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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Il Gargano si riprende Palazzo Dogana, il centrodestra continua a litigare

Le Provinciali mettono zizzania: strali avvelenati tra Fratelli d'Italia e Lega. Il centrosinistra si gode la vittoria

A distanza di quasi 30 anni, la presidenza della Provincia di Foggia tocca al Gargano. Per trovare un inquilino di Palazzo Dogana della Montagna del Sole bisogna torna indietro fino agli anni Novanta: l’ultimo è stato Teodoro Moretti di Rodi Garganico, dal 1991 al 1994. Dieci anni prima, alla guida dell’ente c’era proprio un viestano, Michele Protano, dal 1981 al 1980. Altri tempi, in cui il Consiglio provinciale si eleggeva a suffragio universale e la carica di consigliere era incompatibile con quella di sindaco o assessore di un comune della provincia, poi i consiglieri eleggevano il presidente della Giunta provinciale.

Oggi, il complicato meccanismo del voto ponderato della legge Delrio consegna le redini al sindaco di Vieste, Giuseppe Nobiletti, nonostante 328 amministratori abbiano votato per lui e 336 per l’uscente Nicola Gatta. In una sola fascia il vincitore ha battuto il suo principale competitor, vale a dire la stessa del suo comune, quella tra i 10.001 e i 30mila abitanti, che comprendeva Apricena, Monte Sant’Angelo, Orta Nova, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, San Nicandro Garganico, Torremaggiore e Vieste.

Il neo presidente, al di là dei sistemi elettorali, ha subito instaurato una ‘connessione sentimentale’ con i cittadini, dedicando la sua elezione alla mamma sui social. A novembre, era stato profetico il sindaco di San Marco in Lamis, Michele Merla, che aveva messo il dito sulla cartina indicando il Promontorio, quando ancora impazzava il toto nomi. “Il presidente della Provincia dovrebbe essere un garganico”, disse a nome di un territorio che rivendicava rappresentanza. Ed eccolo accontentato.

La componente garganica è preponderante anche nell’attuale Consiglio provinciale, eletto un anno fa, mentre dei Monti Dauni resta solo la porta, Lucera. Ora si apre la partita delle deleghe e la ‘maggioranza’ si è ribaltata: è ‘Insieme per la Capitanata’ il gruppo che coagula le forze che hanno sostenuto la candidatura di Nobiletti.

Nelle ore immediatamente successive allo scrutinio, puntuale, è partita la caccia alle streghe, rimestando nelle fasce. Nicola Gatta si aspettava di più dai Monti Dauni (“risposta scarna e al di sotto delle aspettative”) ma, soprattutto, resta dell’opinione che la spaccatura del centrodestra sia stata determinante per la vittoria di Giuseppe Nobiletti. Si narra che qualche voto del cosiddetto centrodestra identitario al fotofinish sia stato dirottato sul candidato del centrosinistra, per andare sul sicuro.

Gli strascichi nel centrodestra potrebbero durare a lungo. Fratelli d’Italia definisce le anime di quel centrodestra identitario, sarebbe a dire Lega, i dissidenti di Forza Italia Antonio Potenza, sindaco di Apricena, Paolo Dell’Erba, consigliere regionale, e il sindaco di Manfredonia Gianni Rotice, “elementi marginali del centrodestra”. A parlare all’unisono sono il commissario provinciale Galeazzo Bignami, i parlamentari Giandonato La Salandra e Annamaria Fallucchi, e il consigliere regionale Giannicola De Leonardis. Sono perfettamente consapevoli, del resto lo dicono i numeri, che il risultato è “frutto anche di un consenso esterno al centrodestra” che Nicola Gatta ha saputo attrarre. E sono persuasi che questa sia la strada da seguire anche per le Comunali di Foggia, vale a dire l’apertura al civismo.

Il consigliere regionale di Forza Italia, Napoleone Cera, individua un solo vincitore: “gli intrighi e i giochi di potere”. Il consigliere provinciale Rino Pezzano esprime rammarico per “la scarsa lungimiranza dimostrata da quei partiti che, per ragioni che non mi interessa qui scandagliare, hanno inteso mettere la Capitanata in coda ai loro interessi”.

La Lega non si scompone più di tanto e non si pente della sua scelta. Il segretario provinciale Daniele Cusmai risponde per le rime a Fratelli d’Italia: “Numeri alla mano, è evidente infatti che neanche il movimentismo di autorevoli parlamentari e ministri di centrodestra abbia riscosso appeal sui territori, a conferma che i personalismi non pagano e che i territori non sono casse da battere solo nei momenti elettorali piuttosto luoghi e persone di cui occuparsi quotidianamente e con cui costruire percorsi e scelte comuni. Fa specie, pertanto, sentirli sermoneggiare di ‘ruolo marginale della Lega’, unica forza di coalizione a poter vantare oggi un risultato politico chiaro e incontrovertibile, nettamente di centrodestra, frutto di un lavoro di squadra non già calato dall'alto ma fatto in sinergia con gli amministratori di questa provincia, come norma ed etica politica impongono”. I salviniani sentono di aver giocato “una partita pulita e coerente, facendo una scelta anche sofferta ma che anteponesse alla volontà impositiva di sole due seppur autorevoli persone, che poco però aveva di politico, i valori identitari del centrodestra”.

“Soprattutto – aggiunge il segretario Daniele Cusmai - abbiamo giocato in maniera trasparente, mettendo sul tavolo oggi un peso specifico chiaro e intellegibile laddove altri, invece, hanno preferito dissimularlo celandosi dietro voti di altrui paternità e di altra estrazione politico-partitica, portando nondimeno alla causa un bottino davvero risibile”. Agli alleati suggerisce di “avere maggiore rispetto nei confronti di questi territori, evitando mistificazioni e letture politiche volutamente distorte, e di riflettere sulla imprescindibilità dell'unità per vincere”. Spende due parole anche per Raffaele Piemontese e le se dichiarazioni, consigliandogli di “badare al gravoso impegno a cui il centrosinistra è stato chiamato piuttosto che cedere allo sterile chiacchiericcio delle ultime settimane”.

Il centrosinistra, manco a dirlo, è in visibilio, ma non si aspettava un tale “tasso di sofferenza” per raggiungere il risultato, come ha ammesso anche il consigliere regionale Paolo Campo. E persino tra i vincitori serpeggia la stessa riflessione che anima l’opinione pubblica: “È tempo che i cittadini tornino a decidere con il proprio voto chi debba governare le Province – afferma il consigliere Dem - oggi diventate il teatro di accordi e scontri politici che poco o nulla interessano alle comunità amministrate”.

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