successi. Odio le conventio ad excludendum. È chiaro, però, che ci sono delle regole che bisogna rispettare e le dovevamo rispettare tutti, ad iniziare da me. Essere uomini di partito significa rispettare delle regole, molte delle quali scritte, altre non scritte. Per me, c’è posto per tutti.

Cosa si ripromette per questa legislatura?

Di profondere il massimo impegno. Ci sono tante aspettative sul mio conto. Ho un carico di responsabilità enorme e vi garantisco che lo sento davvero sulle spalle. Ho tanta voglia di fare. Vorrei avere lo stesso entusiasmo che ho avuto nell’espletamento del mio mandato da consigliere regionale. È stata un’esperienza che ricorderò per tutta la vita. La Regione mi ha insegnato tanto: in 12 anni ho imparato tutto ciò che si poteva imparare, anche in termini di rapporti umani e tra colleghi, leggi, regolamenti, poi sono stato vice presidente per un quinquennio e consigliere e segretario per quest’ultimo biennio. L’ufficio di presidenza è la cabina di regia del Consiglio regionale, e quindi ho imparato le dinamiche, i meccanismi. Credo che non faticherò molto ad imparare i nuovi meccanismi delle aule parlamentari. Mi prefiggo di dare il mio contributo alla Capitanata e alla Puglia intera.

Era un sogno entrare in Parlamento?

Era un sogno quello di entrare in Consiglio regionale, perché volevo andarmi a sedere là dove era stato seduto mio padre. L’ho sognato per tutta la vita, da ragazzino, perché mio padre era ed è il mio faro, adesso non c’è più, ma continua ad essere accanto a me. Ricordo con emozione il primo giorno, quando mi andai ad insediare al palazzo di via Capruzzi, dove all’epoca era allocato il Consiglio regionale, e ricordo il viso di mio padre quando mi andai a sedere, ed è una cosa che mi commuove ancora. È la persona a cui devo tutto: la mia educazione, il mio garbo, il mio intuito, i valori che mi ha insegnato. Devo tutto a mio padre e a mia madre. Non è mai stato un mio sogno diventare onorevole della Repubblica italiana, mi ci sono trovato, diciamo che forse Dio ha costruito questo ulteriore progetto per me, mentre alla Regione ci volevo proprio andare, quello era il mio grande sogno. Adesso si è realizzato questo progetto: le circostanze, il destino, Dio - io sono credente e mi piace nominare più Dio che il destino -, ha realizzato questo nuovo percorso per me, e intendo onorarlo.

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